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19 marzo 2010

Edipower presenta il piano industriale: no alla conversione, si al carbonile/Energia a misura d’ambiente

Tratto da noalcarbone


Edipower presenta il piano industriale: no alla conversione, si al carbonile

Il Ministro Prestigiacomo l'aveva ricompresa tra le opere "strategiche per lo sviluppo ambientale del nostro paese". Adesso c'è la conferma che Edipower non la realizzerà mai, nonostante abbia richiesto ed ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale.

Con la pre-conferenza di servizi svolta ieri a Roma, Brindisi dice addio alla riconversione a ciclo combinato di due dei quattro gruppi a carbone della centrale Brindisi nord. Edipower, che l'aveva già annunciato ai Sindacati in un incontro svolto a Bari nel settembre dello scorso anno e che l'aveva formalizzata, in fase di consultazione alla Regione Puglia per l’elaborazione del PEAR,
ha confermato che intende rinunciare definitivamente alla riattivazione a turbogas dei due gruppi fermi da tempo.
Delle opere di che avevano già ricevuto la Via dal Ministero dell'Ambiente, Edipower ha confermato la realizzazione del carbonile coperto. Si farà nell’attuale perimetro del sito produttivo non appena ricevute le autorizzazioni e costerà circa 40 milioni di euro.
Del nuovo piano industriale di Edipower fanno parte anche il sistema di trasporto del carbone con nastri chiusi, la modifica dell'opera di presa dell'acqua di mare e l'installazione di sistemi di desolforazione dei fumi (DeSox).

Da alcuni commenti apparsi sulla stampa pare che la valutazione dei rappresentanti istituzionali del nostro territorio sia improntata alla complessiva soddisfazione.
Per loro, comunque, non sarà semplice spiegare alla gente perchè una centrale insediata a ridosso del centro abitato di Brindisi, e che avrebbe dovuto chiudere i battenti da circa dieci anni, continuerà a produrre con due gruppi a carbone sebbene abbia l'autorizzazione ad utilizzare un propellente molto meno dannoso per la salute dei cittadini...
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LE RINNOVABILI CONSENTIRANNO UNA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI CO2

Energia a misura d’ambiente

Fotovoltaico, solare ed eolico per vincere la sfida di Kyoto. I nuovi sviluppi della ricerca

Tratto da Il corriere della sera.it

Pale eoliche
Pale eoliche
L’ambiente è il grande malato del nostro tempo. Le diagnosi che giungono dai centri di ricerca non sono troppo rassicuranti e nei summit internazionali emerge, costante, l’urgenza di trovare soluzioni prima che le terapie risultino inefficaci.

Non c’è occasione in cui gli scienziati non sostengano la necessità di fare presto, indicando nel cambiamento radicale del nostro stile di vita e nello sviluppo di tecnologie mirate due degli strumenti principali per la svolta. Una ricetta complessa che prevede il contenimento degli sprechi, un nuovo atteggiamento nei confronti delle fonti alternative - non più percepite come opzioni marginali, bensì come scelte su cui puntare per il futuro - l’investimento nel campo delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile. Eolica, solare, da biomasse, idroelettrica: le fonti per produrre energia elettrica a basso impatto stanno prendendo piede anche in Italia. I mulini, che talvolta suscitano le proteste degli ambientalisti, sono una delle realtà più sorprendenti per indice di sviluppo annuo. Questa tecnologia,considerata matura, continua infatti a mostrarsi competitiva e capace di crescere ogni 12 mesi con percentuali a due cifre. E poi c’è il solare, declinato nelle sue varie forme: una risorsa preziosa soprattutto per la fascia dei Paesi mediterranei.

