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21 dicembre 2010

1)La stangata dell'Epa al carbone statunitense 2)Rovigo. Porto Tolle, sotto accusa i Pm anti-centrale: «Interferenze sul progetto»

Tratto da Qualenergia
La stangata dell'Epa al carbone statunitense

Un duro colpo per il carbone mentre le rinnovabili tirano un sospiro di sollievo: dagli Usa arrivano buone notizie per il clima. Al Senato è infatti passata la legge che proroga per un anno alcuni incentivi vitali per le energie rinnovabili, intanto dall'EPA (Environmental Protection Agency), l'Agenzia per la protezione dell'ambiente americana, sono in arrivo nuove regole che minacciano di far chiudere un bel po' di centrali a carbone: a rischio impianti per un totale di 50-70 GW. Una frenata brusca per questa fonte che fornisce circa metà della produzione elettrica statunitense e che ha un peso enorme in termini di emissioni e inquinamento

A colpire le centrali non sarà tanto la possibilità - contestata politicamente e dal destino non ancora certo - che l'EPA regolamenti le emissioni di anidride carbonica, cosa che impedirebbe di costruire centrali senza cattura della CO2, bensì altre norme già sul piatto dell'Agenzia. Regole che porranno standard più severi per inquinantidiffusi dalla combustione del carbone come mercurio, diossido di zolfo e altre sostanze tossiche. Norme che inoltre potranno obbligare a trattare con più rigore lo smaltimento delle ceneri del carbone, normeranno l'uso dell'acqua negli impianti e potrebbero anche imporre l'adozione di torri di raffreddamento per proteggere gli ecosistemi dalle temperature delle acque scaricate dalle centrali (su Grist.org un esaustivo dossier sulla questione).

Novità che spaventano alquanto l'industria del carbone: sono già diversi i report che quantificano l'impatto delle nuove regole. Per uno studio di FBR Capital Markets, ripreso da Reuter, a seconda del prezzo del gas naturale (sostituto ideale del carbone), entro il 2015 potrebbero essere fermate centrali per 30-70 GW di potenza. Secondo un'altra società di consulenza, Brattle Group, le nuove regole comporterebbero per l'industria investimenti fino a 180 miliardi di dollari e farebbero fermare impianti a carbone per 50 GW. Se poi passasse anche l'obbligo di dotarsi di torri di raffreddamento questo comporterebbe uno stop per altri 11-12 GW di impianti e altri 30-50 miliardi di investimenti. A chiudere poi non sarebbero solo le centrali piccole o “in età pensionabile”: un terzo di quelle che si fermeranno, secondo le previsioni, avranno meno di 40 anni e saranno di taglia superiore ai 500 MW.

Al 2020 le regole dell'EPA potrebbero nel complesso far calare del 15% la domanda di carbone (sostituita in parte da un aumento del 10% di quella di gas naturale) e comporterebbero una riduzione di emissioni di CO2 pari a 150 milioni di tonnellate (Mt). Un taglio abbastanza sostanzioso: pari ad un terzo delle emissioni del nostro paese (456,4 Mt circa al 2007) e consistente anche se rapportato alle emissioni totali degli Usa (5.838 Mt circa al 2007). E a ringraziare non sarà solo il clima: il tributo che gli Usa pagano attualmente al carbone è alto anche in quanto a danni sanitari. Un recente studio di Clean Air Task Force (qui in pdf) stima che l'inquinamento atmosferico delle centrali a carbone nel 2010 farà morire prematuramente circa 13mila statunitensi e causerà un danno di 100 miliardi di dollari.

Insomma, dall'Agenzia per la protezione ambientale – e non dagli eletti – arriva uno dei colpi più duri alle emissioni di CO2 e all'inquinamento negli Stati Uniti. Intanto, come anticipavamo, il Senato, ha votato una legge che, se non particolarmente coraggiosa, consente almeno al mondo dell'energia pulita statunitense di stare tranquillo per un altro anno. Con un provvedimento approvato nei giorni scorsi infatti sono stati prorogati una serie di incentivi fondamentali per le rinnovabili statunitensi. In particolare continuerà il "Section 1603 Treasury cash grant", introdotto con il pacchetto stimolo del 2009, che sostituisce con un finanziamento "cash" quello che prima era uno sgravio fiscale del 30% sulla costruzione di impianti a rinnovabili: una misura che ha avuto un ruolo fondamentale nel difendere il settore dalla stretta creditizia.
E IN ITALIA?
Per farvene un 'idea Leggetevi sempre su Qualenergia
I miliardi sprecati dall'Italia per l'emission trading
L'Italia rischia di sperperare 2,2 miliardi nell'ambito dell Emission Trading Scheme europeo. Tutto a causa dell'eccessiva generosità del governo verso le grandi aziende nostrane che peraltro lucrano sul meccanismo investendo all'estero in riduzioni della CO2 "finte".
Un report dell'Ong Sanbag sul sistema ETS in Italia
“In maniera del tutto inusuale - si spiega - l’Italia ha infatti compiuto sforzi straordinari per proteggere le compagnie elettriche domestiche tramite allocazione di generosi volumi di permessi gratuiti”.
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Rovigo. Porto Tolle, sotto accusa i Pm anti-centrale: «Interferenze sul progetto»

