martedì 15 dicembre 2009 Torrevaldaliga Sud (Tirreno Power / Sorgenia) a carbone: rabbrividiamo?
Invece di smantellare le esistenti, portiamo altre e più nuove fabbriche di morte sul nostro territorio? Da TrcNews
"La temuta richiesta di autorizzazione da parte di Tirreno Power al Comune di dotarsi anch’essa di un gruppo a carbone appare sempre più plausibile. Lo scrive in una nota il consigliere comunale del Pd, Mauro Guerrini, facendo riferimento alle voci di allarme che si sono levate e che sono state seguite da silenzi che definisce inquietanti.
Secondo Guerrini ci troviamo di fronte ad una situazione analoga a quella che ha portato alla riconversione di Torre Valdaliga Nord e per questo il consiglio comunale deve esprimersi subito ed una volta per tutte con una mozione apposita contro l'incremento in città dell'utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica. Per Guerrini bisogna anche mettere in atto urgentemente un sistema di controllo serio ed efficace che possa monitorare istantaneamente la qualità delle emissioni, in modo da consentire alle istituzioni il blocco immediato della produzione qualora si riscontrassero anomalie di funzionamento."
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Paul Connet: “O il Parmigiano o l’inceneritore”
L’ideatore della strategia ‘Rifiuti zero’ ospite al Teatro Due per una serata contro il termovalorizzatore promossa dal coordinamento Gestione corretta dei rifiuti: “Assurdo costruire un impianto tanto inquinante - ha detto - nella città cuore della food valley”
Bisogna scegliere tra il parmigiano e l’inceneritore. Parola di Paul Connett, professore della St. Lawrence University di New York, ideatore della strategia ‘Rifiuti zero’, ieri sera ospite al Teatro Due di Parma. “Caro Pietro”: con una lettera indirizzata al sindaco Pietro Vignali dall’amministrazione di San Francisco è iniziata la serata organizzata dal coordinamento Gestione Corretta Rifiuti, in cui sono intervenuti anche Luigi Campanella, presidente della Società chimica italiana e Gianni Tamino, biologo dell’Università di Padova. La lettera dissuadeva il primo cittadino dalla costruzione dell’inceneritore (GUARDA Le foto del cantiere). Nel suo intervento, Paul Connett ha ribadito il concetto: “Parma è l’ultimo posto sulla terra dove si dovrebbe costruire un inceneritore”. Sarebbe assurdo, secondo il professore, pregiudicare il prestigio internazionale della nostra industria alimentare, affiancando sul territorio del parmigiano, del prosciutto e della pasta un inceneritore, che “sarà un affare solo per pochi”. Dati alla mano, bruciare i rifiuti – spiega l’esuberante professore di chimica, che a sua volta si scalda – significa anche bruciare denaro pubblico e posti di lavoro, non solo aumentare il surriscaldamento globale e immettere nell’atmosfera nanoparticelle dannose alla salute: “Il termovalorizzatore di Brescia - dice - è costato 300 milioni di euro e ha dato solo 80 posti di lavoro. Se i politici - prosegue - giurano di avere le mani legate, i cittadini prendano delle forbici e taglino quei lacci” esorta il professore, che individua tre ordini di responsabilità per una corretta gestione dei rifiuti: quella industriale (a monte), quella della comunità (a valle) e quella dei politici, appunto, i quali devono essere in grado di concepire politiche di ampio respiro, capaci di connettere il presente al futuro.
“La raccolta porta a porta (e non si tratta di Vespa) – ironizza Paul Connett – è il trampolino di lancio per una strategia di Rifiuti zero, a sua volta trampolino di lancio verso la sostenibilità”. E se, nonostante i comportamenti virtuosi della comunità, rimane rifiuto residuo? “Nella strategia ‘Rifiuti zero’ il residuo va reso molto visibile, non si devono sotterrare le prove (discarica) o bruciarle (inceneritore). Tutto ciò che non può essere riutilizzato, compostato o riciclato semplicemente non va prodotto: questo è il messaggio che mandiamo alle industrie!”. La platea del Teatro Due approva rumorosamente. E c’è spazio anche per i numeri, perché la strategia ‘Rifiuti zero’ non è un’utopia: a San Francisco i rifiuti sono stati ridotti del 72 percento nel 2009, il 75 percento è l’obiettivo del 2010, rifiuti zero quello del 2020; in Italia il piccolo comune toscano di Capannori, che negli ultimi cinque anni è passato dal 37 al 65 percento della raccolta differenziata, si è posto lo stesso traguardo.“Parma può diventare laboratorio di sostenibilità – conclude Paul Connett – se i soldi spesi per l’inceneritore fossero investiti nell’educazione”.
(LaRepubblica)
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Tratto da QualEnergiaDiario da Copenhagen
Da Copenhagen e dal Bella Center subito due notizie, una buona ed una cattiva: il fatto positivo è che in fila per ritirare il pass della Conferenza ci sono tutti, una fila “democratica”, con giornalisti, scienziati, membri di organizzazioni non governative, personale tecnico, parlamentari, una folla variegata proveniente da tutto il mondo, convinta e felice di esserci. La notizia cattiva è che la fila dura almeno 5 ore, con la temperatura stabile di 0° C e con un pungente vento da nord, e che alla fine non riescono nemmeno ad entrare tutti. Il sistema di registrazione degli accrediti dei danesi è semplicemente andato in tilt, perché l’affluenza è stata ben oltre le aspettative e decisamente maggiore rispetto ai vertici internazionali degli ultimi anni.
Insomma, in vista di un accordo che sia nell’ottica del ‘people first’, a Copenhagen da oggi è rappresentato tutto, ma proprio tutto il mondo, accomunato nella consapevolezza della portata storica di questa conferenza: dal ministro dell’Ambiente algerino Djemouai Kamel, che ha spiegato come non ci sia motivo perché i leader degli stati africani rimangano al vertice se il protocollo di Kyoto viene accantonato, al presidente delle Maldive Mohammed Nasheed, che grazie al primo Consiglio dei ministri subacqueo della storia ha acceso i riflettori sul destino del suo Paese se non si vincerà la sfida contro il climate change.
Copenhagen segna inoltre un passaggio storico importante per un movimento, quello che per grandi linee è stato battezzato a suo tempo no-global, che entra forse in una fase post-ideologica. Ne è passato di tempo da Seattle, in cui l’imperativo no-global era bloccare a tutti i costi quella riunione. A Copenhagen pare invece che il confronto su un problema vero che in qualche modo bisogna risolvere, possa segnare in un certo senso il passaggio all'età adulta del movimento anti-globalizzazione. Le migliaia di giovani che già sabato hanno partecipato alla manifestazione, ignorando i black block come un corpo estraneo, e che partecipano con passione e attenzione ai dibattiti organizzati dalle Ong al Klimaforum, rappresentano la novità forse più forte di questa prima settimana a Copenaghen.
Quel che è certo è che l’Italia e il suo Governo da qui appaiono ancor più marginali e provinciali, e le parole improntate al più cieco negazionismo
climatico che in questi ultimi tempi sono state pronunciate a più riprese dagli esponenti del centrodestra italiano sembrano provenire da un tempo veramente lontano. Insomma, mentre a Copenhagen si discute e si tratta per un accordo storico, in Italia purtroppo il tempo si è fermato.
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