Tratto da Energiaoltre
Perché i cambiamenti climatici fanno paura alle Banche centrali
Presto potrebbero essere ideati e realizzati degli “stress test” per le banche con l’obiettivo di verificare gli impatti del riscaldamento globale e della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio per le istituzioni finanziarie
I governatori delle banche centrali di Regno Unito, Francia e Paesi Bassi, stanno valutando la possibilità di rafforzare la vigilanza regolamentare per affrontare i rischi per il sistema finanziario legati al clima, compresa la possibilità di effettuare degli “stress test” alle banche.
PERICOLI DA CAMBIAMENTI CLIMATICI E DA UNA BRUSCA TRANSIZIONE VERSO UN’ECONOMIA A BASSE EMISSIONI DI CARBONIO
Parlando ad una riunione delle autorità di vigilanza finanziaria ad Amsterdam, rivela il Financial Times, il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ha avvertito degli “impatti catastrofici” che possono avere i cambiamenti climatici e i pericoli che potrebbero derivare da una brusca transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. François Villeroy de Galhau, capo della banca centrale francese, nel corso della stessa riunione, ha esercitato a sua volta pressioni per rendere obbligatoria la divulgazione dei rischi climatici per le attività di banche e assicuratori dell’Unione europea, le penalizzazioni legate agli investimenti in attività ad elevate emissioni e gli stress test riguardanti le emissioni di carbonio per tutte le istituzioni finanziarie; una misura che non avrebbe precedenti nel settore bancario.
METTERE IL SISTEMA FINANZIARIO IN CONDIZIONE DI ADATTARSI ALL’EVOLVERSI DELLE POLITICHE CLIMATICHE
“Ciò di cui avremo bisogno sono stress test lungimiranti che valutino l’interazione globale tra cambiamento climatico, attivi e passivi – ha dichiarato Villeroy de Galhau a FT -. Questa quindi è la nostra prima sfida tecnica: come possiamo elaborare un legame tra scenari climatici e scenari economici?”. I banchieri centrali, pur non concordando sulle specifiche tecniche di ciò che si dovrebbe fare, hanno accettato il fatto che la regolamentazione è necessaria per adattarsi ai rischi posti dal cambiamento climatico. “Una volta che il cambiamento climatico diventa un pericolo chiaro e presente per la stabilità finanziaria, potrebbe essere già troppo tardi – ha ammesso Carney –. La nostra responsabilità è quella di lavorare in modo tale da mettere il sistema finanziario nel suo complesso in condizione di adattarsi in modo fluido, efficace e ordinato all’evolversi delle politiche climatiche”.
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Il carbone deve morire
POSTED BY: SARA SILANO
L’Europa ha ancora molta strada da percorrere per raggiungere un modello di sviluppo economico più attento all’ambiente e alla sostenibilità. In particolare, l’Unione si è posta tre obiettivi ambiziosi in tema di cambiamento climatico entro il 2030: la riduzione del 40% delle emissioni di gas serra rispetto agli anni Novanta, almeno il 27% dei consumi energetici derivanti da fonti rinnovabili e non meno del 30% di risparmio di energia in situazioni normali.
Secondo la Banca europea per gli investimenti, per centrare i target servono 270 miliardi di euro in più ogni anno rispetto a quelli già stanziati per intervenire nei settori dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti e dei trasporti.
Fonte: BEI
Il Piano di azione della Commissione europeaCon oltre 100 mila miliardi di euro di asset, il settore finanziario può dare un contributo significativo. Va in questa direzione la pubblicazione, lo scorso 8 marzo, dell’Action Plan della Commissione europea, che cerca di indirizzare alcuni aspetti fondamentali tra cui l’affidabilità delle informazioni, la gestione dei rischi degli investimenti legati al clima, all’ambiente e più in generale, alla sostenibilità, l’inclusione dei criteri ESG nei doveri fiduciari degli istituzionali e l’incremento della trasparenza da parte delle imprese sulle attività di responsabilità sociale.
L’inquinamento e il surriscaldamento del globo sono tra le sfide più urgenti e le centrali a carbone ne rappresentano una delle principali cause. In Europa, secondo il movimento Europe beyond coal, ci sono ancora 287 impianti di questo tipo e i più pericolosi sono in Germania e Polonia. Sempre più governi, tuttavia, hanno detto di volerli chiudere entro i prossimi anni. L’Italia ha indicato come obiettivo il 2025, mentre la Francia, con il presidente Emmanuel Macron vorrebbe anticipare al 2021-22.
Nel corso del 2017, hanno annunciato la transizione verso un business coal free anche diverse imprese, energetiche e finanziarie, tra cui l’italiana Enel, che ha dichiarato nell’assemblea annuale che entro 10-15 anni non avrà più impianti di questo tipo. ....
Cambiano i consumi energeticiSe nel breve, saranno ancora i combustibili fossili a coprire gran parte della domanda mondiale di energia, a lungo andare la situazione è destinata a cambiare radicalmente. La transizione verso le rinnovabili non è un fenomeno degli ultimi anni: dal 1990 ad oggi, il consumo delle cosiddette energie pulite è cresciuto del 1.200% contro il 78% del gas e il 37% del petrolio.
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