Tratto da UnoNotizie
- ROMA, INCENERITORE TRA CASE E ASILO NIDO . i cittadini presentano ricorso.Il Presidente della Provincia li chiama in giudizio
Lazio, ultime notizie Roma - La Provincia di Roma, dopo un lungo e controverso iter, ha concesso l’Autorizzazione Integrata Ambientale all’inceneritore di rifiuti tossici e nocivi della Basf via di Salone SENZA TENERE CONTO del PARERE VINCOLANTE del Sindaco di Roma, che, per legge, è chiamato a tutelare la salute dei Cittadini.
Alcuni Cittadini, in proprio e come membri del Comitato di Quartiere di Case Rosse, hanno presentato, entro i termini, regolare Ricorso Straordinario al Capo dello Stato contro l’Autorizzazione, concessa per una durata e con una motivazione diverse da quelle riportate nel parere del Sindaco di Roma.
L’On. Gianni Alemanno ha indicato, in modo chiaro ed inequivocabile, che il parere sarebbe stato favorevole, ma limitato ad un anno ed a condizione che la Basf avesse sperimentato in questo periodo una nuova tecnologia ad emissioni zero, come l’AquaCritox, insostituzione dell’inceneritore.
Nel caso in cui la sperimentazione dell’AquaCritox non fosse andata a buon fine, il parere del Sindaco Alemanno prevede l’istituzione di un tavolo con la Basf per concordare la delocalizzazione dell’inceneritore o dell’intero stabilimento.
Invece, la Provincia ha ignorato tale condizione sostituendola,ingiustificatamente, con l’esito dei controlli che il Sindaco ha anche indicato ma aventi invece la semplice funzione di “sistema di sorveglianza ambientale e sanitario a garanzia del costante mantenimento delle condizioni di rischio per la salute dellapopolazione ai più bassi livelli tecnicamente possibili” così come indicato in una nota dalla ASL RMB che ha espresso anch’essa parere negativo all’inceneritore.
I Cittadini ed i Comitati non hanno potuto presentare il Ricorso al TAR del Lazio per l’impossibilità a reperire le risorse economiche necessarie. Pertanto l’unico modo per far valere i propri diritti era il Ricorso al Capo dello Stato previsto dalla legge. LA PROVINCIA di ROMA, nella persona del suo Presidente On. Zingaretti, OGGI preclude ai Cittadini anche questa legittima soluzione.
Il Presidente On Zingaretti, dopo aver emanato l’atto, pur non essendo tenuto a farlo, ha ritenuto di trasferire il RICORSO dei Cittadini in SEDE GIURISDIZIONALE, cioè davanti al TAR del Lazio, indirizzandolo verso un percorso particolarmente oneroso.
Se i CITTADINI non avevano le risorse per ricorrere al TAR prima, ugualmente non ce l’hanno ora. Infatti, il ricorso è stato redatto dagli stessi Cittadini e presentato, per loro conto da un Avvocato che ha dato loro una mano curando solo gli adempimenti formali e il deposito e che, non essendo specialista in diritto amministrativo, non può dare loro alcun aiuto in sede giurisdizionale.
Ciò significa che l’Autorizzazione Integrata Ambientale all’inceneritore della BASF, senza la costituzione in giudizio dei Cittadini, verrà confermata senza che vengano mai esaminati da un giudice i numerosi aspetti ritenuti illegittimi ed evidenziati dai Cittadini nei dettagli del Ricorso. IN PARTICOLARE resta inapplicato il Parere vincolante del Sindaco di Roma che è chiaramente negativo per l’inceneritore di rifiuti tossici e nocivi della Basf.
Tutto questo pone i CITTADINI nell’assurda condizione di non potersi difendere da una ISTITUZIONE, la Provincia di Roma, e non dalla BASF che, tra l’altro, sarebbe il reale controinteressato. In questo caso, la legislazione vigente permetterebbe la convalida di un ATTO RITENUTO ILLEGITTIMO con possibili GRAVI CONSEGUENZE SULLA SALUTE DEI CITTADINI.
I CITTADINI combattono da oltre 10 anni contro l’inceneritore della BASF mettendo in continua discussione le Autorizzazioni rilasciate in passato (vedi sito dei Comitati: swww.itotiburtina.altervista.org/ambiente/).
OGGI la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale SOSTITUISCE tutte le vecchie Autorizzazioni con molti dubbi di legittimità che non saranno mai più chiariti perché I CITTADINI non sono messi nella condizione di sottoporli ad alcun giudizio da quelle ISTITUZIONI che invece dovrebbero tutelare la loro salute.
