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04 febbraio 2013

I Governi si interessano solo nella misura in cui i cittadini li obbligano ad interessarsi. Nulla cambia se non siamo noi i primi a cambiare.


Tratto da Comedonchisciotte
2012: L'ANNO IN CUI ABBIAMO FATTO DEL NOSTRO MEGLIO PER ABBANDONARE LA NATURA

DI GEORGE MONBIOT Le emissioni stanno aumentando, il ghiaccio si sta sciogliendo e nonostante ciò la risposta dei governi è fare finta che niente di tutto ciò stia accadendo

E' stato l'anno della vita a rischio. Nel 2012 i governi hanno voltato le spalle al pianeta vivente, dimostrando che nessun problema
cronico, per quanto grave, avrà la priorità su un qualsiasi interesse contingente, anche banale. Non credo che per il mondo naturale ci sia stato un anno peggiore di questo in tutta la seconda metà del secolo scorso.

Tre settimane prima che si toccasse il minimo assoluto, lo scioglimento del mare Artico ha superato il record precedente.


  E coloro che hanno il compito di proteggere noi ed il mondo in cui viviamo hanno fatto finta che nulla di tutto ciò stesse accadendo.

La loro indifferenza è stata distillata in una grandiosa alzata di spalle collettiva nel corso del Summit sulla Terra tenutosi in giugno. Si pensava che il primo summit, che aveva avuto luogo 20 anni prima, avrebbe inaugurato una nuova era di responsabilità nei confronti dell'ambiente. Da allora, grazie soprattutto all'aumento del potere nelle mani delle corporations e dei grandi capitalisti, il risultato ottenuto è la radice quadrata di nulla. Lungi dal mobilitarsi in questa direzione, nel 2012 i leaders di alcuni dei governi più potenti del mondo – gli Usa, il Regno Unito, la Germania e la Russia – non si sono nemmeno presi la briga di presentarsi.

 
....Nello momento stesso in cui la sottoscrivevano esprimendo il loro “profondo interesse” nei confronti delle crisi mondiali in aumento, i 190 paesi firmatari non hanno stabilito nessun nuovo traguardo, nessuna scadenza e nessun impegno, con una sola eccezione. Sedici volte hanno parlato di “crescita sostenuta”, espressione utilizzata interscambiabilmente con il suo esatto opposto, ovvero “sostenibilità”.

L'incontro sul clima tenutosi a Doha a fine anno ha prodotto un'analoga combinazione tra inconsistenza e contraddizione. I governi hanno cominciato ad ammettere, senza tuttavia dimostrarsi particolarmente preoccupati, che nel corso di questo secolo non sarà possibile rispettare l'obiettivo del non superamento dei 2 gradi centigradi di riscaldamento globale.
Addirittura ci stiamo già avviando verso il raggiungimento di una temperatura che oscilla tra i quattro ed i sei gradi. 
Per scongiurare il collasso climatico la combustione del carbone dovrebbe subire un brusco rallentamento.

 Niente di più lontano: l' Ente Internazionale dell'Energia riporta che l'utilizzo globale di combustibile ad alta concentrazione di carbone fossile è in aumento (quasi 200.000 tonnellate l'anno). Ciò aiuta a spiegare per quale motivo le emissioni globali stiano crescendo così rapidamente.

I nostri leader trattano il cambiamento climatico come una colpa segreta. Persino dopo la devastazione dell'uragano Sandy, le siccità da record e gli incendi a macchia d'olio che hanno devastato gli Stati Uniti, i due maggiori candidati alla Casa Bianca si sono rifiutati di toccare l'argomento, fatta eccezione per una frase buttata lì da entrambi. È mai accaduto che una questione di così grande importanza ricevesse meno attenzione nell'ambito di una corsa presidenziale?
Se si getta lo sguardo su ciò che è accaduto negli ultimi decenni ci si rende conto di quanto la distruzione messa in atto sia molto più grave di qualsiasi altra questione da cui i media sono ossessionati. Come i governi, l'industria mediatica ha abbandonato la natura.

  .......George Osborne ha fatto la stessa cosa con le politiche di cambiamento climatico per il Regno Unito. Nonostante l'opposizione persino dei colossi dell'energia, egli sta cercando di rottamare o almeno di spostare più avanti nel tempo il nostro obiettivo di ridurre le emissioni di carbone e di rimanere agganciati al gas naturale come fonte primaria. La banca d'investimento verde che avrebbe dovuto finanziare il passaggio alle nuove tecnologie è l'unica in Europa a cui sia proibito chiedere un prestito. A questo punto potrebbe anche non esistere.

Se c'è una speranza, questa è nella gente.  
I sondaggi d'opinione mostrano che i votanti non appoggiano l'inazione di chi li governa. Persino una maggioranza di Conservatori crede che entro il 2030 il Regno Unito debba iniziare a generare la maggior parte della propria energia da fonti rinnovabili. Negli Stati Uniti l'80% delle persone intervistate finora dice che il cambiamento climatico sarà un problema serio per il loro paese se non ci si decide ad intervenire: un aumento significativo dal 2009. Il problema è che la maggior parte delle persone non è preparata a tradurre in azione queste convinzioni.
  I cittadini, esattamente come i governi e i media, hanno distolto lo sguardo dal problema più grave dell'umanità.
Per evitare un altro anno terribile come il 2012 dobbiamo tradurre questi interessamenti passivi in una mobilitazione di massa. Gruppi come 350.org mostrano come si potrebbe fare. 

