Emissioni Usa: giro di vite sullo smog. L'Epa propone di rivedere i limiti dell’era Bush
8 gennaio 2010 – Nuova svolta anti Bush negli Stati Uniti. Nel mirino questa volta finiscono i limiti alle emissioni di smog stabiliti dalla precedente amministriazione, ritenuti troppo blandi da scienziati e ambientalisti. Il ministero dell’ambiente americano, l’Epa, della nuova amministrazione targata Obama vuole limiti molto più severi.
Per questo ha avanzato ieri una proposta che, se passerà, potrebbe costare alle industrie più inquinanti fino a 90 miliardi dollari. Cifra pari tuttavia a un taglio di 100 miliardi di dollari delle spese sanitarie dei cittadini dovute ad asma, tumori e altre patologie delle vie respiratorie e alla perdita di posti di lavoro. Per non parlare del risparmio sui costi ambientali.
La proposta sarà ora sottoposta a una consultazione pubblica di 60 giorni di prima di una decisione definitiva che potrebbe essere raggiunta entro l’estate prossima. La mossa dell’Epa ha ricevuto le lodi delle associazioni ambientali, ma come era prevedibile ha scatenato le proteste delle associazioni industriali.
Secondo le disposizioni proposte, queste ultime dovranno limitare le emissioni di ozono troposferico, e di altre sostanze inquinanti, tra 0,060 e 0,070 parti per milione (ppm) su un lasso di tempo di otto ore. Il limite, molto contestato dalle associazione ambientaliste, stabilito dall’Epa nell’era Bush era a 0,075 parti per milione.
I settori più colpiti sarebbero quello energetico, con in testa le centrali a carbone, ma anche i trasporti aereo e marittimo, più di quello su gomma, e l’industria chimica.
Contee e Stati dovrebbero presentare i piani di attuazione della normativa entro la fine del 2013 o all’inizio del 2014.
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Carissimi,
vi invio questi altri due scritti che spero possano interessarvi: la schiera di medici/oncologi/ricercatori che sta dicendo come stanno le cose è in aumento: la lettera del 2005 di S. Epstein, grande oncologo e scienziato americano lo testimonia.
Caro Direttore,
si è appena conclusa la settimana per la ricerca sul cancro che ha trovato, come ogni anno, ampio spazio in radio, tv e giornali; per un caso certamente fortuito, tuttavia, proprio domenica sera è andata in onda su RAI 1, alle 23.30, un’inchiesta sugli oltre 50 siti particolarmenteinquinati del nostro paese ed è apparso chiaro a tutti che vivere a contatto con grandi impianti che emettono diossine, metalli pesanti, amianto, cancerogeni di ogni tipo, rappresenta un indiscutibile rischio per la salute dell’ambiente, degli animali, dell’uomo: in questi luoghi infatti l’incidenza di malformazioni alla nascita, aborti spontanei, cancro ed altre malattie è a livelli stratosferici.
Le due notizie mi hanno fatto pensare: da un lato si continuano a fare iniziative volte alla “ricerca per il cancro ” lasciando intendere che prima o poi si arriverà alla soluzione del problema, magari con qualche farmaco miracoloso, dall’altro lato non si fanno le necessarie bonifiche e tutt’al più si interviene abbattendo i capi di bestiame contaminati, si permette che le persone vivano in territori inzuppati di cancerogeni , in attesa forse che questi facciano il loro effetto…. visto che per ora non si abbattono le persone inquinate!