Tali fatti provocano una giustificata perdita di fiducia nelle Istituzioni da parte dei Cittadini!
Si fa un appello a tutte le Associazioni Ambientaliste affinché, almeno una di loro, prenda a cuore questa grave situazione!
Nota sulla recente presa di posizione della Confindustria in merito al raddoppio della centrale termoelettrica EniConfindustria ed Eni
Scrive Confindustria Taranto, in un comunicato: appare evidente che la ricerca del dialogo e della sinergia tra enti ed istituzioni è ormai cosa desueta e non più praticata. Il nostro ormai è un territorio dove non ci si confronta più, in cui le parti di volta in volta coinvolte si affidano unicamente alla carta bollata per dirimere problematiche e controversie che, invece, per la loro portata e ricaduta, meriterebbero ben altra attenzione ed una fattiva e concreta concertazione fra tutti i soggetti istituzionali a vario titolo interessati.
Aggiungiamo noi: è vero. Non c’è più nessuna forma di coinvolgimento dei soggetti a vario titolo cointeressati al miglior funzionamento delle industrie siano essi lavoratori o sindacati o cittadini interessati alla salvaguardia dell’ambiente. Le aziende reclamano la facoltà di liberamente fare impresa ed è giusto che sia così. Le aziende non presentano i progetti per nuovi investimenti concordando con gli enti locali e i cittadini interessati.
Le aziende decidono di investire, preparano la documentazione di rito e qualcuno da Roma autorizza. Ci potete giurare: quel signore non è mai passato vicino alla raffineria ad annusare quel puzzo nauseabondo.
Quel signore non immagina (o sa e finge di non sapere) che accanto alla raffineria c’è un altro mostro inquinante con un’altra centrale termoelettrica capace di dare energia anche alla città.
Quel signore non sa (o finge di non sapere) che non esiste un piano di emergenza per i grandi rischi cui è esposta Taranto.
Quel signore non intende capire che in caso di disastro non rimane viva neanche una mosca nel giro di qualche chilometro.
E vorrebbero ciononostante potenziare i fattori di rischio.
Comincino quanto meno a dotarsi di un piano di emergenza.
Ma i soldi per queste cose non ne vogliono spendere. In caso di disastro muoia Sansone con tutti i Filistei
Di tecnologie avanzate non se ne parla.Si mangiano gli utili.
Meglio potenziare gli impianti. Così si raddoppiano gli utili.
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Il drammatico momento impone una concertazione attiva e propositiva da parte di tutti gli attori istituzionali, politici ed economici (ancora una volta dimenticati i cittadini e le associazioni ambientaliste che hanno diritto ad essere informate), purché sia scevra da protagonismi o ideologie politiche, improntata unicamente alla ricerca ed alla attuazione di un efficace progetto complessivo di sviluppo dell’intero territorio.
Lettera aperta all'Assessore Regionale Michele Pelillo
Tratto da Agorà Magazine
Riforma del codice ambientale: più libero mercato
La riscrittura dell’art 181 sul recupero dei rifiuti, mentre il vecchio testo parlava genericamente di utilizzazione dei rifiuti come” mezzo per produrre energia”, nel senso che si riferiva alle biomasse ( laddove possibile) alla rigassificazione, ecc la nuova formulazione è più esplicita e pone al primo posto l’utilizzazione dei rifiuti “come combustibile”
Nelle definizioni che riguardano sia la gestione dei rifiuti che la raccolta differenziata spariscono i criteri economicità, efficacia, trasparenza ed efficienza.
Dopo tredici anni le raccomandazioni europee sulla gestione da fare, sempre tenendo conto di criteri adeguati al fine di non creare il mercato della “cricca” sui rifiuti, spariscono. Non credo che si tratti di una semplificazione linguistica. Il fatto che questi termini erano in più articoli e sono stati tolti da ogni parte fa capire che l’attuale legislatore li ritiene "inutili".
Nella riscrittura del nuovo articolo sparisce il corposo riferimento, che era nel testo precedente, ai contratti di programma delle pubbliche amministrazioni ed anche spariscono le agevolazioni per le imprese che intendono modificare i propri cicli produttivi, al fine di ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti.
Insomma viene ritenuto orpello tutto quello serviva a garantire la riduzione dei rifiuti alla fonte che è uno degli impegni dell’umanità.
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Tratto da No Coke Civitavecchia
Fanghi tossici e radioattivi sotto il letto del fiume: lo smaltimento all'italiana. "4000 persone a rischio"
Fanghi tossici e radioattivi sotto il letto del fiume: lo smaltimento all'italiana. "4000 persone a rischio"
La storia è iniziata con un aumento evidente di decessi per tumori di svariate specie, tra la popolazione vicina al comune di Paola (Calabria).
