
Fatti non foste…
Mitigazione e adattamento. Sono queste la parole chiave nella lotta al riscaldamento globale. La prima per limitare la “quantità” di cambiamento climatico che ci attende. La seconda per essere in grado di ridurre i danni dei cambiamenti che verranno. In realtà c’è una terza parola (anzi altre due) che non viene quasi mai pronunciata, ma che ha un ruolo altrettanto cruciale: ricerca scientifica. Ovvero la capacità di conoscere, comprendere e se possibile evitare o anticipare il clima che ci aspetta.
In Italia, dove governo e Confindustria hanno combattuto la battaglia di retroguardia contro il pacchetto 20-20-20 e le emissioni di gas serra sono fuori controllo, di mitigazione come è noto se ne fa ben poca. Di adattamento, come dimostra l’insoluto problema del dissesto idrogeologico tornato alla ribalta in questi giorni di piogge torrenziali, forse anche meno. Ma di aumentare i fondi della ricerca non se ne parla neppure. La scienza continua a essere vista come un optional e le sue risorse come una riserva di caccia da saccheggiare a ogni finanziaria per soddisfare gli appetiti della lobby di turno. Anche in questo il paragone con gli sforzi degli altri paesi è insomma impietoso.
Ma finalmente su questo versante c’è un piccolo spiraglio di luce anche in Italia. Nei giorni scorsi al Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici di Lecce è stato inaugurato infatti il nuovo Centro di supercalcolo. Si tratta di un “cervellone” che, come sottolinea la nota di presentazione, ha “una capacità di calcolo pari a cira 30 mila miliardi di operazioni al secondo” e ”servirà a produrre modelli per simulare le condizioni climatiche del futuro e valutarne gli impatti possibili sull’economia, sui mari e le coste, sull’agricoltura, sugli ecosistemi”. “Sarà - ricorda ancora il comunicato - il cuore di una rete interdisciplinare che unisce istituti di ricerca italiani per studi e obiettivi di rilevanza internazionale con lo scopo di dare voce e nuove opportunità alla scienza del clima”.
Proprio quest’ultimo è il grande elemento di novità e speranza legato alla partenza della nuova struttura, ma anche il suo possibile tallone d’Achille, come altre esperienze del passato purtroppo ci insegnano. La scommessa è questa: a Lecce confluiranno gli sforzi e i saperi di una ventina di centri di ricerca, dalle università all’Enea, dal Cnr all’Istituo superiore di sanità, dall’Oms all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, oppure confluiranno le loro vecchie diffidenze e gelosie?
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