Tratto da Ansa News
Civitavecchia, operai intossicati in centrale Enel
Si rompe una tubatura, fuga di ammoniaca nell'impianto Enel di Civitavecchia
03 aprile, 13:54ROMA - E' morto uno dei quattro operai rimasti intossicati dall'ammoniaca all'interno della centrale Enel a carbone di "Torre Valdaliga Nord", e non nell'impianto Enelgreenpower del Gruppo Enel, come si era appreso in precedenza. L'uomo, dipendente di una ditta appaltatrice, era stato ricoverato in gravi condizioni nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Paolo di Civitavecchia. L'incidente è avvenuto poco prima di mezzogiorno nell'area dell'impianto dove viene stoccata l'ammoniaca utilizzata per abbassare le emissioni del monossido di azoto che si sviluppo durante il processo produttivo. Le condizioni degli altri tre operai coinvolti nell'incidente non destano particolari preoccupazioni.Sul posto sono intervenuti cinque squadre dei vigili del fuoco e l'impianto è già stato messo in sicurezza.
Tratto da Ecoblog
La morte annunciata dell'operaio della centrale Enelgreenpower di Torrevaldaliga
E’ una morte annunciata quella di Sergio Capitani operaio di 33 anni alla centrale Enel Greenpower di Torrevaldiga inaugurata il 30 luglio 2009 dal premier Berlusconi. I comitati cittadini e Greenpeace oramai da anni si battono perché la centrale non è mai stata considerata sicura.
Dopo una integrazione di VIA, concessa dal Ministero dell’ambiente nell’agosto del 2009sembrava che il capitolo sicurezza potesse essere archiviato. Oggi l’incidente: un tubo si è rotto facendo fuoriuscire ammoniaca. Il potente getto ha colpito in pieno Sergio Capitani e altri 3 operai che ora versano in gravi condizioni. Gli inquirenti indagano sulle cause dell’incidente.
Scrivevano nel settembre 2009 i Comitati:
Il fatto che Enel abbia chiesto il rinnovo dell’AIA con due anni di anticipo dimostra la fondatezza delle denunce. Invece il silenzio colpevole dei sindaci e il mutismo dei consiglieri comunali, soprattutto dei medici, stride sempre più con l’attività di chi si batte per salvare questo territorio dall’industralizzazione pesante rilanciata dal carbone. Gli amministratori non vedono, non sentono e non parlano. E non si tratta di questioni sofisticate bensì di cose semplici. Alcuni esempi: nella domanda di rinnovo Enel chiede di bruciare più carbone, 4.500.000 di tonnellate invece delle 3.900.000 autorizzate nel 2003 dal Ministero delle Attività Produttive. Se Enel dovesse spuntarla le 600.000 tonnellate annue in più saranno state approvate anche da chi avrà taciuto e sarà corresponsabile di quell’incremento di morbilità e mortalità che i programmi di calcolo dell’ Unione Europea permettono di calcolare con precisione. Poi c’è la questione del monossido di carbonio (CO) che Enel vuole rilasciare nell’ambiente in quantità tre volte maggiore di quella massima consentita dalle norme europee. Anche in questo caso il silenzio è colpevole.
Foto | Nocoke Tarquinia
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