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04 gennaio 2016

Telenord: La Liguria alla prova del piano energetico.


Tratto da Telenord.it
 La Liguria alla prova del piano energetico.

La crisi climatica e ambientale consegna anche alla Regione Liguria un compito prioritario: l’approvazione del Piano energetico ambientale, che sia anche un Piano di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici

Alle spalle abbiamo una storia fallimentare. 
Il Piano del 2003 stabiliva l’obbiettivo di produrre il 7% di energia con le fonti rinnovabili nel 2010. In realtà si passò solamente al 5,3%. Nel 2012 il Governo assegnò alla Liguria l’obbiettivo di raggiungere il 14,1% entro il 2020. Ma la Regione di Burlando si limitò ad approvare il nuovo Piano in Giunta, senza portarlo in Consiglio. Il Piano proponeva sia l’obbiettivo assegnato sulle rinnovabili sia una maggiore efficienza e una riduzione dei consumi, ma non affrontava né il tema delle fonti fossili, carbone in primis, né quello della mobilità. Ora tocca a Toti: saprà varare una vera politica di conversione ecologica dell’economia ligure, coerente con le decisioni di Parigi sul clima?
Basterebbe rifarsi, per esempio, all’esperienza della regione francese Nord-Pas-de-Calais. Il Piano prevede di rispettare ogni anno obbiettivi precisi, sotto il coordinamento dell’assessorato “alla terza rivoluzione industriale”, di cui è consulente Jeremy Rifkin: una quota in più di energia rinnovabile, di case efficienti, di nuove modalità di trasporto, di materiali recuperati, di reti intelligenti, di terra sottratta all’edificazione. 
In primo luogo, dopo il tributo pagato dalla Liguria alla produzione con il carbone, va decisa una linea di “decarbonizzazione”, che passa dalla chiusura, già decisa, delle centrali di Genova e Spezia (ma quest’ultima, prima della dismissione, non può continuare ad andare a carbone) e dalla conversione della centrale di Vado. L’occupazione dei lavoratori di questi impianti si garantisce solo introducendo produzioni pulite e innovative. In secondo luogo, per ciò che riguarda la mobilità (un terzo dei consumi energetici regionali), bisogna prendere atto che il modello fondato sulla motorizzazione individuale non è più sostenibile. La soluzione è la condivisione del veicolo, resa possibile dalle nuove tecnologie: car-sharing, car-pooling, trasporto a domanda (taxi collettivo), distribuzione condivisa delle merci (city logistic), modalità che hanno tutte bisogno per diffondersi di un’integrazione intermodale con il trasporto pubblico di massa lungo le “linee di forza”, cioè le principali, della mobilità.

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