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19 febbraio 2020

Martedi 25 febbraio 2020 nuova udienza del processo nel quale sono a giudizio 26 manager di Tirreno Power.

 La  prossima  udienza  sara’ Martedi  25 febbraio  2020  .Per non dimenticare  ripubblichiamo alcuni post 


UNITI PER LA SALUTE.  Quando i cittadini si battono per la tutela dei loro diritti  nel solco dell’articolo 32 della Costituzione
La centrale di Vado Ligure – Quiliano funziona da oltre quarant’anni in un contesto densamente abitato, vicinissima a Savona, su un tratto di costa con insediamenti abitati ininterrotti. Nonostante sia un complesso di notevole potenza (due gruppi a carbone da 330 MW ciascuno ed un gruppo a gas da 760 MW) nel 2007 la centrale chiese un ulteriore potenziamento: ancora altro carbone (460 MW).
Questa incredibile richiesta trovò però l’opposizione di associazioni, di medici, comitati, partiti e cittadini e numerosi comuni del territorio, che evidenziavano i problemi che la letteratura medico-scientifica legava alla combustione del carbone sottolineando che la centrale era situata in pieno centro abitato.



Sul progetto di potenziamento l’Istituto Tumori di Genova in un documento a firma di Federico Valerio dichiarò Nella relazione presentata da Tirreno Power vi sono gravi lacune metodologiche che mettono in discussione le tranquillizzanti conclusioni del documento. In sintesi: errori ed omissioni nelle stime delle emissioni di polveri fini primarie e secondarie; sottostima delle emissioni di gas serra; sottovalutazione dei dati derivanti da studi su bioindicatori; errori metodologici sull’impatto sanitario”.
Opposizione al potenziamento, quindi, proprio perché originata da una maggior consapevolezza relativamente al danno ambientale e sanitario provocato dal carbone, documentato da studi scientifici internazionali, ma soprattutto da un Ente terzo e sicuramente super partes come l’Ordine dei Medici della Provincia di Savona che a proposito di quei gruppi a carbone, in un documento ufficiale parlò di minaccia reale e consistente per la salute e per la vita dei cittadini della provincia di Savona e ancora “….. nelle aree interessate dalle ricadute delle emissioni della centrale si osservano elevati tassi standardizzati di mortalità, rispetto alla media regionale e nazionale sia per tutte le cause, che per malattie neoplastiche, cardio e cerebrovascolari ...
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Un gruppo di cittadini del territorio nel 2007  si era costituito in associazione, dandosi per nome “Uniti per la salute”, a significare l’intento e l’impegno nella difesa e tutela della salute di tutti; iniziò un faticoso lavoro di studio e di ricerca  basato sull’approfondimento scientifico, sulla analisi dei vari documenti ufficiali e norme di legge, avvalendosi di studi medici e scientifici nazionali ed internazionali, compresi gli importantissimi documenti prodotti dall’Ordine dei Medici della Provincia di Savona....Continua qui

INTERVISTA ALL' AVVOCATO MATTEO CERUTI


Tratto da Recommon
Il 9 marzo 2019, il tribunale di Savona si e' espresso sull'accettazione delle parti civili al processo per disastro ambientale e sanitario che coinvolge i manager ed i direttori della società Tirreno Power (Engie e Sorgenia) dal 2000 fino al marzo 2014, quando i gruppi a carbone della centrale di Vado Ligure gestita dalla società furono sequestrati dalla Procura.
Tratto da Recommon 
Processo Vado Ligure - Intervista a Gianfranco Gervino d
31 gennaio 2019



Intervista a Gianfranco Gervino di Uniti per la Salute, in apertura del processo per disastro ambientale e sanitario contro i manager della Tirreno Power, che gestivano i gruppi a carbone della centrale di Vado Ligure. Intervista di Antonio Tricarico

Riportiamo il post del 17 dicembre 2019


Centrale a carbone di Vado Ligure: per il Cnr eccessi di mortalità nelle aree più esposte: Video

Centrale a carbone di Vado Ligure: per il Cnr eccessi di mortalità nelle aree più esposte           di Monica Panetto
Nell'area della centrale a carbone Tirreno Power a Vado Ligure – dismessa cinque anni fa – negli anni compresi tra il 2001 e il 2013, sono stati riscontrati eccessi di mortalità (+ 49%) nelle aree a maggiore esposizione a inquinamento atmosferico. È questo ciò che emerge da uno studio condotto da un gruppo di epidemiologi ambientali dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa che ha valutato la relazione tra esposizione ad inquinanti atmosferici e rischio di mortalità e ricovero in ospedale per cause tumorali e non tumorali. Il lavoro è stato pubblicato recentemente su Science of the Total Environment.
“L’esposizione a biossido di zolfo (SO2) e ossidi di azoto (NOx) è stata stimata dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure (Arpal) mediante un modello di dispersione, che ha considerato le emissioni da fonti industriali, portuali e stradali – spiega Fabrizio Bianchi, coordinatore del gruppo –. L’area è stata suddivisa in quattro classi di esposizione a inquinanti (diversi livelli con inquinamento di crescente intensità). La relazione tra effetti sulla salute ed esposizione a inquinamento atmosferico è stata studiata per uomini e donne, confrontando ciascuna delle tre categorie con maggiore concentrazione di inquinanti con quella a minore concentrazione, tenendo conto dell’età e della condizione socio-economica della popolazione (indice di deprivazione)”.
Gli scienziati hanno preso in esame la popolazione residente nei 13 anni considerati in 12 comuni dell’area, per un totale di 144.019 persone. Nelle aree a maggiore esposizione a inquinanti sono stati riscontrati eccessi di mortalità per malattie del sistema circolatorio (uomini +41%, donne +59%), dell’apparato respiratorio (uomini +90%, donne +62%), del sistema nervoso e degli organi di senso (uomini +34%, donne +38%) e per tumori del polmone tra gli uomini (+59%). L’analisi dei ricoveri in ospedale ha fornito risultati coerenti con quelli della mortalità.
Di tutto questo abbiamo parlato con Fabrizio Bianchi.  
Il ricercatore sottolinea l’importanza di programmi di sorveglianza adeguati e di una valutazione preventiva degli impatti sulla salute che possono avere le fonti che si conoscono come maggiormente inquinanti.  “Mentre a Vado Ligure le due sezioni a carbone sono state fermate nel 2014 - sottolinea -, molte altre centrali in Italia, in Europa e nel mondo continuano a funzionare. Nel nostro Paese si parla di un’uscita dal carbone nel 2025. Noi speriamo che questi risultati facciano riflettere sul fatto che prima si abbandona l’impiego del carbone e dei combustibili fossili e ci si avvia sulla strada delle risorse rinnovabili e meglio è per la salute su scala locale, regionale e nazionale. Senza contare tutto il discorso sui cambiamenti climatici”.

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