Tratto da Valori
Centrali a carbone, un abisso finanziario. Il 42% non conviene già più
Dalla chiusura degli impianti deriverebbero centinaia
di miliardi di risparmi per Cina, Europa, USA e Russia.
In Italia forti le resistenze dei produttori
Di Corrado Fontanadi miliardi di risparmi per Cina, Europa, USA e Russia.
In Italia forti le resistenze dei produttori
Investireste ancora sul carbone? Anche se sapeste che già oggi
il 42% della stragrande maggioranza delle centrali al mondo
non è più conveniente dal punto di vista economico? E se scopriste anche che questa percentuale salirà al 72% nel 2040?
Molto probabilmente no.
il 42% della stragrande maggioranza delle centrali al mondo
non è più conveniente dal punto di vista economico? E se scopriste anche che questa percentuale salirà al 72% nel 2040?
Molto probabilmente no.
Ma se aveste ancora qualche velleità di scommettere il vostro patrimonio sulla fonte fossile di energia acclaratamente più inquinante e dannosa per l’ambiente, nonché la più efficace
nel favorire il cambiamento climatico, almeno non fatelo in
Europa, Cina, India, Australia, Sudafrica e Stati Uniti. Perché in
queste regioni un nuovo impianto a carbone è già meno
conveniente rispetto a quelli che sfruttano le fonti rinnovabili.
nel favorire il cambiamento climatico, almeno non fatelo in
Europa, Cina, India, Australia, Sudafrica e Stati Uniti. Perché in
queste regioni un nuovo impianto a carbone è già meno
conveniente rispetto a quelli che sfruttano le fonti rinnovabili.
Questi sono alcuni dei principali elementi su cui si basa il de profundis pronunciato sulla convenienza finanziaria del
carbone. La sentenza è riassunta nei numeri usciti col rapporto Spegnere il carbone: viaggio nei rischi economici
e finanziari degli ultimi anni dell’energia dal carbone
realizzato da Carbon Tracker, think tank finanziario indipendente,
che effettua analisi approfondite sull’impatto della transizione energetica sui mercati dei capitali e sul potenziale investimento
in combustibili fossili ad alto costo e ad alta intensità di carbonio.
carbone. La sentenza è riassunta nei numeri usciti col rapporto Spegnere il carbone: viaggio nei rischi economici
e finanziari degli ultimi anni dell’energia dal carbone
realizzato da Carbon Tracker, think tank finanziario indipendente,
che effettua analisi approfondite sull’impatto della transizione energetica sui mercati dei capitali e sul potenziale investimento
in combustibili fossili ad alto costo e ad alta intensità di carbonio.
Abbandono del carbone: 88 mld di risparmio in Europa, più del quadruplo in Cina
Lo studio di Carbon Tracker ha riguardato complessivamente
6.685 impianti a carbone nel mondo, che rappresenterebbero
circa il 95% (1.900 GW) della capacità operativa globale e il 90%
(220 GW) della capacità in costruzione. Ai risultati è dedicato un portale interattivo, che permette di valutare la situazione Paese
per Paese. E stima i costi di gestione, redditività lorda, competitività relativa, periodo di abbandono (il cosiddetto phase-out) e rischi finanziari. Tutte informazioni esaminate e valutate all’interno di
uno scenario in cui l’aumento delle temperature del pianeta non
abbia superato i temuti 2°C rispetto all’epoca pre-industriale.
La soglia di sicurezza inserita nell’Accordo di Parigi sul clima.
6.685 impianti a carbone nel mondo, che rappresenterebbero
circa il 95% (1.900 GW) della capacità operativa globale e il 90%
(220 GW) della capacità in costruzione. Ai risultati è dedicato un portale interattivo, che permette di valutare la situazione Paese
per Paese. E stima i costi di gestione, redditività lorda, competitività relativa, periodo di abbandono (il cosiddetto phase-out) e rischi finanziari. Tutte informazioni esaminate e valutate all’interno di
uno scenario in cui l’aumento delle temperature del pianeta non
abbia superato i temuti 2°C rispetto all’epoca pre-industriale.
La soglia di sicurezza inserita nell’Accordo di Parigi sul clima.
Secondo la ricerca, le principali economie del mondo avrebbero
solo da guadagnare da un phase-out del carbone più rapido
possibile. Evitando o riducendo così il crollo di profittabilità
dei propri impianti e le perdite finanziarie conseguenti: ovvero
ben 389 miliardi di dollari per la Cina, quasi 90 miliardi per
l’Unione europea, 78 miliardi per gli USA di Donald Trump, notoriamente amico del carbone, e 20 miliardi per la Russia.
solo da guadagnare da un phase-out del carbone più rapido
possibile. Evitando o riducendo così il crollo di profittabilità
dei propri impianti e le perdite finanziarie conseguenti: ovvero
ben 389 miliardi di dollari per la Cina, quasi 90 miliardi per
l’Unione europea, 78 miliardi per gli USA di Donald Trump, notoriamente amico del carbone, e 20 miliardi per la Russia.
Un’emorragia di risorse preziosissime che, peraltro, non tiene
conto dei costi altissimi connessi ai danni ambientali e sanitari,
a fronte di una sempre maggiore economia generale mostrata
delle rinnovabili. Se infatti, si legge nello studio, ad oggi è “solo”
il 35% della capacità a carbone installata che potrebbe avere un
costo di esercizio superioreall’installazione di nuovi impianti
per le rinnovabili, questo valore potrà aumentare fino al 96%
entro il 2030.....
conto dei costi altissimi connessi ai danni ambientali e sanitari,
a fronte di una sempre maggiore economia generale mostrata
delle rinnovabili. Se infatti, si legge nello studio, ad oggi è “solo”
il 35% della capacità a carbone installata che potrebbe avere un
costo di esercizio superioreall’installazione di nuovi impianti
per le rinnovabili, questo valore potrà aumentare fino al 96%
entro il 2030.....
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