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17 ottobre 2009

2009/10/18Centrali a carbone: mercurio e radioattività /"Referendum e ambiente: una storia di frustrazione"

Tratto da "Peacelink"
Brindisi

Centrali a carbone: mercurio e radioattività

Il mercurio è un metallo molto tossico per l’uomo anche perché tende ad accumularsi negli organismi viventi. I suoi danni si esplicano principalmente a livello del sistema nervoso. Il 90% degli elementi radioattivi emessi dalle centrali a carbone è costituito dal 210 Polonio e dal 210 Piombo. I prodotti alimentari più significativi ai fini della valutazione della dose di radiazioni sono i cereali e gli ortaggi.
18 ottobre 2009 - Maurizio Portaluri

Mentre si definiscono le convenzioni tra gli enti elettrici e le amministrazioni locali, argomenti di carattere economico vengono giustamente ed ampiamente trattati nelle dichiarazioni dei soggetti istituzionali e delle parti sociali.
Al contrario il tema della salute collettiva, della popolazione e dei lavoratori, con le sue ricadute economiche non sembra per ora aver trovato sinora uno spazio proporzionale alla sua importanza.
È in corso un’indagine della magistratura sulla deposizione di polveri di carbone nei terreni prossimi al nastro trasportatore. Le poveri di carbone sono state largamente studiate per i loro effetti sui lavoratori delle miniere di carbone. Se ne conosce perfettamente la composizione, peraltro molto complessa, costituita da una parte organica ed una minerale.
Nella parte organica oltre la componente tipica (lignite piuttosto che bituminoso o antracite) vi sono metano, fenoli, benzene, idrocarburi policiclici aromatici.
La parte minerale è costituita prevalentemente da ossidi di silicio (quarzo) che si ritengono i principali responsabili degli effetti dannosi a carico del sistema respiratorio. Un lungo elenco di metalli è presente in tracce e tra questi l’arsenico, il nickel ed il berillio ed il mercurio.
Dalle cronache non sembra che il mercurio sia stato ricercato nelle diverse analisi condotte. A differenza degli altri minerali è difficile che, se presente, possa essere attribuito a fonti diverse dalle attività energetiche.
Il mercurio è un metallo molto tossico per l’uomo anche perché tende ad accumularsi negli organismi viventi. I suoi danni si esplicano principalmente a livello del sistema nervoso.
Il carbone impiegato come combustibile ne contiene mediamente 0.3 mg per ogni chilogrammo.
Dal 15-30% del mercurio viene emesso in atmosfera mentre la restante percentuale rimane nelle ceneri pesanti che vengono generalmente impiegate per la produzione di materiale edilizio. Altri componenti degni di nota delle emissioni da combustione del carbone sono gli elementi radioattivi.Il 90% degli elementi radioattivi emessi dalle centrali a carbone è costituito dal 210 Polonio e dal 210 Piombo.
Il primo impiega più di quattro mesi a dimezzare la propria radioattività, il secondo 22 anni. Il che significa che quando una particella di 210-Piombo, trasportata dalle polveri emesse dalle centrali, si deposita nei polmoni o in qualsiasi parte del nostro organismo, irradierà le nostre cellule per buona parte della nostra vita.

Non devo ricordare a nessuno che le radiazioni sono cancerogene.
Secondo uno studio dell’agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT), la via principale di ingresso nell’organismo umano delle sostanze radioattive emesse dalle centrali a carbone è l’ingestione, cioè l'alimentazione, che complessivamente rappresenta il 78 - 98% di tutte le possibili vie di contaminazione, se si utilizzano, secondo alcuni modelli di simulazione, solo prodotti locali.
“I prodotti alimentari più significativi ai fini della valutazione della dose di radiazioni sono i cereali e gli ortaggi. In funzione della distanza il contributo alla dose dovuta all’alimentazione diminuisce leggermente, mentre aumenta sensibilmente il contributo dovuto all’inalazione (cioè alla respirazione, ndr) dalla nube.
Si noti che, data l’altezza delle ciminiere degli impianti a carbone, il contributo dovuto all’inalazione risulta trascurabile (meno dello 0.1%) a 500 m, ma cresce rapidamente con la distanza raggiungendo circa il 20% a 10 km.
Tranne il contributo dovuto all’irraggiamento gamma dai radionuclidi depositati al suolo (1.3-1.8%), le altre vie d’esposizione non danno un contributo significativo”.
Ma qualcuno ha misurato la radioattività al suolo e nei prodotti agricoli?

