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23 ottobre 2010

1)Il carbone britannico sventola bandiera bianca 2)"Regione si esprime su centrale carbone a Saline"3)Vado: Tirreno Power, consultazioni della Regione

Tratto da QualEnergia

Il carbone britannico sventola bandiera bianca

Il carbone in Gran Bretagna è in un vicolo cieco. È stata accolta con soddisfazione dagli ambientalisti britannici la decisione annunciata nei giorni scorsi da

E.ON.: l'utility accantona definitivamente il progetto della nuova centrale a carbone di Kingsnorth.

Già l'anno scorso l'azienda tedesca aveva annunciato la messa in stand-by del progetto (Qualenergia.it, Clima vs carbone: uno a zero?). Nei giorni scorsi è arrivata la rinuncia definitiva a costruire il nuovo impianto, che prevedeva anche di catturare e sequestrare una parte della CO2 emessa e dunque di concorrere al sostanzioso fondo governativo per lo sviluppo della carbon capture.
Non ci sono le condizioni economiche per portare avanti il progetto. Per realizzarlo - spiega l'azienda – bisognerebbe che le centrali a carbone dotate di tecnologia per la cattura e il sequestro della CO2 (CCS) ricevessero incentivi al pari di quelli per le rinnovabili.

Da anni Kingsnorth era
al centro della discussione sulle politiche energetiche britanniche: sarebbe stata la prima centrale a carbone ad essere costruita dopo decenni. Il luogo, dove sorge già un altro impianto a carbone da 1,6 GW (una delle più grandi fonti di emissioni del paese e del pianeta), era diventato un simbolo per la lotta contro le emissioni.
Ogni anno vi si tiene il Climate Camp, campeggio ambientalista di protesta contro il carbone e memorabile è stato
l'episodio della scritta "Gordon" (riferita all'allora premier Brown) fatta sulla ciminiera del vecchio impianto da sei attivisti di Greenpeace nel 2008.

Il processo ai sei si era trasformato in una denuncia pubblica degli effetti del carbone sul clima e dei danni causati dal Climate Campal pianeta.

La tesi della difesa, accolta dal tribunale, era che la proprietà di E.ON. fosse stata danneggiata solo per prevenire danni maggiori, cioè quelli legati al riscaldamento globale e all'inquinamento locale: una “lawful excuse”, ammessa dalla legge britannica per lo stesso principio per cui non è reato bucare la rete di recinzione del vicino per spegnere un incendio partito nel suo giardino.

Ora la rinuncia di E.ON. a costruire il nuovo impianto comporta che – almeno per una decina di anni – il Regno Unito
non avrà nuove centrali alimentate con questa fonte, la peggiore in quanto ad emissioni. E significa di più: che è economicamente insostenibile - nonostante i fondi promessi dal governo britannico, tra i più generosi al mondo – realizzare un impianto a carbone che riesca anche solo in parte a catturare la CO2.

Nel 2008 infatti il governo inglese aveva imposto che tutte le nuove centrali costruite nel Regno Unito fossero dotate di tecnologia CCS. Il progetto del nuovo impianto di Kingsnorth era rimasto in campo appunto perché E.ON. l'aveva modificato prevedendo di riuscire a
catturare e sequestrare circa un quarto del gas serra prodotto, entrando così nella gara per aggiudicarsi i fondi che il governo di Londra stanzierà per i nuovi progetti di CCS, cioè un miliardo di sterline. ....

A fare desistere E.ON. dal progetto di Kingsnorth vanno messe in conto la recessione e i bassi costi dell'elettricità dovuti al calo della domanda. Ma dice molto quello che l'azienda spiega a
Business Green: affinché il carbone con CCS sia fattibile economicamente occorrerebbe un meccanismo di supporto come quello delle rinnovabili in grado cioè di migliorarne il ritorno economico. "Avremmo bisogno di migliori incentivi: un modello di supporto tipo il Renewables Obligation (l'obbligo di rinnovabili britannico, simile al nostro sistema dei certificati verdi, ndr) che venga allargato a tecnologie low-carbon come la CCS e il nucleare", spiega una portavoce dell'azienda.

