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19 febbraio 2009

2009/02/19 "Futuro nero come il carbone?"

Tratto da QualEnergia

Futuro nero come il carbone?

Mentre Legambiente presenta un report sul carbone nostrano, nel mondo il dibattito sul futuro di questa fonte è vivace. Per James Hansen è la più grande minaccia per il pianeta, per altri è insostituibile perché economico e disponibile: la soluzione sarebbe la CCS. Ma è così conveniente il cosiddetto "carbone pulito"?
“La minaccia più grande alla civilizzazione e alla vita sul nostro pianeta.” Nel suo ultimo intervento pubblico per chiedere che il mondo abbandoni al più presto il carbone James Hansen, direttore del Nasa's Goddard Institute for Space Studies, non ha mezze misure. Dai alcuni grandi giornali lo scienziato pioniere della lotta ai cambiamenti climatici si rivolge ai governi del mondo ammonendo e rimproverando l’uso sconsiderato del “più sporco dei combustibili” e la costruzione di “fabbriche di morte”, così definisce le centrali a carbone. Solo accantonando questo combustibile, scrive, si può evitare il disastro climatico mantenendo la concentrazione di CO2 al di sotto delle 350 parti per milione.

Che il carbone sia probabilmente il principale responsabile del riscaldamento globale e che i suoi effetti negativi non si limitino a questo non è certo una novità (articolo Qualenergia.it). Ultimo report a ribadire il problema, questa volta a livello nazionale, è quello presentato da Legambiente: “Stop al carbone 2009” (vedi allegato). Le 12 centrali a carbone italiane producono il 14% del totale dell’energia elettrica a fronte dell’emissione del 30% dell’anidride carbonica liberata per la produzione complessiva di elettricità: 42,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica nel 2007. Cioè 3,7 milioni di tonnellate in più rispetto ai limiti dalla direttiva europea sull’Emission trading scheme (Ets) nel 2007. Lo sforamento delle quote Ets da parte delle centrali a carbone dal 2005 al 2007 è costato 100 milioni di euro, scaricati sulle bollette degli utenti. Se dovessero partire anche i nuovi impianti già autorizzati o in corso di valutazione si aggiungerebbero al conto altri 38,9 milioni di tonnellate di CO2.

Ma il futuro del carbone è una questione calda in tutto il mondo. Un futuro che è legato alla praticabilità concreta del sequestro della CO2, la tecnologia CCS. Se l’opinione di Hansen, condivisa da molti ambientalisti (si veda il rapporto di Greenpeace in merito), è che la CCS sia “il trucco più sporco” per continuare sulla strada di questa fonte fossile, non manca nel dibattito chi ritiene indispensabile il carbone nel mix energetico mondiale e quindi urgente investire quanto più su questa tecnologia.......(omissis)


Intanto sul futuro del carbone americano si stende un’altra ombra: martedì Lisa Jackson, la direttrice dell’EPA nominata da Obama, ha riaperto nuovamente la questione della regolamentazione delle emissioni delle centrali a carbone, facendo intendere che sarà l’EPA ad agire in tal senso, come si era prospettato quest’autunno prima che Bush bloccasse la cosa. Se ciò avvenisse sarebbe di fatto una moratoria sulle nuove centrali e una vittoria per chi ha a cuore il clima.
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GM
18 febbraio 2009
Documento: Stopalcarbone2009-Dossier.pdf (0.08 Mb)

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