MARCINELLE :Quella tomba nera da non dimenticare
Nei giorni scorsi ho rivisto, su una rete televisiva privata, le due puntate di una vecchia miniserie Rai del 2003, «Marcinelle», sulla tragedia avvenuta in quella miniera belga di carbone l’8 agosto 1956. È bene che qualcuno racconti e ricordi delle storie di lavoro e di incidenti nell’ambiente di lavoro in questo tempo come se i minatori fossero scomparsi in questo mondo a parole così moderno...................
LA TRAGEDIA NELLE MINIERA DI CARBONE DI MARCINELLE -
La storia della catastrofe di Marcinelle è un concentrato di eventi; l’incidente avvenne in una miniera dell’Europa appena uscita dalla seconda guerra mondiale, nella quale il grande flusso del petrolio e del gas naturale era appena all’inizio e il carbone era la principale fonte di energia, così come lo era per tutto il mondo. A dire la verità, con tutti i progressi che ci sono stati, il carbone è ancora oggi il principale combustibile fossile; nel mondo milioni di minatori estraggono, ogni anno, circa settemila milioni di tonnellate di carbone e lignite dalle viscere della terra, risorse nascoste a centinaia e migliaia di metri di profondità. Ogni giorno milioni di persone scendono nelle strette gallerie sotterranee in cui il nero carbone viene staccato, pezzo per pezzo, dalle pareti della miniera, viene caricato su nastri trasportatori e carrelli e viene poi portato in superficie con gli ascensori. Il carbone è un materiale fossile nero, relativamente fragile, che genera, durante la frantumazione, polveri che vengono respirate dagli operai, anche se sono muniti di maschere e filtri, e che causano malattie polmonari dopo pochi anni di lavoro. Il più grande nemico dei minatori è il metano, il «grisou», un gas infiammabile che è rimasto intrappolato, nel corso di migliaia di secoli, «dentro» i giacimenti sotterranei di carbone e che continua a liberarsi nell’aria delle gallerie. Per l’illuminazione delle gallerie oggi sono disponibili lampade elettriche, ma nel passato le uniche lampade disponibili erano lampade a fiamma libera che provocavano esplosioni quando la concentrazione di metano era superiore ad una soglia di sicurezza. Soltanto nel 1816, ad opera del grande chimico Humphrey Davy (1778-1829) sono state inventate le lampade di sicurezza da miniera. Per essere respirabile l’aria delle gallerie deve essere continuamente ricambiata; fra cattiva ventilazione, polveri, scarsa illuminazione e fatica fisica, il lavoro dei minatori del carbone è fra quelli più usuranti e pericolosi.
Rispetto alle condizioni di lavoro delle miniere dell’800 e a quelle descritte nel telefilm, peraltro girato in una vera miniera in Polonia, oggi le condizioni di sicurezza sono un poco migliorate, anche se gli incidenti continuano a verificarsi e comportano un sacrificio di migliaia di vite umane ogni anno, in Cina, Stati Uniti, India, Australia, Russia, Sud Africa eccetera. Non bisognerebbe dimenticarlo perché l’elettricità che consente di accendere le lampadine, i televisori, le lavatrici, i frigoriferi, prodotta nelle centrali termoelettriche a carbone italiane, è «pagata» dalla fatica di qualche operaio in qualche miniera in qualche parte del mondo; c’è un «contenuto di dolore» in ogni bolletta dell’elettricità. ......Un anno di lavoro di un operaio italiano nelle miniere del Belgio «valeva» per l’Italia circa una tonnellata di carbone a basso prezzo. Gli operai italiani nel Belgio vivevano in condizioni miserabili, in povere baracche; in questo viaggio della speranza alcuni avevano portato le famiglie, altri avevano portato la struggente nostalgia delle famiglie lontane a cui mandare il povero salario. La condizione degli immigrati era ancora più triste per l’ostilità che la popolazione locale manifestava per questi «stranieri» di lingua e abitudini diverse, che non portavano vantaggi economici; alcuni locali pubblici vietavano l’accesso «ai cani e agli italiani». Nella miniera di uno di questi paesini, Marcinelle, vicino Charleroi, avvenne l’incendio e il crollo delle gallerie che è costato la vita a 262 minatori, di cui 136 italiani e che destò, in quel lontano 1956, una enorme impressione nel mondo. L’incidente fu provocato dalla arretratezza delle strutture, dalla mancanza di manutenzione, dall’egoismo dei proprietari che avevano già deciso di chiudere la miniera e volevano sfruttare fino all’ultimo le riserve di carbone e il lavoro dei minatori.
Dovremmo chiederci più spesso «che ambiente fa» anche nelle fabbriche, nei cantieri, nelle miniere e nelle cave, negli stessi campi in cui i lavoratori sono esposti a sostanze tossiche e a pericoli; e spesso questi lavoratori sono immigrati, circondati da ostilità, come lo erano gli italiani nel Belgio. Non dimentichiamolo perché c’è qualche famiglia, in qualche lontana parte del mondo, che mangia del pane che ha «dentro di sé» il dolore dei parenti lontani, in Italia.
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Pechino, "6 gennaio 2010".
Quella tomba nera che si ripete...........e continua a
Cina/ Incendio in miniera: 25 morti, ancora numerosi dispersi
Tratto da"Apcom" - Venticinque minatori sono morti nell’incendio divampato in una miniera di carbone nella zona centrale della Cina. Lo indica un nuovo bilancio diffuso dalle autorità.Molti minatori continuano a mancare all’appello dopo il rogo di ieri e le ricerche stanno proseguendo. L’amministrazione locale delle miniere ha ordinato la sospensione di ogni attività nelle miniere di Xiangtian, il distretto coinvolto nella provincia di Hunan. Le fiamme, innescate da un cortocircuito, si sono propagate a inizio pomeriggio nella miniera Lisheng, a Xiangtan, mentre 73 minatori si trovavano 240 metri sottoterra, secondo il governo locale. Sono riusciti a risalire in 43.Apparentemente, i minatori intrappolati hanno tentato di scendere ulteriormente per sfuggire al fuoco: i corpi trovati oggi si trovavano tra i 450 e i 640 metri di profondità. Gli incidenti sono frequenti nelle miniere cinesi, in particolare le miniere di carbone in cui 3.215 operai sono morti nel 2008, secondo le statistiche ufficiali, ritenute in gran parte sottostimate da organizzazioni non governative.
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