NUOVE TECNOLOGIE PER IL SOLARE
Ormai non si parla più esclusivamente di solare termico (utilizzato per il riscaldamento dell’acqua) e di fotovoltaico, destinato alla produzione di energia elettrica. Il solare termico a concentrazione (CSP: Concentrating Solar Power), ad esempio, è oggetto di una straordinaria riscoperta. Dietro la sigla sibillina si nasconde un’idea che la leggenda fa risalire al filosofo Archimede, noto per la sua intuizione di impiegare gli specchi per generare fasci di calore in grado di distruggere le navi che stringevano d’assedio la città di Siracusa. La sua scoperta, debitamente aggiornata, è il fulcro di una nuova generazione di centrali in cui la concentrazione della radiazione solare viene utilizzata per produrre calore ad alta temperatura per l’elettrogenerazione o per altre applicazioni quali la dissalazione dell’acqua marina. Gli specchi, a seconda del tipo di impianto e di tecnologia impiegata, possono generare temperature d’esercizio fra i 550 e 1000°C. Questa pare essere la soluzione ideale per tutta la fascia dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, che godono di una buona insolazione in ogni periodo dell’anno. Accanto ai grandi poli di produzione, il fotovoltaico dimostra poi una sorprendente vitalità nel mercato delle installazioni domestico residenziali, dove a farla da padrone è il classico pannello solare.

Leggi l'articolo integrale

18 marzo 2010

TERRA TERRA
16.03.2010
  • Tratto da "il Manifesto"|
  • di Marina Forti
    La rivoluzione sui tetti

  • Cipro ha il primato mondiale, l'Europa è alla rincorsa, la Cina sta per superare tutti. Si tratta dei collettori di energia solare per produrre acqua calda: probabilmente è proprio questa che comincia a decollare, tra le tecnologie finora studiate per sfruttare l'energia della nostra stella di riferimento, il sole. Lo fa notare Lester Brown, fondatore del Earth Policy Institute e storico ambientalista americano, in una delle sue note sulla «politica della terra». Bisogna riconoscere a Brown la capacità di guardare il lato positivo: il vertice di Copenhagen è fallito, un trattato mondiale sul clima sembra impossibile in tempi brevi; la scienza del clima è sotto attacco; l'urgenza di cambiare il modo di produrre e consumare energia sembra svanita dalle priorità politiche internazionali - e però, ecco: il costo di produzione dei collettori di energia solare per produrre acqua calda sta scendendo e questi apparecchi stanno spuntando come funghi sui tetti di tutto il mondo. I dati citati da Brown non sono da poco. Sui tetti della Cina sono installati 27 milioni di collettori solari per scaldare acqua. Ci sono quasi 4.000 ditte cinesi capaci di produrli. Tecnologia relativamente semplice ed economica, il collettore solare si va diffondendo come il fuoco sulla paglia nei villaggi rurali che non hanno elettricità: con l'equivalente di 200 dollari, finalmente l'acqua calda. Un po' come il cellulare ha portato per la prima volta il telefono in zone remote, dimenticate dai cavi della rete fissa. Ora il governo centrale cinese progetta di portare gli attuali 114 milioni di metri quadri di collettori solari installati sui tetti a 300 milioni di mq entro il 2020. Già, nota Brown, l'energia prodotta in Cina da questi collettori solari è pari all'elettricità generata da 49 centrali elettriche a carbone.
    Anche in Europa - completamente elettrificata, ma dove il costo dell'energia è alto - i collettori solari si diffondono. Il 15% delle case in Austria scalda l'acqua con collettori solari, e anche qui ci sono interi villaggi dove tutti i tetti hanno un collettore. In Germania circa 2 milioni di persone vivono in case dove acqua e ambienti sono riscaldati da sistemi solari sui tetti. Insieme alla Grecia, sono i paesi europei all'avanguardia; Francia e Spagna seguono. In Spagna una legge del 2006 richiede di installare collettori solari su tutti gli edifici nuovi o in ristrutturazione. Il Portogallo ha approvato una legge simile di recente (l'Italia non compare in questa lista: sorpresi?).............Leggi l'articolo integrale

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