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27 marzo 2009

2009/03/28 "SCHEDA TECNICA SULLE CENTRALI A CARBONE - WWF ITALIA 2009"

Tratto da WWFItalia 2009
Il “carbone pulito” costituisce in se una definizione impropria e fuorviante dal momento che i dati
di emissione di questi impianti (e del combustibile carbone) presentano performance enormemente peggiori rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas. In sostanza confrontando la migliore tecnologia a carbone (impropriamente detto “pulito”) riscontriamo che, malgrado la presenza dei desolforatori, i livelli di anidride solforosa risultano ben 140 volte quelli emessi da un ciclo combinato a gas. Analogamente la presenza di denitrificatori permette di ridurre le emissioni di ossidi di azoto, ma queste restano comunque circa 4,5 volte superiori rispetto a quelle del gas.
Per quanto riguarda le emissioni di polveri fini (PM), anche con l’introduzione di filtri a manica, queste risultano ben 71 volte superiori rispetto a quelle del gas. Occorre però anche dire che la capacità di trattenere il particolato da parte dei filtri a manica si limita al PM10;
i filtri sono assai meno efficaci sul PM2.5 e praticamente inutili per trattenere le polveri ultra fini , che, proprio per le loro dimensioni ridotte sono in grado di penetrare negli alveoli polmonari veicolando pericolosi contaminanti all’interno del nostro organismo, fattore questo che costituisce oggi la causa più importante di incremento della mortalità e della morbilità
La combustione del carbone costituisce poi una delle principali cause di inquinamento da mercurio che, penetrando nella catena alimentare dell’uomo, soprattutto attraverso i pesci, può causare ritardo mentale, difficoltà di apprendimento, ritardo nello sviluppo neurologico, deficit del linguaggio, della funzione motoria, dell’attenzione. Svariati studi condotti in nord america correlano i forti rischi di esposizione al mercurio con le prime fasi dello sviluppo embrionale.
Il processo di combustione del carbone rilascia anche svariate decine di sostanze tossiche inquinanti, tra cui Arsenico, Cromo e Cadmio che sono causa di gravi patologie.
Altri aspetti

Nel valutare l’impatto ambientale delle centrali a carbone (anche quello “pulito”) si deve tenere conto di molti altri aspetti, ad iniziare dalla dispersione delle polveri durante le operazioni di approvvigionamento delle materia prime e della movimentazione dei materiali da smaltire (carbone, calcare, gesso e ceneri).
Occorre quindi considerare che una centrale della potenza di circa 2.000 MW (ad es. come quella di Civitavecchia), brucerà circa 5.000.000 di tonnellate all’anno di carbone che produrranno oltre 550.000 tonnellate di ceneri da smaltire.
La centrale consumerà poi oltre 1 milione di metri cubi di acqua all’anno per gli impianti di raffreddamento e quasi 2,5 milioni per desolforatori. L’impianto produrrà ogni anno quasi 1 milione di metri cubi di acque inquinate e 6.000 tonnellate di fanghi derivanti dal trattamento delle acque che dovranno essere smaltite in discariche per rifiuti speciali .


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