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23 ottobre 2010

Lettera aperta dell'Associazione Malati Infiammatori Cronici ed Immunitari Taranto:"Quando il diritto al Lavoro abroga il diritto alla Salute"

Tratto da Casa della Legalita'

Lettera aperta dell'Associazione Malati Infiammatori Cronici ed Immunitari Taranto


A voi che siete riconosciuti ed apprezzati cittadini senza bavaglio, scrivo questa lettera per rivolgervi due domande e ricevere, per quanto possibile, delle risposte.

La prima domanda è: perché quando si tratta di esprimere solidarietà per il lavoro, l'impegno è avvertito e si traduce quasi automaticamente in un obbligo, mentre quando si tratta di anteporre salute e dignità al lavoro, la risposta è negativa?

Chi ha deciso che in questa nazione la tutela dell'attività produttiva debba venir prima della integrità e della dignità della persona?

Chi ha deciso che l'irrinunciabile Articolo 32 non è più valido ed è subordinato ad altri Articoli? Chi?

Sono il portavoce di una piccolissima associazione, la più piccola di Taranto.

Il motivo di tanta esiguità e fragilità risiede nel fatto che gli ammalati non hanno neppure la forza di scendere in piazza e partecipare alle adunate dei millantalisti........

Molti di noi si sono ammalati di patologie ambientali proprio mentre svolgevano una attività onesta e pulita che non ha mai danneggiato o ammazzato nessuno.

Abbiamo perso il lavoro causa l'aggressività di emissioni di cui non eravamo responsabili, e nessuna istituzione o sindacato o associazione ambientalista (salvo rare e preziose eccezioni ) ci ha difesi mai.

Se avessero voluto difenderci realmente, avrebbero chiesto e si sarebbero attivati per la chiusura "senza se e senza ma", di tutte le attività universalmente considerate incompatibili con la salute del genere umano, animale e vegetale.

Tanto è vero che alcune associazioni di Taranto, infiltrate come altre della Puglia e d'Italia dagli uomini dei partiti e dei sindacati, hanno partorito la mostruosa ed ultima ecoballa della "Ambientalizzazione", hanno cioè immaginato, senza pudore, senza vergogna e senza prova oggettiva, che tramite dei filtri che non sono ancora stati inventati sarebbe possibile tappare ed arginare i rigurgiti e le eruzioni di un impianto vetusto progettato alla fine degli anni '50,

mostruosamente grande e al di fuori di ogni standard,

mostruosamente implicato nella produzione di un numero di inquinanti talmente elevato da avere difficoltà a rientrare in un elenco,

attiguo a un centro abitato dove sopravvivono di stenti anziani, donne e bambini, per giunta accanto ad altri impianti industriali altrettanto inquinanti.

Ieri sera mi ha telefonato un ambientalista vero, nato e vissuto a Taranto e con cui ho affrontato le lotte e i sacrifici di una vita intera, e mi ha ricordato che noi non possiamo vincere e non vinceremo mai la campagna contro gli inquinatori, perché i veri inquinatori sono in mezzo a noi e non solo nelle zone industriali.


E' la società civile tutta ad essere inquinata ma ad inquinare per prima, perché è la società civile che copre e difende l'opera incessante degli imbrattatori. Il motivo autentico per il quale probabilmente non riusciremo a guadagnarci mai il diritto all'esistenza da persone civili e non da agnelli sacrificali quali siamo ora....


Ma risulta equazione alquanto artata e perversa quella che impedisce di accettare che una attività produttiva anacronistica e pericolosa debba chiudere per far posto ad una nuova impresa che al contrario non invalida o uccide nessuno, per giunta in grado di assicurare ingenti fatturati, poiché tutto ciò che è verde e compatibile concede una ricchezza enorme e senza limiti di tempo.

Perché se non si chiude interamente e per sempre una vecchia attività, una vecchia idea, una vecchia concezione, non ci sarà mai posto, bisogno e spinta sociale ad aprirne una nuova.....

Per colpe non nostre siamo diventati disabili nel pieno della nostra giovinezza e nell'inseguimento dei nostri sogni...


