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13 aprile 2016

La bancarotta del carbone

 Tratto da National geographic

La bancarotta del carbone

Il fallimento dell'americana Peabody Energy, la più grande compagnia privata del settore, potrebbe segnare l'irreversibile declino del combustibile più "sporco" del mondo

energia,cambiamento climatico,stati uniti
La miniera Kayenta, nella riserva Navajo di Black Mesa, in Arizona, è di proprietà della compagnia Peabody, appena fallita.

Peabody Energy, la più grande compagnia privata del mondo nel settore del carbone, ha dichiarato fallimento e chiesto l'applicazione del cosiddetto Chapter 11, una sorta di amministrazione controllata prevista dalla legge statunitense che permette la ristrutturazione delle compagnie in crisi. Potrebbe essere un ulteriore segnale del progressivo abbandono del carbone in favore di fonti di energia più pulite e sostenibili.

Nel dicembre scorso, al termine della Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, quasi 200 paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni dei gas serra, principale causa del riscaldamento globale di origine antropica. Tra le fonti di energia, il carbone è la più inquinante: la sua combustione nelle centrali elettriche libera nell'atmosfera anidride carbonica in misura doppia rispetto a quella del gas naturale, oltre a numerose altre sostanze associate a migliaia di casi di asma e persino di morti premature solo negli Stati Uniti. 

Dal punto di vista economico, inoltre, il carbone deve fronteggiare la concorrenza di altre fonti i cui prezzi stannodiventando sempre più competitivi: gas naturale in primo luogo, ma anche eolico e solare.
Le tendenze di mercato per il carbone "si sono volte decisamente al brutto negli ultimi mesi, contrariamente a molte previsioni ottimistiche", dice Tim Buckley dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis, un centro di ricerca dedicato all'energia sostenibile....

Nel frattempo continuano a scendere i prezzi delle energie alternative, grazie alla crescita della domanda stimolata dagli accordi di Parigi e dalla maggiore consapevolezza dei costi sociali e sanitari del carbone. "Peabody sta andando a rotoli perché non ha voluto adattarsi ai tempi", commenta Jenny Marienau dell'organizzazione ambientalista 350.org. Il fallimento della ditta, sostiene, "è il primo segnale della fine dell'era dei combustibili fossili".
Forse però è un po' troppo presto per dirlo......

Tuttavia, il fallimento di Peabody Energy è un simbolo di una tendenza che secondo Buckley è ormai incontrovertibile. L'industria del carbone, sostiene lo studioso, è in crisi per una ragione puramente economica, anche se i suoi responsabili si sono sempre rifiutati di riconoscerlo. "Nulla fa pensare che la domanda di carbone tornerà a crescere", conclude. Se anche Peabody riuscirà a sopravvivere alla ristrutturazione, "dovrà confrontarsi con un mercato molto più ristretto".


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Rinnovabili nel mondo, potenza aumentata di un terzo negli ultimi cinque anni

L'Agenzia per le energie rinnovabili ha pubblicato le statistiche delle nuove installazioni a fonti rinnovabili. Nel 2015 la potenza da rinnovabili è aumentata di 152 GW, il più alto tasso di crescita annuale mai registrato. A fine 2015 la potenza da fonti pulite a livello globale era di 1.985 GW.
«Lo sviluppo delle energie rinnovabili prosegue a ritmo sostenuto in tutto il mondo, anche in un periodo di bassi prezzi del petrolio e del gas - ha affermato il direttore generale di IRENA Adnan Z. Amin -. Questa crescita molto consistente e il record di286 miliardi di dollari di investimenti in rinnovabili nel 2015 inviano un forte segnale agli investitori e ai decisori politici.
L'energia rinnovabile è ora l'opzione preferita per la nuova potenza di generazione elettrica in tutto il mondo».

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