La Corte Costituzionale boccia il decreto Ilva del 2015 che aveva consentito di proseguire l’attività degli stabilimenti, malgrado l’autorità giudiziaria ne avesse disposto il sequestro per reati relativi alla sicurezza dei lavoratori. L’averlo definito sito interesse strategico nazionale non basta più. Nella sentenza n. 58 depositata venerdì mattina, (relatrice Marta Cartabia) si dichiarano illegittimi sia l’articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92 sia gli articoli 1, comma 2, e 21-octies della legge 6 agosto 2015, n. 132. Il nodo della incolumità dei lavoratori torna così al pettine. E la sentenza apre il varco a possibili altri ricorsi su questo fronte....
Una battaglia che farà ora con armi più affilate, «nel nome delle vittime e dei cittadini di Taranto che devono vedere rispettato il loro diritto inviolabile alla salute e alla vita”.
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Una battaglia che farà ora con armi più affilate, «nel nome delle vittime e dei cittadini di Taranto che devono vedere rispettato il loro diritto inviolabile alla salute e alla vita”.
Le valutazioni dei giudici
Ma il bilanciamento tra i diritti di prosecuzione dell’attività d’impresa in siti di interesse strategico con altri fondamentali previsti dalla Costituzione, in questo caso la sicurezza sul lavoro dei dipendenti, non è stato ritenuto sufficiente, come era accaduto in una sentenza del 2013. Pertanto hanno dichiarato illegittima la norma.....
Il governatore Emiliano: «Farò altri ricorsi alla Consulta»
L’ex pm del sequestro: «Un segnale forte: ora fare qualcosa»
«E’ un segnale importante. Brutto o bello, a seconda di come lo si voglia guardare. Da quando sequestrammo quell’impianto sono passati sei anni, ma mi pare che non sia cambiato molto. E con questa sentenza la Corte Costituzionale dice: è ora che l’Ilva venga risanata. Perché tra le norme di prevenzione dei rischi sul lavoro ci sono anche quelle che tutelano la salute dei lavoratori», commenta Franco Sebastio, ex procuratore di Taranto all’epoca del sequestro. «Noi, dopo aver implorato a febbraio la commissione interparlamentare di non lasciare a noi la decisione, fummo costretti, proprio da queste norme a chiedere di bloccare la facoltà d’uso dell’impianto. Venne restituito. Ma a patto che “in tempi ragionevoli” venisse fatta un’azione risanatoria. Cos’è stato fatto d allora? La posa della prima pietra della copertura dei parchi minerari. Un’opera che se davvero venisse realizzata si vedrebbe dalla Calabria e non risolverebbe il problema della sicurezza e della salute degli operai: all’interno aumenterebbe radioattività e polveri. La verità è che va rivoluzionato l’impianto».
Esprime la «soddisfazione dei cittadini pugliesi», il presidente della Regione, Michele Emiliano per la bocciatura del «decreto legge del governo Renzi che impediva ai magistrati di bloccare gli impianti industriali pericolosi per la vita degli operai in nome delle esigenze produttive». Ricorda Alessandro Morricella, «operaio Ilva morto a causa dei difetti e della scarsa manutenzione degli impianti del siderurgico tarantino». Rimarca di aver tentato «in ogni modo di chiedere al Governo di non emettere quel decreto», che definisce «primo terreno di scontro sull’Ilva e sulla prosecuzione della tecnica dei decreti per soffocare il diritto alla sicurezza e alla salute dei cittadini tarantini». E auspica che la Consulta esamini « tutti gli altri decreti che consentono all’Ilva ed ai suoi gestori di continuare a inquinare senza pagare risarcimenti e senza rispondere ai giudici». Se necessario, annuncia, faremo valere l’incostituzionalità di fronte al Tar anche dell’inutile decorso dei termini dell’Aia e la loro proroga nel Dpcm che aggiudicava la fabbrica al nuovo acquirente». Una battaglia che farà ora con armi più affilate, «nel nome delle vittime e dei cittadini di Taranto che devono vedere rispettato il loro diritto inviolabile alla salute e alla vita”.
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Allegati
- Testo integrale sentenza (76 Kb - Formato pdf)ConsultaCorte Costituzionale sentenza 58 del 2018 su ILVA
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