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11 febbraio 2020

Enfisema e funzione respiratoria dopo 20 anni di inquinamento

Tratto da Arpat

Enfisema e funzione respiratoria dopo 20 anni di inquinamento

05/02/2020 
Soltanto le concentrazioni ambientali di ozono e di ossidi d’azoto sono significativamente associate ad un aumento dei casi di enfisema o un peggioramento dello stesso, mentre è la presenza di ozono a peggiorare la funzione respiratoria
Enfisema e funzione respiratoria dopo 20 anni di inquinamento
Storicamente l’inquinamento dell’aria esterna è sempre stato associato a malattie polmonari e cardiovascolari. Ma nel contesto attuale, con quale incisività le concentrazioni dei più comuni inquinanti inalati a lungo termine provocano nello specifico enfisema polmonare e peggioramento della funzione respiratoria?
L’enfisema polmonare rientra nelle malattie broncopolmonari croniche, in cui il grado del conseguente deficit respiratorio si attua in modo irreversibile.
In un recente studio statunitense le percentuali di peggioramento in quasi vent’anni di osservazione sono significative.
Le sostanze prese in esame sono state l’ozono, le polveri sottili più fini (PM2.5), gli ossidi di azoto ed il black carbon.
Lo studio ha analizzato la casistica per ogni singolo inquinante, per poi confrontare i risultati finali.
La ricerca è stata effettuata dal 2000 al 2018 in popolazioni residenti in 6 aree metropolitane degli USA, 5780 soggetti osservati negli ultimi 10 anni attraverso TAC e misurazioni della funzione respiratoria (calcolo FEV1).
Nel corso di questo periodo la qualità dell’aria è cambiata, anche per effetto di politiche di salute ambientale: in particolare nel lavoro in questione erano diminuite le concentrazioni medie di PM2.5 e ossidi d’azoto.
Per questo motivo nelle conclusioni gli studiosi americani evidenziano che soltanto le concentrazioni ambientali di ozono e di ossidi d’azoto sono significativamente associate ad un aumento dei casi di enfisema o un peggioramento dello stesso, mentre è la presenza di ozono a peggiorare la funzione respiratoria.
Testo di Alessia Marcocci

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