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21 giugno 2016

Arpa Marche :Aborto spontaneo e inquinamento: uno studio conferma l’esistenza di criticità

Tratto da Inchiostro Verde 

Aborto spontaneo e inquinamento: uno studio conferma l’esistenza di criticità


Esiste un rapporto tra gli aborti spontanei e l’inquinamento da particolato sottile (PM2,5)? La questione viene trattata in uno studio condotto da Arpa Marche – Dipartimento di Ancona – Servizio Epidemiologia Ambientale. Tale studio, pubblicato nei giorni scorsi e datato maggio 2016, si è proposto di descrivere la distribuzione e l’andamento temporale dell’evento sanitario ‘aborto spontaneo’ nei comuni della regione Marche e, più nello specifico, di effettuare valutazioni analitiche sul rapporto della sua incidenza con la qualità stimata dell’aria outdoor attraverso la concentrazione del particolato sottile (PM2,5). La relazione è composta da ben 52 pagine, ma il succo è contenuto in questo paragrafo:
“I risultati dell’analisi multivariata mostrano un’associazione statisticamente significativa con la classe di età 35-49 anni, la cittadinanza, i precedenti aborti e l’esposizione al particolato sottile. In particolare un’esposizione a PM2,5 compresa tra 10 e 14 µg/m3 incrementa il rischio di aborto spontaneo del 9% mentre un’esposizione a PM2,5 superiore a 14 lo incrementa del 13%; valutando l’incremento unitario del PM2,5 si evidenzia un trend positivo del rischio di aborto con un valore p di 0,0332. I risultati sono stati confermati anche senza considerare il fattore di correzione dell’indice di deprivazione socio-economica”.
In precedenza l’argomento era stato trattato dal dottor Agostino Di Ciaula (medico Isde) e dal dottor Massimo Bilancia in uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Environmental Health Research nel febbraio 2015. “Si dimostra  per la prima volta una relazione tra alcuni inquinanti atmosferici (particolato e ozono) e insorgenza di aborti spontanei, anche per concentrazioni abbondantemente sotto i limiti di legge – aveva commentato Di Ciaula – l’analisi parte dalla situazione di alcune tra le più critiche città pugliesi (Barletta, Taranto, Brindisi) conferma che i limiti di legge sono solo un inutile artificio teorico. A farne le spese, in questo caso, bambini mai nati. Ridurre le emissioni inquinanti sarebbe un importante strumento di prevenzione primaria”. (leggi qui)
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Il rapporto tra inquinamento atmosferico e l’aborto spontaneo 
Solo da pochi anni sono comparse le prime osservazioni sul possibile rapporto causale tra l’inquinamento atmosferico e l’abortività spontanea. Riguardo tale associazione, nello studio di Ciaula et al.  è stato stimato un aumento del tasso medio mensile di abortività spontanea pari a 19,7% e a 33,6% per incrementi di 10 μg/m3 rispettivamente di PM10 e Ozono (14).....
Conclusioni
La fase descrittiva del presente studio ha avuto come obiettivo quello di segnalare eventuali anomalie del fenomeno abortivo che si manifestano in determinate aree geografiche della Regione. Le analisi multivariate della fase analitica dello studio, hanno portato all’individuazione di alcune associazioni causali tra l’abortività spontanea e i fattori di rischio indagati, tra i quali trova un ruolo determinante il particolato atmosferico.
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