Le autorità tedesche hanno stabilito l’evacuazione di un centro di stoccaggio di rifiuti radioattivi depositati in una antica cava, a causa di una infiltrazione d’acqua.

«Una montagna di fusti gialli su cui spicca il simbolo del nucleare. Uno strato di sale e di cemento al di sopra, e ancora sale a chiudere l’accesso alla grotta. Un volume di massa radioattiva equivalente a 60 appartamenti, depositato tra il 1967 e il 1978 nella cava di sale dismessa di Asse, al centro della Germania. 126.000 fusti di rifiuti radioattivi, alcuni ben allineati ed altri alla rinfusa, che sarebbero dovuti rimanere lì per l’eternità.

Meno di 30 anni dopo, il sito di Asse ha assunto quasi la fisionomia di una catastrofe ecologica. Il sito, geologicamente instabile, soffre d’infiltrazioni d’acqua. Ed alcuni fusti si sono rovesciati. Di fronte alla gravità della situazione, l’ufficio federale BfS incaricato della gestione del sito ha optato lo scorso gennaio per l’evacuazione di Asse. Questa operazione inedita, altamente complessa sul piano tecnico, durerà 20 anni e potrà costare allo Stato tra i 2 e i 3 miliardi di euro. La scorsa settimana, il governo ha ventilato per la prima volta l’ipotesi di istituire una tassa nucleare“, da utilizzare soprattutto per finanziare questa operazione».

Inizia così l’articolo dal titolo “Allarme nucleare nel cuore della Germania” che lo svizzero «Le Temps» dedica il 29 giugno al problema delle scorie nucleari (qui tradotto integralmente).

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Tratto da Ecologiae


Nuove bollette elettriche, l’ennesima truffa dell’Autorità per l’energia

Nella giornata di ieri stavo seguendo il telegiornale, quando un annuncio mi ha raggelato il sangue nelle vene. L’Autorità per l’energia ha annunciato che dall’inizio di luglio le bollette dell’elettricità costeranno lo 0,5% in meno rispetto a giugno 2010, ma avverte l’Authority:

L’ultima riduzione sarebbe stata superiore se non si facesse sentire il crescente impatto degli oneri per i sussidi alle fonti rinnovabili che, per legge, fanno parte della bolletta.

A questo punto una persona dotata di buon senso avrebbe già spento il televisore. Ma come si fa a manovrare fino a questo punto l’informazione? Si tratta evidentemente di una strategia di marketing tra le più subdole che solo un Governo pro-nucleare e pro-petrolio potrebbe mettere in atto senza alcuna vergogna.

Nel 1992 è stato istituito il cosiddetto “Cip6“, un sistema per cui è previsto un prelievo dalla bolletta elettrica di una piccola percentuale per finanziare la ricerca e gli investimenti nelle energie rinnovabili. Qualche anno più tardi il Governo Berlusconi introdusse, di fianco alla dicitura “rinnovabili” la parola “e assimilate”. Quello diventò il colpo di grazia per le energie pulite in Italia. Nel Cip6 da quel momento entrò di tutto, dai finanziamenti agli inceneritori (chiamati con il nome più “accettabile” di termovalorizzatori) al nucleare, i quali si divorano gran parte dei finanziamenti destinati alle rinnovabili.

Un esempio? Nel 2006 i cosiddetti finanziamenti alle rinnovabili ammontavano a 4 miliardi di euro, ma solo 1,2 furono effettivamente destinati alle vere rinnovabili (solare, eolico, ecc.), mentre 2,8 miliardi andarono perlopiù agli inceneritori. Nel 2008 la situazione peggiora, in quanto dei 2,3 miliardi di euro prelevati, appena 0,95 sono finiti negli investimenti riguardanti le vere rinnovabili, e quasi tutto il resto è stato investito in ricerca e sviluppo del nucleare. Dopo di allora c’è stato, tra gli altri provvedimenti scandalosi, il vergognoso accordo con la Francia, in cui Sarkozy ci vendeva a caro prezzo i suoi scarti che Berlusconi accoglieva a braccia aperte pagandoli con i soldi degli italiani, o meglio, con i soldi destinati alle rinnovabili.