Sono decenni che si raccolgono soldi, tanti soldi, per la ricerca sul cancro: in U.S.A fino al 2005 sono stati investiti oltre 50 miliardi di dollari, ma, se da un lato diminuisce l’incidenza di alcuni tipi di tumore (specie quelli correlati al tabagismo, abitudine fortunatamente in diminuzione specie nei maschi), dall’altro ci si ammala sempre di più per tumori a prostata, testicolo, mammella, tiroide, linfomi , melanoma, pancreas, fegato… e via dicendo. Certo, per alcuni tipi di tumore, anche in stadi avanzati, qualche miglioramento della sopravvivenza è stato raggiunto: ma a che prezzo, sia in termini di effetti collaterali che economici? Un articolo recente ha valutato che a New York negli anni ’90 si poteva prolungare di 11,5 mesi la vita di un paziente affetto da tumore al costo di 500 $, nel 2004, per lo stesso tipo di cancro e nel medesimo stadio, erano disponibili cure in grado di prolungare la vita di 22,5 mesi al costo di 250.000 $. Davvero possiamo onestamente pensare di poter sostenere questi costi e soprattutto che così facendo si apra un reale spiraglio nella guerra contro il cancro? Siamo in tanti fra “addetti” e “non addetti” ai lavori a ritenere che questo approccio sia perdente e vorremmo che si invertisse al più presto la rotta, o che per lo meno la ricerca di efficaci terapie fosse accompagnata da pari investimenti per la rimozione delle cause del cancro: in U.S.A. il National Cancer Institute investe meno del 3% per la reale prevenzione della malattia e l’America Cancer Society addirittura meno dello 0.1 %...Non oso immaginare quali siano le somme corrispondenti nel nostro paese.
Non si trascuri inoltre il fatto che un’altra, indispensabile azione, è quella di fornire ai cittadini informazioni scientificamente corrette, chiare, complete e dettagliate sui tanti agenti cancerogeni presenti nel nostro habitat e di conseguenza spingere sempre più i politici all’adozione di misure concrete di protezione della salute pubblica.Secondo un recentissimo rapporto dell’OMS nel 2030 il cancro sarà la prima causa di morte nel mondo e già oggi in Italia la probabilità di ricevere una diagnosi di cancro nell’arco della vita (da 0 a 84 anni) riguarda ormai il 50% di noi, quindi 1 su 2 sia fra i maschi che fra le femmine si ammalerà di questa malattia e sempre più saranno colpiti giovani, donne, bambini…
L’informazione che va per la maggiore circa le cause del cancro è quella che ci si ammala di tumore a causa di scorretti stili di vita, di fattori ereditari e soprattutto a causa dell’invecchiamento: il risultato di questi messaggi è che oltre che ammalati ci si sente anche colpevolizzati e si avvalora l’idea che contrarre il cancro sia una cosa quasi ineluttabile, quasi che morire di vecchiaia fosse ormai diventata un’ utopia! In realtà un’ampia ricerca condotta in 7 aree del mondo ha dimostrato che i fattori di rischio comunemente invocati danno ragione di non più del 40% dei casi di cancro: a cosa dobbiamo quindi imputare il restante 60%?Non sarà il caso di cominciare a guardarci intorno e chiederci che ruolo hanno pesticidi, diossine, nichel, cadmio, cromo, benzene, PCB…e gli altri numerosissimi veleni presenti ormai stabilmente nell’ambiente di vita e soprattutto in aria, acqua, cibo, sostanze che stanno minando sempre più drammaticamente la salute nostra e soprattutto dei nostri bambini?
Sono un medico all’antica e sono sempre più convinta che il tipo di cancro da cui certamente - nel 100% dei casi - si guarisce è quello di cui NON ci si ammala e faccio una proposta: istituire la settimana della CIC“Corretta Informazione Cancro” dando spazio ai tanti medici, ricercatori, studiosi che anche nel nostro paese stanno portando avanti questi concetti e che si sono dati l’obiettivo prioritario di salvaguardare la Salute e rimanere SANI, non quello di “inseguire” le malattie senza mai intervenire sulle loro cause.
Una informazione rigorosa, indipendente, scientificamente corretta è il primo strumento che si deve mettere in atto se davvero si vuole uscire dal pantano in cui anche l’Oncologia si dibatte.
Perché poi non si impiegano i soldi raccolti nella settimana appena trascorsa per la bonifica dei siti inquinati nel nostro paese?
Danei G.: Causes of cancer in the world: comparative risk assessment of nine behavioural and environmental risk factors Lancet 366: 1784-1793, 2003
Clapp RW et al: Environmental and Occupational Causes of Cancer, Lowell Center for Sustainable Production, 2007
Devra Davis: La Storia Segreta della Guerra al Cancro
Samuel S. Epstein: How to win the war against cancer, 2005 http://www.preventcancer.com/
Patrizia Gentilini Medico Oncologo ed Ematologo, Associazione Medici per l’ Ambiente ISDE Italia
Forlì 11 Novembre 2009
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