Fonte
"AMANTEA - "Più di quattromila persone a rischio". Insomma, esiste un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello possano soffrire le conseguenze di un drammatico inquinamento. E' la conclusione della perizia della Procura di Paola eseguita dopo i rilievi nel fiume Oliva. Centomila metri cubi di fanghi industriali provenienti non si sa da dove e scaricati nel letto del fiume e dintorni.
La zona è quella circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta), letto nel quale sono stati riversati "contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non: metalli pesanti e radionuclidi artificiali".
Dai carotaggi ordinati dal Procuratore di Paola Bruno Giordano - che sta indagando sulle cause dell'aumento dei tumori nella zona - emerge la presenza del cesio 137 "che rende il danno ambientale assai più grave". E poi berillio, cobalto, rame, stagno, mercurio, zinco e vanadio che superano i limiti consentiti dalla legge. Manganese nell'acqua del fiume. E ancora: "Antimonio, cadmio e altri radionuclidi di uso medicale e industriale".
Con che effetti sulla popolazione? "Un segno utile alla valutazione di effetti già evidenti sulla salute - scrive, nella sua relazione, il dottor Giacomino Brancati - è proprio determinato dalla presenza nei territori più prossimi ai siti di contaminazione di neoplasie maligne, ed in particolare della tiroide, per le quali in specie il cesio 137 è conosciuto in letteratura quale fattore etiologico".
In pratica gli abitanti si ammalano di tumore in modo direttamente proporzionale alla vicinanza ai siti contaminati.
In cifre, nei Comuni di Amantea, San Pietro, Serra d'Aiello, Aiello, Cleto, Lago, Domanico, Grimaldi e Malito, tutti in provincia di Cosenza. dal 1996 al 2008 ben 1483 persone si sono ammalate di tumore. Ma è proprio in prossimità del fiume Oliva che si registra il picco: "Si conferma l'esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità rispetto al restante territorio, dal 1992 al 2001 in particolare nei comuni di Serra d'Aiello (tumori del colon, del retto, degli organi uro genilai e del seno), Amantea (con prevalenza di tumori del colon), Cleto e Malito (prevalenza tumori del colon). I dati sono stati estrapolati dalle schede di dimissione ospedaliere, sia in regione che fuori regione, relative ai ricoveri dei residenti nei comuni esaminati.
La perizia parla di "contaminanti radioattivi in quantità e collocazione che fa fortemente sospettare l'origine esogena". Cioè è roba che non è del luogo (non ci sono industrie ad Amantea), ma che è stata scaricata lì. In particolare nel comune di Serra d'Aiello e di Amantea i ricoveri sono aumentati, si legge nella relazione del dottor Brancati, con "un eccesso statisticamente significativo rispetto al rimanente territorio regionale dal 1996 ad oggi".
Cosa fare ora? Come togliere centomila metri cubi di sostanze che mettono a rischio la vita della gente? E chi risarcirà gli ammalati e le loro famiglie? "Tali analisi - conclude la perizia - confermano la necessità oramai improcrastinabile di approfondire il livello di analisi con indagini epidemiologiche di campo in uno con le attività di sorveglianza sanitaria, risk management e bonifica ambientale".
Ora bisogna capire chi ha scaricato queste sostanze nel fiume Oliva e quando. Secondo la Procura, ci sono materiali portati anche negli ultimi tre anni. Ma nelle vicinanze del fiume, lo ricordiamo, c'è la spiaggia di Formiciche dove nel 91 si arenò la famosa nave Jolly Rosso, sulla quale grava l'ombra delle "navi a perdere". La Procura di Paola sta cercando anche gli ipotetici fusti che, secondo alcuni testimoni, sarebbero stati portati di notte dalla nave fin nei pressi del fiume, con l'aiuto di camion. Ma finora di fusto non ne è stato trovato neanche uno. In compenso, è stata inaspettatamente trovata una colonna del VI secolo a. C che, secondo un primo sopralluogo archeologico effettuato questa mattina , apparterrebbe all'antica città di Themesa. Un gioiello buttato nella "discarica" dopo esser stato probabilmente ritrovato in altro luogo. Forse per evitare un blocco di lavori a causa del valore storico della colonna.Alle violenze contro l'ambiente e la salute si è dunque aggiunta oggi la scoperta di questa violenza contro l'arte e la storia.
E probabilmente le sorprese del fiume Oliva non sono finite qui.
