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11 luglio 2015

Naomi Klein: «L’economia climatica ha a che fare con la morale e l’etica»

Tratto da greenreport

Naomi Klein: «L’economia climatica ha a che fare con la morale e l’etica»
L’intervento al Convegno “Le persone e il pianeta al primo posto: l’imperativo di cambiare rotta”
[10 luglio 2015]
Naomi Klain
Grazie. È un onore essere qui oggi e specialmente condividere questa tribuna con il card. Peter Turkson che ha fatto così tanto per condurci a questo momento storico.
Papa Francesco all’inizio della sua enciclica Laudato Si’ scrive che questa non è un insegnamento rivolto al mondo cattolico ma a «ogni persona che vive su questo pianeta». ...
«Non siamo Dio» dichiara l’enciclica. Tutti gli esseri umani lo sanno. Ma circa 400 anni fa, vertiginose scoperte scientifiche hanno fatto pensare a qualcuno che l’umanità fosse sul punto di sapere tutto ciò che c’era da sapere sulla Terra e che quindi fosse “maestra e padrona” della natura, come Cartesio ha mirabilmente detto. Questo, dicevano, è ciò che Dio ha sempre voluto.
Questa teoria si è mantenuta in vita per molto tempo. Ma scoperte scientifiche più recenti ci hanno rivelato qualcosa di molto diverso. Perché mentre bruciavamo sempre più combustibili fossili – convinti che le nostre navi container e i nostri jumbo jet avessero livellato il mondo, che noi fossimo dei – i gas a effetto serra si stavano accumulando nell’atmosfera trattenendo incessantemente calore.
E ora siamo posti di fronte alla realtà: non siamo mai stati né maestri né padroni e stiamo scatenando forze naturali di gran lunga più potenti delle nostre macchine più ingegnose. Possiamo salvarci, ma solo se abbandoniamo il mito del dominio e del possesso e impariamo a lavorare con la natura, rispettando la sua intrinseca capacità di rinnovamento e rigenerazione.
E questo ci conduce al cuore del messaggio dell’interconnessione al centro dell’enciclica. Ciò che il cambiamento climatico ribadisce – per quella minoranza dell’umanità che lo avesse dimenticato – è che non esiste un rapporto a senso unico di puro dominio nella natura. Come scrive papa Francesco, «niente di questo mondo ci risulta indifferente».
Per coloro che vedono l’interconnessione come una degradazione cosmica, questo è troppo da sopportare. E così – incoraggiati attivamente dagli attori politici sostenuti dalle compagnie di combustibili fossili – scelgono di negare la scienza.
Ma questo sta cambiando, come cambia il clima. E cambierà ancora di più con questa enciclica.......

.......In un mondo in cui il profitto è costantemente messo al primo posto, prima delle persone e del pianeta, l’economia climatica ha a che fare con la morale e l’etica. Perché se concordiamo nel dire che mettere in pericolo la vita sulla Terra è una crisi morale, allora è nostro dovere agire.
Questo non significa scommettere sui cicli di espansione e frenata del mercato nel futuro. Significa politiche che regolino direttamente quanto carbonio può essere estratto dalla terra. Significa politiche che ci portino al 100% di energie rinnovabili in 20-30 anni, non entro la fine del secolo. E significa condivisione di risorse comuni – come l’atmosfera – sulla base della giustizia e dell’equità, non che i vincitori si prendono tutto.
Ecco perché un nuovo tipo di movimento per il clima sta rapidamente emergendo. Esso è basato sulla verità più coraggiosa espressa nell’enciclica: che il nostro attuale sistema economico sta alimentando la crisi climatica e ci impedisce di prendere i provvedimenti necessari per contrastarla. Un movimento fondato sulla consapevolezza che se non vogliamo che il cambiamento climatico ci sfugga di mano, allora dobbiamo cambiare il sistema......
Questa crescente consapevolezza è alla base delle sorprendenti e improbabili alleanze cui stiamo assistendo. Come, per esempio, me in Vaticano. Come sindacati, indigeni, gruppi di fedeli e ambientalisti che lavorano a stretto contatto insieme come mai prima.
All’interno di queste coalizioni non siamo d’accordo su tutto – neanche per idea! – ma ci rendiamo conto che la posta in gioco è così alta, il tempo così poco e l’impegno così grande che non possiamo lasciare che queste differenze ci dividano. Quando 400 mila persone hanno marciato per la giustizia climatica a New York nel settembre scorso, lo slogan era “Per cambiare tutto, abbiamo bisogno di tutti”.
Tutti significa anche i leader politici, naturalmente. Ma avendo partecipato a molti incontri con i movimenti sociali in vista della Cop21 di Parigi, posso dire questo: non possiamo sopportare un altro fallimento presentato come un successo ai media, per poi vedere, a distanza di una settimana, quegli stessi politici tornare a estrarre petrolio nella regione artica, a costruire più autostrade e a fare nuovi accordi commerciali che rendono più difficile regolare chi inquina.
Se non si riesce a ottenere una immediata riduzione delle emissioni provvedendo a reali e sostanziali aiuti per i Paesi poveri, allora lo si dovrà presentare come un fallimento. Quale sarebbe.
Ciò che dobbiamo sempre ricordare è che non è troppo tardi per invertire la rotta – quella che ci sta portando verso un aumento di 4 gradi centigradi. È ancora possibile limitare il riscaldamento entro la soglia del grado e mezzo se facciamo di questo obiettivo la nostra priorità collettiva.......


Oggi abbiamo solo due strade davanti a noi: una difficile ma giusta e l’altra facile ma riprovevole.
Ai nostri cosiddetti leader che stanno preparando i loro impegni per la Cop21 di Parigi, imbellettando un altro pidocchioso accordo, voglio dire questo: leggete l’enciclica di papa Francesco, non il suo sommario ma tutta.
Leggetela e lasciate che pervada i vostri cuori. Il dolore per ciò che abbiamo già perso e la celebrazione di ciò che possiamo ancora proteggere e aiutare a prosperare.
Ascoltate, poi, le voci delle centinaia di migliaia di persone che durante il summit percorreranno le strade di Parigi e di tante città del mondo.
Questa volta diranno qualcosa di più di “dobbiamo agire”. Diranno: stiamo già agendo. Siamo la soluzione: con le nostre richieste che le istituzioni disinvestano dalle compagnie di combustibili fossili e investano invece in attività che riducano le emissioni. Coi nostri metodi di coltivazione ecologica, che fanno meno affidamento sui combustibili fossili, fornendo cibo sano e lavoro. Con i nostri progetti di energia rinnovabile controllati a livello locale, che stanno riducendo le emissioni, abbassando i costi e definendo l’accesso all’energia come un diritto. Con la nostra richiesta di mezzi pubblici affidabili e convenienti, se non gratuiti, che farebbero sì che lasciassimo le nostre automobili che inquinano le nostre città, congestionano le nostre vite, ci isolano gli uni dagli altri. Con la nostra insistenza senza compromessi sul fatto che non ci si può definire leader climatici mentre si aprono strade per nuove trivellazioni, fracking e miniere negli oceani o sulla terra. Con la nostra convinzione che non ci si può definire democrazie se si è legati a multinazionali inquinanti.
Ovunque sul pianeta, il movimento per la giustizia climatica sta dicendo: guardate il bellissimo mondo che sta al di qua di queste politiche coraggiose, i cui semi stanno già dando frutti che chiunque abbia voglia di guardare può vedere.
Smettete di fare del difficile il nemico del possibile. E unitevi a noi per rendere il possibile reale.
Naomi Klein

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