Tratto da Il Fatto Quotidiano
Fonti fossili: la Chiesa scozzese esce dal business dell’estrazione. E ora tocca a Bill Gates
La Chiesa scozzese “United Reformed Church of Scotland” è una piccola congregazione con 60,000 membri attivi. Come tutte le associazioni ha un fondo di investimenti, di cui circa il 4% erano in azioni di gas, petrolio e carbone, fra cui quote in Shell e Total. In questi giorni delle festività pasquali hanno annunciato che smetteranno di investire sulle fonti fossili per un totale di 70,000 sterline. Il reverendo John Humphreys, rappresentante della chiesa di Scozia ha detto che spera che anche altre chiese nel mondo, grandi e piccole facciano la stessa cosa e che possano prendere iniziative etiche man mano che il pericolo dei cambiamenti climatici cresce.
L’esempio della chiesa di Scozia può sembrare poco, ma questa congregazione è solo una delle 220 associazioni che hanno aderito all’idea di ‘disinvestire’ dalle fonti fossili come promosso da 350.org nel 2010. Ci sono università, fondi pensione e agenzie filantropiche. Gli scozzesi hanno risposto alla proposta del World Council of Churches, organismo che raccoglie 345 denominazioni di matrice cristiana, in rappresentanza di circa 500 milioni di persone e che già nel 2014 aveva chiesto ai propri membri di non investire più in fonti fossili. La più numerosa Chiesa d’Inghilterra sta valutando la stessa proposta, mentre alcune diocesi, fra cui quelle di Birmingham e di Oxford hanno già ratificato l’abbandono di petrolio e carbone.
Qualche giorno fa è arrivato anche l’impegno della Syracuse University il cui fondo di $1,2 miliardi di dollari sarà interamente fossil-free. Ma il regalo più bello arriva da The Guardian Media Group: anche questo un colosso di 1,2 miliardi di dollari che saranno tutti fuori dal petrolio. Il direttore del giornale, Alan Rusbridger, ha detto:
“Quello che è nato come un ruscelletto, è ora un fiume in piena e presto sarà torrenziale.
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