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13 maggio 2010

2010/05/13 A PROPOSITO DI ARPAL......./.Brindisi, morire di carbone

A PROPOSITO DI ARPAL CI E' STATO SEGNALATO QUESTO ARTICOLO



La Stoppani di Cogoleto/ArenzanoSono circa una quindicina gli indagati dell'Arpal nell'ambito di un inchiesta blindatissima. Diverse sono le contestazioni che vanno dal falso all'abuso d'ufficio, sino alla corruzione e turbativa d'asta. Perquisizioni e sequestri di documenti sono stati effettuati dai Noe di Genova sotto il coordinamento del pm Calleri del pool sui reati della Pubblica Amministrazione.

Il quadro su cui lavorano in Procura è quindi complesso: società avvisate prima delle ispezioni che sarebbero state effettuate, dati sull'inquinamento falsificati, esiti degli esami modificati nella stesura delle relazioni conclusive, fascicoli non trasmessi alla Procura... ma anche un conflitto di interessi per l'incarico alla SIGE, che porta alla contestazione della turbativa d'asta ...............


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Tratto da" Inviato speciale "

Brindisi, morire di carbone

Il carbone pulito è una favola. Il carbone è sporco e radioattivo. Ogni anno l’Unione Europea per monitorare il rispetto del protocollo di Kyoto da parte delle grandi industrie fornisce delle cifre sulla produzione della CO2. Nel 2008 le 12 centrali a carbone presenti in Italia sono stati gli impianti che hanno in assoluto inquinato di più rispetto ai limiti fissati dalla normativa europea sulla CO2, la cosiddetta ‘emission trading system’.

La centrale termoelettrica “Federico II” di Brindisi, con le sue 14 milioni di tonnellate di CO2 emesse è in testa alle dodici. In controtendenza rispetto a tutto il settore termoelettrico le 12 sorelle hanno mantenuto elevate emissioni di gas serra sforando di oltre 7 milioni di tonnellate di anidride carbonica il tetto imposto.

Un “eccesso” che, secondo le sanzioni previste dalla direttiva, costerà all’incirca 97 milioni di euro, e che rischia di essere esternalizzato finendo sulle bollette delle famiglie italiane in attesa di rincari ancora più cospicui nei prossimi anni. Come stimato nell’ultimo rapporto di Legambiente sul carbone (“Vecchio, sporco e cattivo”, pubblicato il 10 febbraio 2010 e consultabile dal sitowww.legambiente.it), nel 2012 le “multe” di Kyoto sul carbone italiano potrebbero arrivare a superare il miliardo di euro con buona pace della tanto decantata riduzione delle bollette per gli italiani. Il carbone quindi è in assoluto la fonte più dannosa per il clima e nemmeno le più moderne tecnologie sono oggi in grado di ridurre il suo impatto sul pianeta. Ma il grave errore che si compie quando si parla delle centrali a carbone è limitarsi a discutere di CO2.

Esiste una legge della natura che si chiama principio di conservazione della massa e risale al 1786. “Nulla si crea nulla si distrugge. Tutto si trasforma”. Tutto ciò che io brucio viene trasformato in qualcos’altro che però mantiene la stessa massa. Se io brucio una tonnellata di carbone dall’altra parte avrò una tonnellata di residuo composto da diossine ,anidrite carbonica e tantissimi metalli pesanti. Quindi oltre alla CO2 avrò tutta una serie di inquinanti nell’aria, che non posso togliere, sottoforma di micro e nano particelle. Questo è un fatto chimico fisico della natura, neanche l’Enel con i suoi potenti mezzi può dire il contrario.

Il problema si aggrava perché il carbone è radioattivo, quindi si ha una radioattività in atmosfera che subisce chi vive nell’ambito delle centrali a carbone. Il 90 per cento degli elementi radioattivi emessi dalle centrali a carbone è costituito dal Polonio-210 e dal Piombo-210. Il primo impiega più di quattro mesi a dimezzare la propria radioattività, il secondo 22 anni. Il che significa che quando una particella di Piombo-210, trasportata dalle polveri emesse dalle centrali, si deposita nei polmoni o in qualsiasi parte del nostro organismo, irradierà le nostre cellule per buona parte della nostra vita. Enel dice di possedere la tecnologia per abbattere la gran parte delle emissioni di questi materiali, ma si ferma lì e non dice che fine fanno le ceneri residue. Perché ammesso che gli abbattitori funzionino, il problema si sposta ma non si elimina. Tutto questo si chiama “morire a norma di legge”.

Noi ci stiamo suicidando e come tutti i suicidi lo facciamo consapevolmente. ....... Uno studio molto importante è quello effettuato da Maria Serinelli ed Emilio Granicolo, ricercatori del Cnr, sui decessi a Brindisi in rapporto ai valori giornalieri degli inquinanti. Il passo successivo necessario dovrebbe essere la ricerca di questi inquinanti nell’organismo delle persone più vicine alle fonti di inquinamento.

In Spagna l’Istituto Nazionale di Epidemiologia ha pubblicato sulla rivista “Science of Total Environment” uno studio i cui risultati descrivono per la popolazione che vive in prossimità di impianti che bruciano combustibili fossili, un maggior di rischio di morte per tumore al polmone , laringe e vescica. Il rischio è ancora maggiore per il tumore del laringe e della vescica quando il combustibile usato è il carbone. Il fenomeno risente della distanza dall’impianto, cioè il rischio diminuisce nella popolazione a maggior distanza dalla centrale. Nella stessa ricerca si riporta che secondo altri autori gli impianti che impiegano carbone in tutto il mondo sono i maggiori emettitori di radioattività nell’ambiente.

