Tratto da Minambiente
AMBIENTE, LE LINEE PROGRAMMATICHE DEL MINISTRO DELL'AMBIENTE SERGIO COSTA
Caro Presidente, Cari Senatori,
vi ringrazio per l’opportunità che mi date nel presentare le linee programmatiche del mio Ministero.
Gli impegni e gli obiettivi del lavoro che ho iniziato subito dopo il giuramento seguiranno, nel massimo rispetto, il contratto di governo e le indicazioni che il Parlamento vorrà darmi, nel corso del mio mandato, mediante gli strumenti di indirizzo politico previsti dai regolamenti.
I temi ambientali, è evidente, rappresentano la maggiore sfida che si pone all’uomo che guarda al futuro. Dalle scelte e dai comportamenti di ogni singola persona, di ciascuno di noi cittadini, guidati dalle regole istituzionalizzate nell’ordinamento, dipende il sottile equilibrio tra uomo e ambiente, necessario a salvaguardare la vita di tutti e la sopravvivenza delle prossime generazioni.
Nel mio mandato voglio dare mola rilevanza proprio a questo:
- a sensibilizzare i cittadini sull’importanza di collaborare tra di loro e con le istituzioni affinché il loro presente e il futuro dei loro figli si aprano alle tematiche verdi, non solo come sfida culturale ma anche come opportunità sociale ed economica.
Affrontare le grandi sfide poste dalla comunità globale è un dovere che ritengo dobbiamo tutti insieme assumerci nei confronti dei più giovani, affinché possano ereditare un mondo più sostenibile e culturalmente più ricettivo alle necessità dell’ambiente.
Dobbiamo avere il coraggio di agire ora, di scegliere oggi per evitare di scaricare sui nostri figli i costi del non-intervento.
La nostra deve essere una scelta ultima e non procrastinabile, dai cui effetti dipende il futuro del pianeta: un dovere intergenerazionale ci impone oggi di scegliere, di collaborare con tutti gli attori della comunità internazionale e di farlo senza alcuna esitazione su tematiche complesse, come:
- l’inquinamento e i cambiamenti climatici. Il clima è un bene comune la cui necessità di preservazione ha importanti implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, su cui è necessario sensibilizzare tutti i cittadini. I Paesi sottoscrittori della Convenzione Quadro sulla Lotta ai Cambiamenti Climatici con l’Accordo di Parigi hanno concordato limitazioni volontarie alle emissioni globali di gas per limitare al di sotto dei 2° l’aumento della temperatura, un contributo fattuale per la riduzione degli inquinanti nell’atmosfera che avrà bisogno di essere rafforzato con obiettivi più ambiziosi e vincolanti;
- la questione della desertificazione e dell’esaurimento delle risorse naturali, soprattutto dell’acqua. Le stime per il futuro elaborate dal segretariato della Convenzione per la Lotta alla Desertificazione ci dicono che più di un quarto delle terre del pianeta è minacciato da degrado, desertificazione e siccità. Secondo i dati pubblicati ieri dall’ISPRA, sulla base del monitoraggio operato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, in relazione alle variazioni climatiche in Italia degli ultimi decenni, il 2017 è stato il secondo anno più secco dal 1961. In questo contesto, l’accesso all’acqua, sia per uso domestico sia per fini produttivi, rappresenta un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani ed è nostro dovere garantirlo a tutti i livelli di governo e decisione;
- la perdita di biodiversità, rispetto alla quale operano gli strumenti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica, è un fenomeno che ci impone uno sforzo collettivo per impedire l’impoverimento degli ecosistemi terrestri e marini a causa dell’intervento umano, troppo spesso indiscriminato. L’IUCN, l’Unione mondiale per la conservazione della natura, ha stimato per il nostro Paese una perdita di specie pari allo 0,5% annuo, con il 20% a rischio estinzione. Le specie animali e vegetali vanno difese e protette in quanto rappresentano risorse inestimabili non solo per l’alimentazione, l’agricoltura o la cura di malattie, ma, soprattutto, in termini culturali;
- lo sviluppo sostenibile, obiettivo complesso, articolato a livello internazionale dalle Nazioni Unite nei 17 Obiettivi per lo sviluppo dell’Agenda 2030, ha come fine ultimo quello di sostenere la lotta alle ineguaglianze verso uno sviluppo sociale ed economico più duraturo e capace di assicurare a tutti un mondo più vivibile, sensibile alle problematiche ambientali, funzionale a costruire società pacifiche e inclusive.
Il dialogo e l’accordo di tutti gli attori in campo a livello mondiale è una necessità per contribuire nel migliore dei modi ad affrontare queste sfide, promuovendo politiche di efficienza delle risorse e che si basano su una prospettiva virtuosa di promozione dei principi ambientali e di moltiplicazione delle occasioni di crescita per il sistema Paese. D’altronde, come ha affermato Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, “l’umanità è un popolo che abita una casa comune. Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente, fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi. L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune”.
Si tratta di sfide che l’Italia non può affrontare da sola ma deve saper porre e negoziare in primo luogo in ambito di Unione Europea. Solo se saremo forti e chiari in Europa nel porre le questioni ambientali, potremmo pensare di esserlo a livello mondiale.
Ed è per questo che già durante l’ultimo Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea, tenutosi lo scorso 25 giugno a Lussemburgo, ho voluto porre l’attenzione di tutti i colleghi e dei Commissari europei competenti sulla necessità di essere più ambiziosi su tali sfide guardando al futuro.
Pensare verde, ragionare sulle questioni quotidiane in termini di impatto e rilevanza ambientale vuol dire:
- proteggere i diritti e la dignità delle persone, come ho sottolineato nel dibattito sulla direttiva sull’acqua pubblica, per difendere l’inviolabile necessità di accesso all’acqua, la cui natura di bene comune è già stata sancita in Italia dal referendum del 2011,
- offrire nuove opportunità di sviluppo sociale ed economico alle comunità e soprattutto ai giovani, e riguardo a questo ho ribadito la necessità di accelerare la transizione verso industrie verdi e sostenibili, come nel caso del dibattito sulle emissioni legate al trasporto leggero su cui la proposta italiana è stata quella di incrementare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto al 40% al 2030, imponendone l’abbattimento del 15% al 2025 e fissando un termine ulteriore al 2035.
Sarà nostro dovere lavorare per migliorare nel prossimo futuro i risultati finora raggiunti, continuare a innescare e favorire processi virtuosi di sviluppo economico sostenibile, basati soprattutto su innovazione, start up e impresa giovanile, anche nelle isole minori, nei piccoli comuni e nelle aree di montagna e collina alta, ricche di risorse naturali e culturali che, nonostante ciò, rimangono gravate da ritardo di sviluppo, spopolamento e invecchiamento della popolazione, con conseguente degrado ambientale e fenomeni di dissesto.
Per questo chiederemo anche in sede europea, come previsto dal contratto di governo, che siano rispettati i limiti indicati dal principio di sostenibilità:
- per una risorsa rinnovabile (suoli, acqua, foreste), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella di rigenerazione;
- per una risorsa non rinnovabile la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella con la quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile (ad esempio: investire parte dei profitti per l’adozione di tecnologie produttive con risorse rinnovabili).
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