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16 aprile 2019

Centrali a carbone, un abisso finanziario. Il 42%degli impianti non conviene già più .....



Tratto da Valori

Centrali a carbone, un abisso finanziario. Il 42% non conviene già più

Dalla chiusura degli impianti deriverebbero centinaia
 di miliardi di risparmi per Cina, Europa, USA e Russia.
 In Italia forti le resistenze dei produttori
Di Corrado Fontana
Investireste ancora sul carbone? Anche se sapeste che già oggi
 il 42% della stragrande maggioranza delle centrali al mondo 
non è più conveniente dal punto di vista economico? E se scopriste anche che questa percentuale salirà al 72% nel 2040?
 Molto probabilmente no.
Ma se aveste ancora qualche velleità di scommettere il vostro patrimonio sulla fonte fossile di energia acclaratamente più inquinante e dannosa per l’ambiente, nonché la più efficace
 nel favorire il cambiamento climatico, almeno non fatelo in
Europa, Cina, India, Australia, Sudafrica e Stati Uniti. Perché in
 queste regioni un nuovo impianto a carbone è già meno
conveniente rispetto a quelli che sfruttano le fonti rinnovabili.

GRAFICO quando le rinnovabili saranno più economiche delle centrali a carbone – fonte rapporto Carbon Tracker, novembre 2018

Questi sono alcuni dei principali elementi su cui si basa il de profundis pronunciato sulla convenienza finanziaria del 
carbone. La sentenza è riassunta nei numeri usciti col rapporto Spegnere il carbone: viaggio nei rischi economici
 e finanziari degli ultimi anni dell’energia dal carbone
 realizzato da Carbon Trackerthink tank finanziario indipendente,
 che effettua analisi approfondite sull’impatto della transizione energetica sui mercati dei capitali e sul potenziale investimento
 in combustibili fossili ad alto costo e ad alta intensità di carbonio.

Abbandono del carbone: 88 mld di risparmio in Europa, più del         quadruplo in Cina

Lo studio di Carbon Tracker ha riguardato complessivamente
 6.685 impianti a carbone nel mondo, che rappresenterebbero
 circa il 95% (1.900 GW) della capacità operativa globale e il 90%
 (220 GW) della capacità in costruzione. Ai risultati è dedicato un portale interattivo, che permette di valutare la situazione Paese
per Paese. E stima i costi di gestione, redditività lorda, competitività relativa, periodo di abbandono (il cosiddetto phase-out) e rischi finanziari. Tutte informazioni esaminate e valutate all’interno di
uno scenario in cui l’aumento delle temperature del pianeta non
 abbia superato i temuti 2°C rispetto all’epoca pre-industriale.
 La soglia di sicurezza inserita nell’Accordo di Parigi sul clima.
Secondo la ricerca, le principali economie del mondo avrebbero
 solo da guadagnare da un phase-out del carbone più rapido
 possibile. Evitando o riducendo così il crollo di profittabilità
dei propri impianti e le perdite finanziarie conseguenti: ovvero
 ben 389 miliardi di dollari per la Cina, quasi 90 miliardi per
 l’Unione europea, 78 miliardi per gli USA di Donald Trump, notoriamente amico del carbone, e 20 miliardi per la Russia.


GRAFICO la percentuale di centrali a carbone non più economicamente convenienti oggi, nel 2030 e 2040 – fonte rapporto Carbon Tracker, novembre 2018

Un’emorragia di risorse preziosissime che, peraltro, non tiene
conto dei costi altissimi connessi ai danni ambientali e sanitari,
 a fronte di una sempre maggiore economia generale mostrata
 delle rinnovabili. Se infatti, si legge nello studio, ad oggi è “solo”
il 35% della capacità a carbone installata che potrebbe avere un
 costo di esercizio superioreall’installazione di nuovi impianti
per le rinnovabili, questo valore potrà aumentare fino al 96%
 entro il 2030.....

Leggi qui l'articolo integrale
GRAFICO percentuale per Paese di centrali a carbone meno convenienti delle rinnovabili nel dal 2018 al 2030 – FONTE: rapporto Carbon Tracker, novembre 2018

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