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27 ottobre 2009

2009/10/29 Vado: centrale Tirreno Power. la giunta decide il ricorso/Centrali a carbone e mega-acciaierie ecco i campioni dell' inquinamento."

Per chi proprio non vuole capire o vuol far credere che siamo noi ad interpretare male .....Il Dipartimento per l'Ambiente Svizzero ci apre gli occhi
Tratto da


Dipartimento dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni

Le centrali a carbone sono responsabili dell’emissione di quasi la metà del mercurio presente nell’ambiente
Il mercurio è l'unico metallo pesante tossico che a temperatura ambiente è liquido e evapora facilmente. Nella combustione del carbone si diffonde negli strati d'aria su vasta scala sotto forma di minuscole particelle. Il mercurio si deposita sia nei ghiacci artici che nei nostri prati, entrando così nella catena alimentare. Tra il 1930 e il 1960, a Minamata, migliaia di giapponesi subirono un'intossicazione da mercurio, consumando pesce. Ogni anno, 2000 tonnellate di mercurio vengono immesse nell'ambiente attraverso attività antropiche:

* il 45 per cento delle emissioni proviene da centrali a carbone;
* il 18 per cento, ossia la seconda fonte di emissioni di mercurio, è dovuto al recupero dell'oro da parte di piccoli cercatori;
* il 7 per cento proviene dall'estrazione industriale dell'oro;
* il 10 per cento viene emesso nel corso della lavorazione di altri metalli;
* il 10 per cento è causato dalla produzione di cemento;
* il 10 per cento circa viene sprigionato dall'incenerimento di rifiuti.
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Tratto da Savona news

La giunta di Vado Ligure del sindaco Attilio Caviglia ha deliberato il ricorso del Comune al Tar contro il decreto del ministro Prestigiacomo per ampliare a carbone la centrale Tirreno Power di Vado – Quiliano.L’incarico di presentare l’iter procedurale sara' assegnato all’avvocato genovese Daniele Granara, gia' interpellato quando Caviglia era all’opposizione, per presentare ricorso contro la realizzazione della piattaforma Maersk. Anche la Regione Liguria la scorsa settimana aveva dato il via al ricorso contro il VIA nazionale che autorizza l’ampliamento

Martedì 27 Ottobre 2009 ore 20:21

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Tratto da Ecologiae
India: nata generazione di bambini deformi a causa dell’inquinamento da carbone

Esistono diversi tipi di carbone: nero, duro, pieno di carbonio, e così via. Tuttavia, la concentrazione pericolosa dei minerali che lo compongono varia notevolmente come variano le emissioni di componenti tossici a seconda della progettazione e gestione di una fonte di combustione. Ad esempio, alcuni tipi di carbone rilasciano tracce di alti livelli di fluoruri, mentre altri depositi hanno livelli altamente pericolosi di composti tossici del fluoro.

Lo stesso vale per il mercurio, per l’arsenico, per l’uranio e per i suoi prodotti a causa del decadimento radiologico. E proprio per il rischio radiologico, dai dati raccolti è emerso che in India sono nati alcuni bambini deformi a causa dell’esposizione a radionuclidi associati alla produzione di energia elettrica dal carbone.

Dal racconto dell’Observer intitolato “generazione indiana di bambini nati storpi per i rifiuti di uranio” si legge:

Gli operatori sanitari nelle città della regione del Punjabi di Bathinda e Faridkot sapevano che qualcosa era terribilmente sbagliato quando hanno visto un forte aumento del numero di difetti congeniti, anomalie fisiche e mentali, e tumori.
Sospettavano che i bambini venivano lentamente avvelenati.
Ma fu solo quando arrivò uno scienziato, in visita organizzata per raccogliere campioni da analizzare presso un laboratorio tedesco, che la vera natura della situazione è diventata chiara. I risultati sono stati inequivocabili.
I bambini presentavano livelli di massa di uranio nei loro corpi, in un caso più di 60 volte rispetto al limite massimo di sicurezza.

I risultati dei test per i bambini nati e che vivono nelle zone intorno alle centrali energetiche mostrano alti livelli di uranio nei loro corpi. Gli esami a cui sono state sottoposte le acque sotterranee mostrano che i livelli di uranio erano fino a 15 volte oltre il limite massimo stabilito dell’Organizzazione mondiale della sanità. Gli esami hanno dimostrato inoltre che tale contaminazione si estende su gran parte della Regione, che ospita 24 milioni di persone.