 Se c'è una cosa che questo annus horribilis ci insegna è che se non ci si mobilita l'azione, semplicemente, non avviene.
I Governi si interessano solo nella misura in cui i cittadini li obbligano ad interessarsi. 
Nulla cambia se non siamo noi 
            i primi a cambiare.
Vai all'articolo integrale
George Monbiot
Fonte: www.guardian.co.uk
 

05 dicembre 2012

Finanziamenti pubblici alle fonti fossili: sono 9 miliardi di euro all'anno

Tratto da Savona News

Finanziamenti pubblici alle fonti fossili: sono 9 miliardi di euro all'anno

 



 

Sono pari a oltre 9 miliardi di euro i sussidi che ogni anno vanno alle fonti fossili, il governo italiano si impegni a tagliarli. 
 La richiesta parte da Legambiente, che in occasione della conferenza Onu di Doha sui mutamenti climatici ha preparato un dossier sui sussidi, diretti e indiretti, all’energia fossile.

Da più parti in questi mesi sono fioccate accuse contro gli incentivi all’energia verde, ma è incredibile quanto siano inferiori ai sussidi elargiti al settore energetico fossile. Nel mondo: 88 miliardi di dollari per le fonti pulite a fronte di 630 per le fonti fossili. La stima, riferita al 2012, è dell’International Energy Agency, che evidenzia la crescita delle sovvenzioni alle fonti fossili rispetto agli anni precedenti: erano 523 nel 2011 e 412 nel 2010.

Per l’Italia Legambiente ha calcolato che nel 2011 i principali sussidi diretti siano stati oltre 4,52 miliardi di euro - distribuiti agli autotrasportatori, alle centrali da fonti fossili e alle imprese energivore - e 4,59 miliardi di euro quelli indiretti, tra finanziamenti per nuove strade e autostrade, regali per le trivellazioni. L’insieme di queste misure pesa come un macigno sulla possibilità di innovare il nostro sistema energetico, di ridurre le emissioni di CO2 e l’inquinamento, e di creare benefici per famiglie e imprese.

“Devono essere eliminati tutti i sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - visto che il loro utilizzo è la principale causa dei cambiamenti climatici”. Fermare la crescita delle emissioni di CO2 è una assoluta priorità, per gli effetti ambientali e sociali dei cambiamenti climatici che si rivelano sempre più drammatici. 
 Il taglio di questi sussidi darebbe un contributo importante, consentendo a livello globale di ridurre le emissioni di CO2 di 750 milioni di tonnellate pari alla metà dell’obiettivo climatico necessario a contenere l’aumento di temperatura globale di 2°C al 2020, promuovendo al contempo efficienza energetica e uso delle tecnologie rinnovabili.

“E’ incredibile che nella Strategia energetica nazionale proposta dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera il tema dei sussidi alle fonti fossili sia completamente ignorato – prosegue Zanchini –. Eppure un Paese importatore di petrolio, carbone e gas come l’Italia avrebbe tutto l’interesse a cambiare modello energetico riducendo consumi e importazioni.  In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo cancellare questi 9 miliardi di sussidi è una scelta nell’interesse generale”.

Lo studio di Legambiente mette in evidenza sette diverse forme di incentivo, dirette e indirette, alle fonti fossili, che nel 2011 hanno garantito sussidi presi in bolletta per le centrali inquinanti, sconti e sussidi per le imprese energivore e i petrolieri, sussidi al trasporto su gomma e investimenti in infrastrutture autostradali. Si tratta di risorse pubbliche che, allocate in questo modo, bloccano l’innovazione e determinano ingiusti vantaggi, con enormi conseguenze economiche se si considera che la bolletta energetica italiana nel 2011 ammonta a 62 miliardi di euro.

“Sull’energia e il clima il governo Monti finora ha compiuto scelte che vanno nella direzione sbagliata – aggiunge il vicepresidente di Legambiente –, aumentando il peso dei sussidi e riducendo gli incentivi alle fonti rinnovabili, a partire dai decreti contro l’eolico e il solare approvati a luglio. Nel 2013 è addirittura prevedibile un aumento di questi regali alle fonti fossili, per via dei nuovi sussidi introdotti per le vecchie centrali a olio combustibile, per il via libera alle trivellazioni per petrolio e gas e per il nuovo sconto fino al 50% delle tasse per le nuove autostrade introdotto nel decreto Sviluppo. Per questi motivi, proprio dalla Conferenza sul Clima di Doha, chiediamo al governo di mandare un messaggio chiaro di stop a ogni sussidio alle fonti fossili”.


Sussidi alle fonti fossili in Italia - 2011
Tipologia Milioni di euro
Sussidi all’autotrasporto 500
Sussidi alle centrali da fonti fossili (Cip 6) 2.339
Sussidi alle centrali da fonti fossili (Isole Minori) 62
Sussidi alle centrali da fonti fossili (olio combustibile) 250*
Sussidi e sconti alle imprese energivore 1.620
Investimenti in nuove opere stradali e autostradali 3.000
Sussidi alle trivellazioni 1.593
TOTALE 9.114

Legambiente su dati GSE, Ministero dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture.
*Sussidi non considerati nel calcolo perché in vigore dal 2013