Una proposta, quella di considerare tecnologie dagli impatti importanti come nucleare e CCS (vedi la sezionededicata su Qualenergia.it) al pari delle fonti pulite, che molti considerano indecente. Ma che purtroppo non è nuova: specie dal fronte dell'atomo ormai siamo abituati a sentire invocare incentivi in nome della lotta al global warming (Qualenergia.it, Nucleare, Edf allunga la mano).

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Tratto da TELE REGGIO.IT

De Gaetano: "Regione si esprime su centrale carbone a Saline"

"Purtroppo avevamo ragione di temere che il capitolo fosse tutt'altro che chiuso. I riservatissimi vertici tra tecnici svizzeri della Sei e alcuni sindaci dell'area grecanica ci avevano indotto a denunciare, agli inizi di ottobre, il tentativo di far rientrare dalla finestra il disastroso progetto della centrale a carbone di Saline che una grande mobilitazione popolare aveva fatto uscire dalla porta".

Non importa se il carbone è la prima minaccia per il clima del pianeta, non importa se la zona prescelta ha già pagato un costo altissimo in termini di devastazione ambientale ad altri velleitari, insostenibili progetti imprenditoriali.

.......Il piano della Sei non ci sembra migliore: mentre la comunità internazionale decide di andare da tutt'altra parte, imponendo ai singoli Stati la robusta riduzione delle emissioni di Co2 e l'incremento delle energie alternative, infatti, in Calabria cosa vogliono costruire?

Una centrale a carbone.

Un film già visto. Ricorda la storia del centro siderurgico di Gioia Tauro, promesso in piena crisi del settore, e la storia dell'ex Liquichimica, mai entrata in funzione per la presunta natura cancerogena delle bioproteine che doveva sintetizzare". "Le ragioni del nostro 'No', insomma, non si sono spostate - prosegue De Gaetano - di un solo centimetro.

Ci chiediamo se sia lo stesso per la Regione Calabria. Di fronte a questa pericolosa spinta in avanti del progetto, infatti, diventa fondamentale una parola chiara da parte della Giunta Scopelliti.

La chiederemo attraverso un'apposita interrogazione al Governatore, invitando Scopellitti a dirci se conferma il suo "no" al carbone manifestato nel corso della campagna elettorale, e a spiegarci quali azioni intende mettere in campo per contrastare un progetto devastante per l'intera Calabria.

Nel frattempo è necessario ed urgente serrare le fila: associazioni ambientaliste, cittadini, sindaci, amministratori provinciali. Alle loro manovre dobbiamo rispondere con una mobilitazione immediata e generale.
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Leggi l'articolo integrale

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Tratto da Savona News

Vado: Tirreno Power, al via le consultazioni della Regione

Da lunedì prossimo l’assessore regionale all’Ambiente Renata Briano convocherà con gli enti locali, i comitati, gli esperti e l’azienda per elaborare un piano di raccolta di dati per valutare l’ampliamento

La Regione avvia le consultazioni sull’ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure. Come riporta il supplemento del Sole 24 Ore «Nord Ovest», da lunedì prossimo l’assessore regionale all’Ambiente Renata Briano convocherà con gli enti locali, i comitati, gli esperti e l’azienda per elaborare un piano di raccolta di dati omogenei e attendibili in base ai quali valutare l’ampliamento.

L’Arpal, l’Agenzia regionale per l’Ambiente è al lavoro per elaborare i dati raccolti nel 2008 e trasmetterli all’Agenzia regionale per l’Energia.


CONSIDERAZIONI DI UNITI PER LA SALUTE


MA.......LA REGIONE LIGURIA SI E' GIA' AMPIAMENTE ESPRESSA NEL MERITO CON UN "SECCO NO ALL'AMPLIAMENTO" (DOPO AVER ELABORATO LE SUE OSSERVAZIONI) .

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