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PER APRIRE GLI OCCHI.......
Tratto dal Blog del comitato per Taranto
domenica 18 ottobre 2009

Referendum e ambiente: una storia di frustrazione

LA SPEZIA centrale Enel
3 sezioni (due 300 MW e una da 600 MW) per una potenza totale di 1.200 MW. La centrale è alimentata a carbone (600 MW) e gas. Carbone consumato nel 2005: 1 milione di tonnellate. Emissioni totali di CO2 nel 2005: 3,2 milioni di tonnellate (-12% rispetto alle quote assegnate).
La centrale Enel di La Spezia ha una potenza complessiva di 1.200 MW, di cui la metà alimentata a gas e l’altra a carbone. L’impianto si inserisce all’interno del conglomerato urbano spezino ed è stato in passato fonte di notevole contestazione a livello locale, tanto che un referendum popolare del 1990 sancì la volontà di arrivare alla chiusura entro il 2005.
La centrale è ancora in funzione e non se ne prevede lo smantellamento.

PIOMBINO centrale Enel
4 sezioni da 320 MW per una potenza totale di 1.280 MW. La centrale è alimentata a olio combustibile denso. Emissioni totali di CO2 nel 2005: 1,7 milioni di tonnellate (+16% rispetto alle quote assegnate).
La centrale Enel di Piombino si trova a circa 6 chilometri dal centro cittadino. Attualmente utilizza olio combustibile e non esiste alcun progetto di riconversione a carbone. Un referendum popolare di vent’anni fa si era espresso a larghissima maggioranza contro qualsiasi ipotesi di riconversione a carbone della centrale.
Tuttavia le pressioni di Enel non mancano e nell’ottobre 2006 il Comune di Piombino, su ordine del giorno presentato dai Verdi, ha discusso riguardo al progetto di una nuova centrale a carbone che Enel avrebbe intenzione di costruire per rimpiazzare Torre del Sale. La Società non ha ancora presentato al Comune alcuna proposta formale. Tuttavia la Stampa locale riferisce che Enel sta pensando ad un accordo con alcune industrie della zona per identificare un sito in grado di ospitare il nuovo impianto.

BRINDISI SUD (Cerano) centrale Enel
4 sezioni da 660 MW per una potenza totale di 2.640 MW. La centrale è alimentata completamente a carbone. Carbone consumato nel 2005: 6,1 milioni di tonnellate. Emissioni totali di CO2 nel 2005: 15,3 milioni di tonnellate (+14% rispetto alle quote assegnate).
La centrale Enel di Brindisi Sud è ubicata sulla costa a circa 12 km dalla città, in località Masseria Cerano. Funziona attualmente a pieno regime e rappresenta il più grande impianto italiano completamente alimentato a carbone.
A 12 km dalla centrale, nel porto carbonifero di Costa Morena di Brindisi, vengono scaricate ogni anno circa 10 milioni di tonnellate di carbone. Circa la metà di queste vengono trasportate sia con camion che con nastri trasportatori fino alla centrale di Brindisi Sud, che nel 2005 ha bruciato oltre 6 milioni di tonnellate di carbone.
Con 15,3 milioni di tonnellate di CO2 immesse in atmosfera nel 2005, la centrale di Brindisi Sud detiene il record di emissioni di CO2 in Italia. Presso la centrale esiste un parco carbonifero scoperto di oltre 11 ettari, pari a circa 14 campi da calcio. Le montagne di carbone rilasciano polveri che sono fonte di grave inquinamento anche a livello locale. (Rapporto carbone Greenpeace)

Il progetto di alimentare la mega-centrale Enel Brindisi-Sud a carbone viene rigettato dalla cittadinanza in modo categorico e assoluto con un referendum svoltosi in dodici comuni della provincia di Brindisi nel gennaio del 1988. Nonostante la volontà popolare, così chiaramente espressa, e una serie di contestazioni circa l’illegittimità della costruzione (avvenuta in assenza di concessione edilizia e con la sola autorizzazione del Ministero dell’Industria) e l’inadeguatezza delle garanzie ambientali, dal 1990 i quattro gruppi della centrale di Cerano entrano in funzione.

