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15 novembre 2016

CAMBIAMENTI CLIAMATICI: La dichiarazione congiunta del gruppo High Ambition Coalition Ministers.

Tratto da Greenreport

Messaggio a Trump da Marrakech: «L’azione climatica è nell’interesse di tutte le nazioni»


La dichiarazione congiunta del gruppo High Ambition Coalition Ministers. Firma anche l’Ue
......dalla 22esima Conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change in corso a Marrakesh, in Marocco, partiva uno stringato messaggio, una specie di appello e avvertimento,  lanciato dal gruppo High Ambition Coalition Ministers.
Infatti, nella dichiarazione congiunta dei ministri  si legge: «L’accordo di Parigi segna un punto di svolta verso un mondo più prospero e stabile. Agire sui cambiamenti climatici è nell’interesse nazionale di tutti noi: è un bene per il nostro ambiente, un bene per le nostre economie, è un bene per la nostra sicurezza climatica. Il nostro impegno di essere leader climatici  resta fermo, come il nostro impegno a lavorare con l’intera comunità internazionale, inclusi gli Stati Uniti, per affrontare una delle più grandi sfide del nostro tempo».
La High Ambition Coalition Ministers  è una coalizione di 35 Paesi che si sono impegnati per severe politiche sui cambiamenti climatici. Il gruppo è  nato nel 2015 alla Cop21 Unfccc di Parigi ed  è composta da Stati insuari del Pacifico, da governi africani e caraibici, dagli Stati membri dell’Ue,  Messico, Canada, Brasile e, almeno fino a che non si insedierà Donald Trump, dagli Stati Uniti d’America. E’ stata questa grande alleanza di Paesi sviluppati e in via di sviluppo a rendere possibile l’Accordo di Parigi, ma pochi credevano che sarebbe sopravvissuta alla conclusione della Cop21, evidentemente il pericolo Trump l’ha fatta risorgere prima al summit di Kigali per la revisione del Protocollo di Montreal ed ora alla Cop22 Unfccc di Marrakech.
La dichiarazione è stata firmata da  ministri di tutto il mondo e di diversi orientamenti politici, dal Commissario Ue e dai Paesi meno sviluppati:  Mattlan Zackhras, ministro alla presidenza della Repubblica delle Isole Marshall;  Miguel Arias Cañete, commissario per l’azione per il clima ed energia dell’Unione Europea;  Ségolène Royal, ministro dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile ed energia della Francia;  Pa Ousman Jarju, ministro dell’ambiente e cambiamenti climatici del Gambia;  Barbara Hendricks, ministro della conservazione dell’ambiente e della natura della  Germania;  Rafael Pacchiano Alamán, segretario per le risorse ambientali e naturali del Messico;  Hakima El Haite, ministro delegato all’ambiente del Marocco; Vidar Helgesen, ministro del clima e ambiente, della Norvegia; Gale TC Rigobert, ministro per lo sviluppo sostenibile di Saint  Lucia;  Isabella Lövin, vice primo ministro per lo sviluppo internazionale e il  clima della Svezia;  Kamal Uddin Ahmed, segretario permanente del ministero dell’ambiente e delle foreste del Bangladesh;  Tosi Mpanu-Mpanu, presidente dei Least Developed Countries.
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Il cambiamento climatico bussa dunque già pesantemente alle nostre porte e lo farà sempre di più, dato che l’area del Mediterraneo risulta tra le più esposte. Quel che è certo è che, da qui a fine anno, le temperature medie globali sono destinate ad arrivare a +1,2 °C rispetto all’era pre-industriale, ovvero a un passo rispetto a quanto stabilito dall’Accordo di Parigi: ovvero limitare il riscaldamento globale entro i +2 °C, e fare tutto il possibile per restare a +1,5 °C. Tutto il possibile ma, evidentemente, non ancora abbastanza. E per individuare i responsabili non occorre arrivare fino al presidente Usa: l’incremento di temperatura nel nostro Paese è già più grave della media mondiale, ma anche in Italia le emissioni di gas serra sono tornate a crescere.Leggi tutto

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