Ma non finisce qui. Si può pensare che almeno l’Italia investa nella ricerca. Ed invece scopriamo che nel 1987 il nostro Paese investiva addirittura di più rispetto a quanto non investa oggi: 144 milioni di dollari contro i 67 del 2006, mentre ovviamente la ricerca sui combustibili fossili è aumentata, passando dai 15 milioni di dollari degli anni ‘80 ai 53 dei giorni nostri.

Inoltre la maggior parte degli investimenti nelle strutture destinate alle rinnovabili viene effettuato da privati o dall’Enel, che è in parte privata, mentre ogni singolo centesimo che finisce in progetti per il nucleare viene sborsato dallo Stato.

Non ci venite a dire quindi che la bolletta elettrica costerebbe meno se non fosse per le rinnovabili, perché non ci crede nessuno.

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Tratto da Peacelink

Anche Eni non rispetta il territorio

Il 1° luglio scadrà un bando di gara per la realizzazione di una nuova centrale elettrica a Taranto: ci chiediamo cosa intenda fare in concreto il Sindaco, perdurando il silenzio della Provincia, al quale, oramai, siamo già abituati
29 giugno 2010 - Altamarea (Coordinamento di cittadini e associazioni)

La Grande Industria, in questo caso l'ENI, continua a non rispettare questo territorio e la sua gente, complice la perdurante latitanza della politica.Raffineria ENI di Taranto

A breve, il 1° luglio, scadrà un bando di gara per la realizzazione di una nuova centrale elettrica a Taranto, per alimentare la quale sarà realizzato un nuovo metanodotto che, come nelle precedenti occasioni, andrà ad incidere lungo il suo tracciato su di un'area di grande importanza idrogeologica, la sorgente del fiume Tara, ed archeologica, in occasione di precedenti lavori in quella zona era stata ritrovata la sede dell'antica Via Appia.

L'operazione porterebbe ad un aumento della produzione di CO2 del 276%, in evidente controtendenza con quanto stabilito nel trattato di Kyoto andando ad impattare su di una situazione già fortemente compromessa come quella di Taranto.

Si rimane a dir poco sconcertati davanti a tanta incongruità di manifestazione di intenti, quando si pensa che da una parte il Comune di Taranto annuncia operazioni di bonifica del quartiere Tamburi, ancora tutte da chiarire, e dall'altra nulla faccia in concreto per impedire questa ulteriore operazione in danno della salute e del territorio.

Le competenze sono del Governo centrale che ha già concesso la VIA al progetto dell'Eni, ed è appena il caso di chiedersi se era a programmi di questo tipo che si riferiva il ministro Prestigiacomo quando, in occasione dell'inaugurazione dell'impianto ad Urea dell'Ilva di Taranto, parlava di ulteriori azioni per migliorare la situazione "ambientale" a Taranto.

Ma è anche vero che il parere dei cittadini espresso per il tramite degli Enti Locali ha la sua rilevanza. A fronte di un parere negativo già espresso da Regione e Comune, e diamo atto alla Regione di aver annunciato un ricorso al Tar avverso l'atto autorizzativo del Governo, ci chiediamo cosa intenda fare in concreto il Sindaco, perdurando il silenzio della Provincia, al quale, oramai, siamo già abituati.

Riteniamo sia giunta l'ora che la politica dia delle risposte certe ed inequivocabili ai quesiti che da troppo tempo le Associazioni e i Cittadini rivolgono ai loro rappresentanti ai quali è stato, a suo tempo, dato mandato elettorale.

Il silenzio della politica in merito a questioni così sentite, oltre a non risolvere i problemi che vengono ormai quotidianamente sottoposti all'attenzione dell'opinione pubblica, non fa altro che alimentare una crescente tensione ed un pericoloso scollamento tra cittadinanza, puntualmente delusa, e classe politica sempre più arroccata, anche in provincia, come una casta.

Alla classe politica si chiedono risposte e a tal proposito chiediamo l'istituzione di un tavolo permanente con la presenza degli Enti pubblici, delle Associazioni e di tutte le parti sociali interessate al fine di avviare un confronto su quella che oramai potremmo definire la "Vertenza Ambientale" a Taranto.