La storia è iniziata con un aumento evidente di decessi per tumori di svariate specie, tra la popolazione vicina al comune di Paola (Calabria).
Fonte
"AMANTEA - "Più di quattromila persone a rischio". Insomma, esiste un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello possano soffrire le conseguenze di un drammatico inquinamento. E' la conclusione della perizia della Procura di Paola eseguita dopo i rilievi nel fiume Oliva. Centomila metri cubi di fanghi industriali provenienti non si sa da dove e scaricati nel letto del fiume e dintorni.
La zona è quella circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta), letto nel quale sono stati riversati "contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non: metalli pesanti e radionuclidi artificiali".
Dai carotaggi ordinati dal Procuratore di Paola Bruno Giordano - che sta indagando sulle cause dell'aumento dei tumori nella zona - emerge la presenza del cesio 137 "che rende il danno ambientale assai più grave". E poi berillio, cobalto, rame, stagno, mercurio, zinco e vanadio che superano i limiti consentiti dalla legge. Manganese nell'acqua del fiume. E ancora: "Antimonio, cadmio e altri radionuclidi di uso medicale e industriale".
Con che effetti sulla popolazione? "Un segno utile alla valutazione di effetti già evidenti sulla salute - scrive, nella sua relazione, il dottor Giacomino Brancati - è proprio determinato dalla presenza nei territori più prossimi ai siti di contaminazione di neoplasie maligne, ed in particolare della tiroide, per le quali in specie il cesio 137 è conosciuto in letteratura quale fattore etiologico".
In pratica gli abitanti si ammalano di tumore in modo direttamente proporzionale alla vicinanza ai siti contaminati.
In cifre, nei Comuni di Amantea, San Pietro, Serra d'Aiello, Aiello, Cleto, Lago, Domanico, Grimaldi e Malito, tutti in provincia di Cosenza. dal 1996 al 2008 ben 1483 persone si sono ammalate di tumore. Ma è proprio in prossimità del fiume Oliva che si registra il picco: "Si conferma l'esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità rispetto al restante territorio, dal 1992 al 2001 in particolare nei comuni di Serra d'Aiello (tumori del colon, del retto, degli organi uro genilai e del seno), Amantea (con prevalenza di tumori del colon), Cleto e Malito (prevalenza tumori del colon). I dati sono stati estrapolati dalle schede di dimissione ospedaliere, sia in regione che fuori regione, relative ai ricoveri dei residenti nei comuni esaminati.
La perizia parla di "contaminanti radioattivi in quantità e collocazione che fa fortemente sospettare l'origine esogena". Cioè è roba che non è del luogo (non ci sono industrie ad Amantea), ma che è stata scaricata lì. In particolare nel comune di Serra d'Aiello e di Amantea i ricoveri sono aumentati, si legge nella relazione del dottor Brancati, con "un eccesso statisticamente significativo rispetto al rimanente territorio regionale dal 1996 ad oggi".
Cosa fare ora? Come togliere centomila metri cubi di sostanze che mettono a rischio la vita della gente? E chi risarcirà gli ammalati e le loro famiglie? "Tali analisi - conclude la perizia - confermano la necessità oramai improcrastinabile di approfondire il livello di analisi con indagini epidemiologiche di campo in uno con le attività di sorveglianza sanitaria, risk management e bonifica ambientale".
Ora bisogna capire chi ha scaricato queste sostanze nel fiume Oliva e quando. Secondo la Procura, ci sono materiali portati anche negli ultimi tre anni. Ma nelle vicinanze del fiume, lo ricordiamo, c'è la spiaggia di Formiciche dove nel 91 si arenò la famosa nave Jolly Rosso, sulla quale grava l'ombra delle "navi a perdere". La Procura di Paola sta cercando anche gli ipotetici fusti che, secondo alcuni testimoni, sarebbero stati portati di notte dalla nave fin nei pressi del fiume, con l'aiuto di camion. Ma finora di fusto non ne è stato trovato neanche uno. In compenso, è stata inaspettatamente trovata una colonna del VI secolo a. C che, secondo un primo sopralluogo archeologico effettuato questa mattina , apparterrebbe all'antica città di Themesa. Un gioiello buttato nella "discarica" dopo esser stato probabilmente ritrovato in altro luogo. Forse per evitare un blocco di lavori a causa del valore storico della colonna.
Alle violenze contro l'ambiente e la salute si è dunque aggiunta oggi la scoperta di questa violenza contro l'arte e la storia.E probabilmente le sorprese del fiume Oliva non sono finite qui.
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