Il ministro Alfano ha deciso di esercitare l'azione disciplinare
nei confronti del Procuratore Curtarello e della pm Fasolato

ROVIGO (19 dicmbre) - Il Guardasigilli Angelino Alfano, dopo aver inviato nel gennaio scorso gli ispettori presso la Procura di Rovigo, ha deciso ora di esercitare l'azione disciplinare nei confronti del Procuratore Dario Curtarello e della pm Manuela Fasolato, in relazione all'inchiesta sul progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.

L'iniziativa sarebbe motivata dalle "interferenze" che i magistrati polesani, attraverso un fitto carteggio tenuto con il ministero dell'ambiente e la commissione Via, avrebbero esercitato sugli organi amministrativi che dovevano decidere sul progetto di riconversione della centrale elettrica. In particolare, «divulgando atti dell'inchiesta ancora coperti da segreto», con i quali i magistrati avrebbero segnalato al ministero l'esito di perizie che mettevano in guardia sui problemi di inquinamento che la riconversione a carbone dell'impianto avrebbe causato.

La Procura polesana è da anni in prima linea nelle repressione dei reati ambientali, con un occhio di riguardo proprio per la centrale Enel che si affaccia sul Delta del Po. Nell'inchiesta condotta dalla pm Fasolato, che sta indagando sulle malattie respiratorie dei bambini che vivono in un raggio di 25 km dall'impianto, sono indagati a vario titolo l'ad di Enel Fulvio Conti, e gli ex amministratori Paolo Scaroni e Francesco Tatò. Sia il procuratore Curtarello che il sostituto procuratore Fasolato hanno scelto per ora di non commentare l'iniziativa del ministro.
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IL LUPO PERDE IL PELO........! PER LA SERIE IN CHE MANI .......?

Bonaventura Lamacchia: lo ricordate?
Quel signore per cui protestammo perché era nella commissione che doveva dare l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) Ilva?
E protestammo perché? Perché il Ministro Prestigiacomo, insediatasi, nominò nel settembre 2008 tecnici di sua fiducia azzerando la commissione AIA del governo precedente.

Dopo le proteste il ministero dell´Ambiente nel 2009 fu costretta a sospendere Bonaventura Lamacchia, l´ingegnere membro della commissione Aia che avrebbe dovuto decidere il futuro dell´Ilva di Taranto. La decisione arrivò tuttavia proprio dopo un´inchiesta di Repubblica e de L´Espresso che hanno raccontato i guai giudiziari dell´ex deputato calabrese dell´Udeur che aveva in curriculum condanne per falso, ricettazione, evasione fiscale, bancarotta fraudolenta, tentata estorsione e turbativa d´asta.

LA NOVITA'? Eccola:

'Ndrangheta, in manette ex senatore tra i 49 arrestati il boss scarcerato ieri L'ex-senatore Bonaventura La Macchia

COSENZA - Nuova vasta operazione contro la 'ndrangheta in Calabria: 49 arresti nei confronti di presunti affiliati alla cosca Bruni. Tra loro l'ex parlamentare dell'Udeur Bonaventura La Macchia. E anche il capocosca, Michele Bruni, che proprio ieri era stato scarcerato. La cosca Bruni, secondo quanto è emerso dalle indagini, si sarebbe infiltrata in numerose attività imprenditoriali, gestendo, tra l'altro, i servizi di onoranze funebri ed una discoteca nel centro di Cosenza. Avrebbe anche un ruolo attivo nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni e nelle rapine contro i furgoni portavalori eseguite con la complicità di mafiosi pugliesi.
Leggi l'articolo integrale
Fonte La Repubblica

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