Tratto da Il Fatto Quotidiano
Brindisi, Enel condannata a risarcire 59 contadini: polvere di carbone sui loro raccolti. Nove mesi a due manager
A Cerano uva, carciofi, angurie insudiciate a tal punto da diventare invendibili. Dopo una lunga battaglia legale, il tribunale ha condannato due manager dell'azienda elettrica, altri due prescritti.
Ora c’è una condanna a confermare quello che per anni hanno sostenuto gli abitanti della zona: le tonnellate di carbone stoccate a cielo aperto nella centrale Enel di Brindisi si disperdevano sui raccolti di decine di contadini e sulle loro case. Uva, carciofi, angurie insudiciate a tal punto da diventare invendibili. E anche quando non c’era il nero sui frutti e sulle foglie, si sono lamentati a lungo gli agricoltori, bastava dire ‘Cerano’, contrada a sud del capoluogo pugliese, perché quei raccolti non venissero considerati appetibili nei mercati. Tanto da chiamare in causa il colosso dell’energia, che per anni non ha posto rimedio.
Nove mesi a due dirigenti – Ci ha pensato il tribunale, dopo una lunga battaglia in aula iniziata nel 2012 al termine di due anni di indagine condotta dal pm della procura brindisina Giuseppe De Nozza. I contadini, ha stabilito il giudice monocratico Francesco Cacucci, avevano ragione: ha così condannato a 9 mesi i manager Calogero Sanfilippo e Antonino Ascione, che ora con Enel Produzione, in veste di responsabile civile, dovranno risarcire 59 contadini danneggiati.Continua a leggere su Il Fatto Quotidiano
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