I risultati hanno implicazioni non solo per il resto della India – Punjab produce due terzi delle riserve di grano del Paese e il 40% del riso – ma per molti altri Paesi che stanno progettando la costruzione di nuove centrali elettriche, tra cui Cina, Russia, India, Germania e Stati Uniti.

L’articolo non parla dei tipi e dell’efficacia dei controlli sull’inquinamento da combustione delle centrali elettriche a carbone in India, e non sappiamo esattamente se e quanto i residui di ceneri e di altre sostanze possano essere stati dispersi fino agli altri Stati, oltre che all’esposizione delle popolazioni, ma intanto sorgono tanti dubbi sulla capacità di controllare il nostro vero inquinamento, e soprattutto se, quando si decide di costruire una centrale a carbone o con qualche altro combustibile inquinante, si conoscono i rischi effettivi a cui si va incontro.

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Tratto da "La Repubblica"
Centrali a carbone e mega-acciaierie ecco i campioni dell' inquinamento

Repubblica — 24 luglio 2009 pagina 23 sezione: ECONOMIA
ROMA - Ieri il quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato la classifica delle dieci industrie più inquinanti d' Europa dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica. Nell' elenco, guidato da un impianto polacco, uno inglese e cinque tedeschi, all' ottavo posto figura la centrale Enel di Brindisi. Siamo gli unici rappresentanti del Meridione d' Europa nella top ten. Ce lo meritiamo?
Negli ultimi decenni abbiamo ottenuto risultati importanti nella battaglia contro l' inquinamento: il piombo è stato tolto dalle benzine; il riscaldamento a metano ha fatto diminuire la concentrazione di anidride solforosa nelle città, i nuovi motori delle auto hanno abbattuto gli inquinanti emessi per ogni chilometro.
Eppure le allergie continuano a crescere, le vittime dello smog nelle metropoli italiane si contano a migliaia l' anno e l' anidride carbonica, innocua nella vita quotidiana, si è rivelata una minaccia planetaria. L' inquinamento locale si somma all' inquinamento globale ed è difficile mettere su un unico podio i maggiori responsabili. Greenpeace ha scelto di concentrare l' attenzione sui gas serrae ha redatto una classifica delle industrie che emettono più CO2. In Puglia ha vinto a mani basse: al primo posto c' è la centrale termoelettrica di Brindisi Sud, al secondo l' Ilva di Taranto, al terzo la centrale termoelettrica di Taranto.
«Per il secondo anno consecutivo la maglia nera va alla centrale Enel di Brindisi Sud, la più grande centrale a carbone d' Italia», commenta Francesco Tedesco, di Grenpeace. «Al quarto posto troviamo la raffineria Sarroch di Moratti. E va segnalato il fatto che tra i primi dieci impianti inquinanti d' Italia in termini di CO2 ben 5 centrali a carbone». Ma cosa succede se si decide di misurare l' inquinamento locale, quello responsabile dei danni alla salute di chi vive vicino agli impianti?
Nel rapporto Mal' Aria industriale 2009, la Legambiente analizza il peso di inquinanti antichi ma ancora insidiosi: metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, benzene.
Se la selezione viene fatta utilizzando come parametro il mercurio, la classifica dei grandi inquinatori è guidata dall' Ilva di Taranto che da sola sforna il 57 per cento del totale delle emissioni, seguita dalla Syndial di Priolo e dalla cementeria Sacci di Testi (Firenze). L' Ilva figura in testa a buona parte delle classifiche di questo settore: è sul podio del maggior inquinatore per il cadmio (seguita da Portovesme e dalla raffineria Eni di Sannazzaro de' Burgundi), per il cromo (seguita dalla Saras e dall' Eni di Sannazzaro de' Burgundi), per il benzene (seguita dall' Erg e, di nuovo, dall' Eni di Sannazzarro de' Burgundi). «Questo tipo di inquinamento sembra essere scomparso dall' agenda politica», osserva Stefano Ciafani responsabile scientifico di Legambiente. «Il ministero dell' Ambiente ha a disposizione uno strumento formidabile per combatterlo: il rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali, quelle che tengono conto dell' assieme degli impatti sulla salute e sugli ecosistemi. Si tratta di una norma voluta dall' Unione europea che in Italia doveva essere operativa dal 31 ottobre 2007.
Sono passati quasi due anni e nulla è accaduto. Il nuovo strumento è rimasto nel cassetto e le industrie continuano a inquinare come prima».
- ANTONIO CIANCIULLO

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