Riportiamo il MOLTO TOCCANTE FINALE ( Vi invitiamo a leggere l' articolo integrale su Casa della Legalita')



...Tuttavia la conquista di un diritto non dovrebbe per nessun motivo comportare la perdita di un altro diritto ancora più vitale e irrinunciabile. Perché oggi, per il solo fatto di essere affetti da patologie ambientali, molti cittadini per la sanità italiana non esistono, dal momento che nelle nostre AUSL i presìdi sanitari per le malattie ambientali ed immunitarie non sono mai stati creati.

I "nuovi" ammalati non vengono riconosciuti nella loro disabilità e non possiedono alcun sindacato che richieda per loro ammortizzatori sociali.

Non hanno riconoscimenti o assistenza sanitaria appropriata, compensazioni, ricollocamento protetto, pensioni di invalidità.

Non hanno nulla.

In questa condizione noi manteniamo una consapevolezza ed un rimpianto in più: avremmo preferito non essere mai nati.

Perché se soltanto avessimo presagito che i nostri reali e più subdoli aguzzini sarebbero divenuti tutti quanti, oltre agli imprenditori coperti e tutelati dallo Stato nell'esercizio di attività non compatibili con l'esistenza e la dignità umana, avremmo preferito non nascere mai.

Avremmo preferito non essere mai venuti al mondo anziché avere a che fare e ricevere l'ultima tragica umiliazione dell'essere difesi da un branco di speculatori della società cosiddetta civile, una collettività cieca, sorda, senza più guide, valori e dignità.

Una collettività che non ha rispetto per se stessa e figuriamoci se possa ambire ad avere rispetto per altri che si ritrovano nella condizione di maggiore fragilità e debolezza senza mai averla scelta ma soltanto subìta.


Saverio De FlorioAssociazione Malati Infiammatori Cronici ed Immunitari Taranto


Leggi l'articolo di TARANTO OGGI - clicca qui

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Riceviamo dal Dottor Paolo Franceschi e pubblichiamo

Quando il diritto al Lavoro abroga il diritto alla Salute

Ringrazio per questa lettera che potrebbe adattarsi perfettamente anche alla realtà savonese.

Essa è l' espressione di una profonda conoscenza dei legami che correlano le produzioni industriali inquinanti e il destino di molti cittadini onesti,spesso ancora in età infantile o addirittura non ancora venuti alla luce,la cui vita è stata stroncata, o è irrimediabilmente compromessa.

Ovviamente e doverosamente non comprendo fra i " disonesti" anche coloro che lavorano nelle industrie inquinanti, quando, per mansioni e responsabilità professionali, non siano corresponsabili dell' inquinamento prodotto.

Questi lavoratori sono semmai le prime vittime a pagare per l' inquinamento.

Il ricatto occupazionale deve cessare, chi ha la responsabilità di rappresentare i lavoratori non deve più difendere l' indecente e indifendibile,e deve smettere di ingannare gli stessi lavoratori che rappresenta contribuendo a perpetuare le condizioni che li legheranno ad un sistema industriale esclusivamente rivolto al profitto di pochi, e al danno di molte persone innocenti, un sistema insostenibile, basato sulla bolla dei combustibili fossili, fonti di energia non rinnovabile,destinato a travolgere l' intera umanità, mettendone a serio rischio il futuro delle prossime generazioni.

Chi come me fa il medico ospedaliero da oltre vent' anni si accorge ogni giorno del fatto che gli operai si ammalino e muoiano molto più precocemente delle persone che non sono addette a lavori manuali, e che chi abita nelle zone inquinate muoia più precocemente e si ammali più facilmente di coloro che vivono in aree non inquinate.

Come Uomo e come Medico non sono disponibile a chiudere gli occhi su queste evidenze,e neppure ad essere coinvolto in qualsivoglia progetto che possa in qualche modo strumentalizzare l' ordine dei medici nella perpetuazione di questo modello di sviluppo.

Le alternative ci sono, sono assai meno costose e molto più vantaggiose di quanto si possa credere.

Cordiali saluti,

Paolo Franceschi

Referente Scientifico della Commissione Salute e Ambiente dell' Ordine dei Medici della provincia di Savona.

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