Tratto da La Stampa
Il carbone esce dalla porta. E rientra dalla finestra?
Alla fine del 2017 il governo ha deciso di chiudere tutte le centrali a carbone presenti in Italia entro il 2025. Ma a sorpresa Enel, la più grande utility dell’energia elettrica nazionale, ha deciso di impugnare il provvedimento davanti al Tar
Re:Common – un’associazione che fa inchieste e campagne contro la corruzione e la distruzione dei territori in Italia, in Europa e nel mondo - è ben contenta che anche nel nostro paese, per merito delle mobilitazioni giovanili, si stia iniziando a parlare di più degli effetti dei cambiamenti climatici. Di fronte all’inerzia istituzionale, delle corporation e dei mercati finanziari che ci ha portato sull’orlo del baratro, c'è bisogno di una vera e propria “scossa al sistema”. Oramai è quasi finito lo spazio nel “bilancio del carbonio” del pianeta per bruciare i combustibili fossili, in primis il carbone killer del clima e della salute.
Alla fine del 2017 nella nuova strategia energetica nazionale il governo ha deciso di chiudere tutte le centrali a carbone su suolo italico entro il 2025. Finalmente qualche settimana fa il ministero dell’Ambiente ha emesso un provvedimento per aprire la revisione delle autorizzazioni integrate ambientali di molti impianti, al fine di stabilire così la loro data di chiusura. Ma a sorpresa Enel, la più grande utility dell’energia elettrica italiana, ha deciso di impugnare questo provvedimento davanti al Tar, perché sarebbe mancato un passaggio al ministero dello Sviluppo Economico.
È a dir poco singolare, per non dire ipocrita, che l’azienda che si è dotata per prima tra le utility europee di un obiettivo di decarbonizzazione al 2050 e a ogni occasione e pubblicità si mostra leader a livello mondiale nella sostenibilità, sia la prima – insieme alla Regione Sardegna – a opporsi all’unico decreto che ad oggi prova a rendere vincolante e legale l’uscita dell’Italia dal carbone. La strategia del 2017 non è stata infatti tramutata in legge e non è chiaro se il piano nazionale sul clima e l’energia, in discussione con Bruxelles, lo sarà.
.......... Ironia della sorte a firmare la determina è stato il dottor Giuseppe Lopresti, direttore generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali del ministero. Nell’inchiesta sulla centrale a carbone di Vado Ligure il dirigente fu intercettato mentre affermava compiaciuto di “fare una porcata”, concedendo deroghe alle norme ambientali alla società Tirreno Power, i cui manager oggi sono a processo a Savona per disastro ambientale e sanitario.
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