Neanche gli accordi presi con il ministero (che prevedevano tra l’altro la dismissione dell’ormai obsoleta e inadeguata centrale Brindisi-Nord) vengono rispettati e l’Enel rimane completamente sorda alle richieste del fronte anticarbone di ridimensionare gli impianti e di alimentare la centrale a metano per ridurre le emissioni nocive.
Per dieci anni la centrale continua a bruciare, sollevando polemiche, inquinando l’aria e anche le coscienze; l’unica alternativa proposta al carbone risulta essere un nuovo combustibile di origine venezuelana, denominato Orimulsion, dalla composizione poco nota e dagli effetti forse peggiori di quelli del carbone.

Nel 1997 l’Enel conclude, con un notevole vantaggio economico, l’acquisto dell’Orimulsion dalla Pdvsa Bitor (compagnia petrolifera venezuelana) e Brindisi si prepara a fare da cavia al nuovo business, adeguando gli impianti della centrale di Cerano all’utilizzo del combustibile ancora in via di sperimentazione e osteggiato in tutto il mondo per il suo elevato tenore di zolfo e contenuto in metalli pesanti.
Gli oggetti della contestazione diventano a questo punto le carenze informative nei confronti del pubblico e l’inadeguatezza delle misure di riduzione degli impatti ambientali. In risposta alle crescenti preoccupazioni viene eletto, nelle varie circoscrizioni comunali e da tutte le parti, un comitato di controllo costituito da tecnici con il compito di verificare lo stato di inquinamento da centrale e di vigilare sulla conformità dei processi produttivi in base alle norme ambientali.
E qui viene il peggio. Il comitato vive una situazione di profondo disagio dovuto all’impossibilità di effettuare i controlli previsti e alla completa assenza di risposte da parte non solo degli enti locali ma soprattutto del Ministero dell’Ambiente cui per due anni aveva inoltrato denunce circa l’inosservanza dei limiti di emissione imposti dalla legge e l’inaffidabilità del nuovo combustibile. La convenzione stipulata dal 1996 tra l’ente elettrico e il comune di Brindisi viene disattesa nei suoi punti più importanti tanto da non rappresentare più un garanzia di salvaguardia ambientale e, nonostante le continue sollecitazioni, le inadempienze non vengono sanate. La gravità della situazione porta i membri del comitato a dimettersi in blocco nel novembre 1999 e il dissenso, così a lungo gridato, si assottiglia fino a limitare i soggetti della contestazione a poche voci isolate all’interno dei partiti e gruppi di contestazione locali. (cicloweb)


Considerazioni di "Uniti per la Salute"

Le dichiarazioni sovrastanti non hanno bisogno di commenti sarebbe invece importante che"i cittadini tutti diventassero più attenti" ,ed
" ESIGESSERO DALLE ISTITUZIONI UN PUNTUALE ED EFFICACE ADEGUAMENTO DELLE INDUSTRIE ALLE LEGGI AMBIENTALI ,CHE FORTUNATAMENTE CI SONO ,ma spesso non vengono adeguatamente applicate ,E SPINGESSERO SULLE STESSE PER FAR SI' CHE VENGANO RIGOROSAMENTE SEGUITE A TUTELA DELLA SALUTE DI TUTTI .

INSOMMA CHE VENGA RISPETTATO L'ARTICOLO 32 DELLA "NOSTRA COSTITUZIONE" ;
L’articolo 32 della Costituzione Italiana, nel sancire la tutela della salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”, di fatto obbliga lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute in termini di generalità e di globalità; atteso che il mantenimento di uno stato di completo benessere psico-fisico e sociale costituisce oltre che diritto fondamentale per l’uomo, anche preminente interesse della collettività.

Per una approfondita conoscenza e INFORMAZIONE é MOLTO UTILE INTERVENIRE ALL'INCONTRO PUBBLICO informativo
presso il Teatro CHIABRERA il 23 Ottobre a Savona alle ore 21 in cui Ottimi Medici ci relazionerenno sulle "problematiche per la Salute e per i Territori connesse alla combustione del carbone"

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