
Milano, 17 luglio 2017 -
Danno ambientale, legittima norma nazionale più severa dell'Ue
(Francesco Petrucci)
Non è contraria ai principi della direttiva 2004/35/Ue sul danno ambientale una norma di uno Stato membro che preveda una responsabilità "rafforzata", più severa di quella europea
Lo ha disposto la Corte di Giustizia Ue nella sentenza 13 luglio 2017, causa C-129/16 su un inquinamento causato da incenerimento illecito di rifiuti. In risposta alla questione pregiudiziale posta da un Giudice ungherese la Corte Ue ha chiarito la rispondenza ai principi della direttiva 2004/35/Ue in materia di danno ambientale della legge ungherese in materia. Per i Giudici, l'articolo 16 della direttiva 2004/35/Ue autorizza gli Stati membri a disporre misure di tutela "rafforzata" in materia di danno ambientale, come quella della legge in questione che identifica, oltre agli utilizzatori dei fondi su cui è stato generato l'inquinamento illecito, un'altra categoria di persone solidamente responsabili del danno, ossia i proprietari di detti fondi, senza che occorra accertare l'esistenza di un nesso di causalità tra la condotta dei proprietari e il danno constatato.
La normativa ungherese prevede che i proprietari di beni immobili per evitare di essere ritenuti solidalmente responsabili, debbano sorvegliare il comportamento degli utilizzatori dei loro beni e segnalarli all'Autorità competente in caso di danno ambientale o minaccia di tale danno. Tale principio, come quello della connessa prevista sanzione per inadempimento, sono in linea con la direttiva 2004/35/Ue rafforzandone il regime di responsabilità.
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