Uno studio effettuato dal professor Dubnov ha dimostrato che l’inquinamento dell’aria causato da una centrale a carbone, sebbene nei limiti di legge, ha un effetto negativo sulla maturazione e la crescita polmonare dei bambini che vivono nella stessa area (Environ Res 2006,4). A Roma è stato dimostrato che il numero dei ricoveri di bambini affetti da polmonite aumenta in rapporto all’innalzamento dei livelli di inquinamento atmosferico(Eur Respir J 2001;17;1143-50).

Secondo uno studio dell’agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat), la via principale di ingresso nell’organismo umano delle sostanze radioattive emesse dalle centrali a carbone è l’ingestione, cioè l’alimentazione, che complessivamente rappresenta il 78 – 98% di tutte le possibili vie di contaminazione, se si utilizzano, secondo alcuni modelli di simulazione, solo prodotti locali. In funzione della distanza il contributo alla dose dovuta all’alimentazione diminuisce leggermente, mentre aumenta sensibilmente il contributo dovuto all’inalazione (cioè alla respirazione, ndr) dalla nube. Ci sono anche studi che riguardano i costi esterni della produzione dell’energia.

Perché produrre energia bruciando carbone significa sostenere ingenti spese sanitarie. Ma di questo nessuno ne parla. Le Autorità fanno finta di non sapere e invece lo sanno benissimo. Lo sa benissimo il Governo che avrebbe il dovere di informare la popolazione che trarre energia dai fossili provoca un danno importante......

Come si rimane dopo essere a conoscenza di queste ricerche? Molti scrolleranno le spalle, ignavi, mormorando “Tanto non c’è più niente da fare”; altri si chiederanno “Ma cosa possiamo fare?”; pochi, ma onesti, continueranno a lottare ed a difendere quella dignità che, ahimè, molti hanno svenduto.

Leggi l'articolo integrale

Gianni delle Gemme (Hanno collaborato Maurizio Portaluri e Giovanni Ghirga)www.noalcarbonebrindisi.blogspot.com

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Tratto da noalcarbone

13 maggio 2010

INQUINAMENTO KO ECCO LA BOZZA DELL'ENEL

SVOLTA POSSIBILE NELL'ACCORDO CON LE ISTITUZIONI
da "La Gazzetta D
Grassetto
el Mezzogiorno" Mercoledì 12 Maggio

• Sarebbe pronta la bozza delle convenzioni che legherebbe in un accordo le istituzioni locali e le società energetiche insediate sul territorio. Copertura del carbonile, riduzioni di polveri (-64%), anidride solforosa (-35%) e ossido di azoto (-25%).Tra le ipotesi anche la riduzione dell’emissione di C02. Si otterrebbe attraverso il ricorso al combustibile da rifiuto (cdr). Nella bozza si farebbe riferimento anche alla legge regionale che prevede la possibilità delle aziende che riducono il C02 e inquinanti di avere una percorso «privilegiato» nel rilascio delle autorizzazioni per la costruzioni di impianti fotovoltaici o eolici. Sarà il caso dei terreni nei pressi del nastro trasportatore di Enel? Sarà proprio l’azienda elettrica a realizzarli, sottoscrivendo accordi con Comune, Provincia e Regione? E tra le ipotesi fatte anche quella dell’insediamento di impianti di biomasse e prodotti che utilizzeranno il calore della centrale di Cerano. Le cosiddette convenzioni avrebbero dovute essere formalizzate e sottoscritte già entro la fine dello scorso anno. Ma intanto sull’argomento corrono voci e presunte bozze di ipotesi. Nient’altro. Non si ha notizia di prossimi incontri ufficiali, nè di ufficiosi. E, intanto, viene costituito il Comitato tecnico delle associazioni degli agricoltori. «Sette i rappresentanti - si legge in una nota dell’Enel - delle principali associazioni degli agricoltori - Confcoperative, Cia, Coldiretti , Confagricoltura, Ugc Cisl, Associazione Agricoltura Ambiente Italia, Codiamsa - che con rappresentanti di Enel hanno costituito il Comitato Tecnico previsto dall’Accordo Quadro sottoscritto lo scorso mese di febbraio. Tale accordo sostiene l'integrazione tra attività agricole ed esigenze industriali lungo la fascia di territorio a ridosso del nastro trasportatore del carbone che dalla zona industriale arriva fino alla Centrale “Federico II” di Brindisi». «Sarà compito del Comitato - contiua la nota dell’Enel - elaborare progetti che permettano l’integrazione del nastro trasportatore con il territorio circostante attraverso la realizzazione di una bar riera arborea e di un programma di riqualificazione e riconversione dei terreni su quali gravava il divieto di coltivazione. L’attuazione di qualsivoglia progetto prevede però, a questo punto, che il Ministero dell’Ambiente provveda a restituire definitivamente i terreni ai loro usi legittimi». «Già un anno fa - conclude la nota Enel - Arpa e Università di Lecce avevano reso nota la valutazione di rischio sui terreni limitrofi alla centrale Enel di Brindisi indicando la possibilità di un loro utilizzo per la coltivazione a fini non alimentari. Le Associazioni degli agricoltori chiederanno al Presidente della Regione Nichi Vendola un incontro per presentare l’accordo sottoscritto con Enel e intervenire nuovamente presso il Ministero dell’Ambiente per la definizione dell’annosa vicenda».

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