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19 febbraio 2009

2009/02/19"Il carbone è una scelta sbagliata"

Tratto da ClickUtility.it

Legambiente: "Il carbone è una scelta sbagliata"

Le 12 centrali in Italia producono il 14% del totale dell’energia elettrica e il 30% dell’anidride carbonica emessa per la produzione totale di elettricità

Roma. "Il carbone è una scelta sbagliata, non è pulito e non ridurrà la bolletta energetica". E' la conclusione del dossier 'Stop al carbone 2009' pubblicato da Legambiente in cui si illustra punto per punto - e numeri alla mano - perché potenziare l'uso del carbone per la produzione di energia elettrica, come previsto dalla politica energetica del nostro governo, sia una scelta sbagliata e controproducente per l'economia del Paese.
Le 12 centrali a carbone funzionanti in Italia, spiega il dossier, producono il 14% del totale dell'energia elettrica a fronte dell'emissione del 30% dell'anidride carbonica liberata per la produzione complessiva di elettricità: 42,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica, cioè 3,7 milioni di tonnellate in più rispetto ai limiti dalla direttiva europea sull'Emission trading scheme (Ets), nel 2007. Se dovessero partire anche i nuovi impianti già autorizzati o in corso di valutazione, si aggiungerebbero altri 38,9 milioni di tonnellate di CO2.
Anche le centrali di nuova generazione come quella Enel di Civitavecchia, infatti, non riescono a scendere al di sotto dei 770 grammi di CO2 per chilowattora, quasi il doppio di quello che emette una moderna centrale a ciclo combinato a gas naturale.
Dal 2005 al 2007 il carbone ha aumentato il proprio contributo alle emissioni di gas serra in controtendenza rispetto al settore termoelettrico: la CO2 da carbone è aumentata del 2,2% mentre la produzione termoelettrica le ha diminuite del 4,4%. Per coprire gli 8,7 milioni di tonnellate di CO2 emessi oltre ai valori consentiti dalle nostre centrali a carbone tra il 2005 e il 2007, 100 milioni di euro sono già stati scaricati in bolletta. Causa il ritardo crescente accumulato dall'Italia nella lotta ai cambiamenti climatici e i limiti sempre più stringenti fissati dall'Unione europea, il costo del kWh da carbone è destinato ad aumentare, a scapito delle tasche dei consumatori.
Legambiente si scaglia contro le centrali a carbone Tra le centrali a carbone quelle a maggiori emissioni di CO2 sono, nell'ordine, la centrale Enel di Brindisi Sud (14,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica, a fronte di un limite Ets di 13,4), la centrale ex Endesa, oggi E.On, di Fiume Santo in provincia di Sassari (4,3 milioni di tonnellate, +0,7 rispetto al limite Ets) e l'impianto Enel di Fusina in provincia di Venezia (4,2 milioni di tonnellate, -0,6 rispetto al limite Ets).
Per una stima complessiva delle emissioni, al contributo di questi impianti va aggiunto quello della nuova centrale a carbone di Civitavecchia, di imminente avvio (circa 10 milioni di tonnellate di CO2) e degli altri progetti già autorizzati o in corso di valutazione presso la Commissione Via nazionale: 4,1 milioni di tonnellate per i nuovi gruppi a carbone della centrale Tirreno Power di Vado Ligure (SV) e di quella E.On di Fiume Santo, che hanno ricevuto una valutazione d'impatto ambientale positiva; 7,5 milioni di tonnellate della centrale progettata ma non ancora autorizzata a Saline Joniche (RC); 10 milioni di tonnellate per quella di Porto Tolle, la cui riconversione è in corso di valutazione; 6,7 milioni di tonnellate per quella ipotizzata a Rossano Calabro.
Si arriva così a un contributo aggiuntivo della produzione termoelettrica da carbone, spiega il dossier, di 38,9 milioni di tonnellate di CO2, rispetto ai 42,5 emessi nel 2007. Quasi un raddoppio delle emissioni climalteranti di cui dovremmo fare assolutamente a meno, visto che secondo il 20-20-20 tra il 2013 e il 2020 tutti gli impianti industriali europei, comprese le centrali termoelettriche, dovranno ridurre le loro emissioni del 21% rispetto a quelle del 2005.
Ultime considerazioni in merito al prezzo del carbone che in Europa dal 2000 al 2007 ha subito un incremento del 141%: un valore destinato ad aumentare anche per lo stop a partire dal 2010 agli aiuti di Stato (pari nel 2007 a 3,4 miliardi di euro). Dal 2000 al 2007, inoltre, le stime sulla disponibilità di carbone sono scese in maniera evidente da 230 a 133 anni.

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