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01 ottobre 2019

Qualenergia :CNR: “Vivere vicino a una centrale a carbone aumenta il rischio di morte e malattia”

Tratto da Qualenergia                 
CNR: “Vivere vicino a una centrale a carbone aumenta il rischio di morte e malattia”

Daniela Patrucco

Uno studio Cnr-Ifc di Pisa ha valutato la relazione tra l’esposizione a inquinanti atmosferici emessi dalla centrale a carbone di Vado Ligure e il rischio di mortalità e ricovero in ospedale per cause tumorali e non tumorali.

Per i residenti intorno alla centrale a carbone di Vado Ligure ci sono stati forti eccessi di rischio di mortalità prematura e di ricovero ospedaliero, anche considerando le diverse fonti inquinanti cui sono stati esposti i cittadini.
Lo scrivono gli epidemiologi ambientali dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) di Pisa che hanno studiato l’impatto sanitario della centrale Tirreno Power di Vado Ligure (Savona) sulla popolazione residente dal 2001 al 2013 in 12 comuni intorno a Vado Ligure.
La centrale, avviata nel 1970 e alimentata a carbone, è rimasta in esercizio fino al 2014, quando la Procura della Repubblica di Savona ha fatto fermare gli impianti a carbone per “disastro ambientale doloso”.
Lo studio – che è stato pubblicato in questi giorni sulla rivista Science of the Total Environment – ha valutato la relazione tra l’esposizione a inquinanti atmosferici emessi dalla centrale e il rischio di mortalità e ricovero in ospedale per cause tumorali e non tumorali. L’esposizione alle emissioni è risultata associata a numerosi eccessi di mortalità e di ricovero in ospedale, in particolare per le malattie dei sistemi cardiovascolare e respiratorio.

La metodologia adottata
L’esposizione a biossido di zolfo (SO2) e ossidi di azoto (NOx) è stata stimata dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure (Arpal) mediante un modello di dispersione che ha considerato le emissioni da fonti industriali, portuali e stradali”, spiega Fabrizio Bianchi, coordinatore del gruppo.

“L’area è stata suddivisa in 4 classi di esposizione a inquinanti (diversi livelli con inquinamento di crescente intensità). La relazione tra effetti sulla salute ed esposizione a inquinamento atmosferico è stata studiata per uomini e donne, confrontando ciascuna delle tre categorie con maggiore concentrazione di inquinanti con quella a minore concentrazione, tenendo conto dell’età e della condizione socio-economica della popolazione (indice di deprivazione)”.
Per il periodo 2001-2013 sono state seguite 144.019 persone, identificate con l’indirizzo di residenza (schema delle metodologia).
Lo studio di coorte ha considerato il periodo di permanenza di un soggetto all’interno della coorte (anni persona) dall’inizio alla fine del follow-up o sotto-periodi per i nati, morti o, se residenti, immigranti o emigranti nel periodo.

“Nei 12 comuni considerati, nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti sono stati riscontrati eccessi di mortalità per tutte le cause (sia uomini che donne +49%) per malattie del sistema circolatorio (uomini +41%, donne +59%), dell’apparato respiratorio (uomini +90%, donne +62%), del sistema nervoso e degli organi di senso (uomini +34%, donne +38%) e per tumori del polmone tra gli uomini (+59%). L’analisi dei ricoveri in ospedale ha fornito risultati coerenti con quelli della mortalità”, prosegue Bianchi.

Gli autori concludono con l’auspicio che “si sposti con urgenza l’attenzione sulle valutazioni preventive degli impatti sulla salute, e quindi sulle fonti che si conoscono come maggiormente inquinanti, anziché valutare i danni alla salute già verificatisi a causa delle esposizioni”.

Inoltre confidano che “i risultati presentati possano stimolare decisioni a favore della riduzione dei livelli di esposizione riconosciuti dannosi per l’ambiente e la salute e della realizzazione di studi analitici e di programmi di sorveglianza adeguati.”

Le evidenze scientifiche pregresse
È noto che l’inquinamento atmosferico causi o incrementi un gran numero di malattie acute e croniche: in particolare – come riportato nello studio attingendo da evidenze scientifiche pregresse – il biossido di zolfo (SO2) è stato riconosciuto come un potente broncocostrittore sia in soggetti normali che asmatici e i livelli di picco giornalieri di SO2 derivanti dalle emissioni delle scorte di raffineria hanno aumentato il rischio di episodi di asma nei bambini.


L’esposizione a breve termine a SO2 è stata associata a un aumento del rischio di mortalità totale e respiratoria, a una diminuzione della variabilità della frequenza cardiaca e ad un aumentato rischio di ricoveri ospedalieri per ischemia e malattie cardiache.

Inoltre, l’esposizione a lungo termine a SO2, misurata come concentrazione media annuale, è stata correlata a un eccesso di mortalità cardio-respiratoria. Sono emerse anche prove limitate sull’associazione tra esposizione materna ad alte concentrazioni di SO2 e aumento della prevalenza di malattie cardiache congenite nella prole. Il biossido di azoto (NO2) è stato positivamente correlato con infezioni del tratto respiratorio e ricoveri ospedalieri per cause respiratorie inclusi asma nei bambini e rischio di mortalità generale. Continua la lettura su 
Qualenergia   

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