
bisognerà agire quanto prima per dimezzare le emissioni entro il 2050, altrimenti i costi per le economie mondiali saranno insostenibili.
Se le emissioni di gas serra non raggiungeranno il picco entro il 2020 e dovranno diminuire decisamente verso il 50%, come indicato dall’Ipcc, affrontare i cambiamenti climatici diventerà sempre più costoso per le economie mondiali, se non anche impossibile.
Questo è quanto afferma il recente rapporto "Energy Technology Perspectives 2010" pubblicato dall’International Energy Agency (vedi sintesi allegata), un documento, come altri pubblicati dall’agenzia in questi ultimi due anni, che mette in luce l’enorme divario che esiste tra un approccio business-as-usual e quello necessario a risolvere le due possibili crisi che l’umanità dovrà risolvere, cioè la sicurezza energetica e il riscaldamento globale.
Se la comunità mondiale dovesse procedere secondo uno scenario business-as-usual, le emissioni di CO2 potrebbero raddoppiare entro il 2050. Uno scenario con effetti certamente drammatici e per molti aspetti indefinibili e lontani dallo scenario Blue Map della Iea che prevede invece, come detto, un loro dimezzamento.
E' questo un altro messaggio della Iea alla comunità mondiale, ai grandi leader politici che non sembrano capire la gravità e la convergenza di queste crisi, sopraffatti come sono dal peso dei problemi del momento e dalla mancanza di visione e di futuro.
Questo scenario “Blue” richiede secondo la Iea investimenti crescenti in energie pulite da qui alla metà del secolo: si passerebbe dai 165 miliardi di dollari attuali ai 750 del 2030 fino ad arrivare ai 1.600 miliardi di dollari nel 2050. Risorse che proverrebbero sia dal settore pubblico che privato.
Secondo lo scenario IEA il mix di produzione energetica previsto dovrà essere costituito per il 48% da fonti rinnovabili, per il 24% da nucleare e per il 17% da impianti realizzati con sistemi di cattura e stoccaggio della CO2. Per chi scrive potrebbe essere uno scenario controverso nella sua composizione, tutto da valutare e approfondire per i suoi impatti economici ed ambientali, ma certamente molto diverso da quello connesso al trend attuale in cui le fonti fossili forniscono (e potrebbero continuare a fornire) più dei due terzi del fabbisogno energetico mondiale. Nel grafico della IEA si vede il livello di diffusione delle tecnologie chiave in grado di tagliare le emissioni e di far raggiungere l’obiettivo indicato dallo scenario Blue Map.
Nel panorama energetico del futuro l’agenzia, oltre a prevedere una importante diffusione dei biocarburanti di nuova generazione, inizia a mettere nel portafoglio delle soluzioni di sistemi energetici low carbon, un forte innalzamento dell’efficienza, tanto da prospettare una crescita della domanda globale di “solo” il 32%, anziché dell’84% come previsto dallo scenario business-as-usual.
Altra prospettiva, o aspettativa, del report è quella di assistere ad una ampia diffusione di veicoli elettrici, ibridi o a celle combustibili, che insieme dovrebbero rappresentare almeno l’80% di tutti i veicoli su strada.
Un taglio delle emissioni del 50% al 2050 richiederà un aumento da due a cinque volte delle risorse dei governi destinate a ricerca e sviluppo nelle tecnologie low carbon rispetto alle cifre attuali. ...
Non viene dimenticato nel rapporto anche il ruolo dei consumatori e della loro formazione e informazione su questi temi. Loro possono, con le adeguate scelte di acquisto, favorire la riduzione delle emissioni e condizionare positivamente anche l’industria.
LB
7 luglio 2010
________________________________________________________
Tratto da" Il sole 24 ore"
Stretta Ue sulle emissioni dell'industria
Due anni di negoziati e polemiche. Ma alla fine il Parlamento europeo ha approvato, d'accordo con il Consiglio dei ministri, la nuova direttiva sulle emissioni degli impianti industriali.Fonti del Parlamento Ue rimarcano in una nota che «regole più chiare» e «più semplici da applicare» sono gli obiettivi principali della direttiva, che «stabilisce limiti più severi, ad esempio per l'inquinamento atmosferico» anche se «offre ai governi nazionali flessibilità nell'applicazione delle limitazioni per le centrali elettriche e la possibilità di sospendere le regole, a particolari condizioni, per un certo numero di impianti».
Regole che potrebbero in ogni caso «non applicarsi mai – conferma la nota ufficiale del Parlamento – a un certo numero di impianti di vecchia data, nel caso questi cessino ogni attività nel 2023 o 17.500 ore di lavoro dopo il 2016».
Le nuove centrali elettriche ed energetiche «dovranno comunque conformarsi alle nuove regole entro il 2012» e gli impianti coperti dalla direttiva Ippc dovranno utilizzare le migliori tecniche disponibili per ottenere il permesso di attività.
Nessun commento:
Posta un commento