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22 dicembre 2010

Brindisi:I medici: “Inquinamento ambientale, questione irrisolta e le malattie aumentano”

Tratto da Noalcarbone

21 dicembre 2010

I medici: “Inquinamento ambientale, questione irrisolta e le malattie aumentano”

Una lunga nota per richiedere soluzioni ai problemi accantonati che, sono però, secondo il consiglio dell'Ordine, la causa dell'aumento delle patologie neoplastiche, cardiovascolari ed endocrine, e un Registro tumori regionale.

BRINDISI – Estremamente preoccupato dall’involuzione dei problemi ambientali a Brindisi e in alcune aree della provincia il consiglio dell’Ordine dei Medici lancia un invito alla Regione Puglia affinchè venga istituito e attivato con le dovute procedure e garanzie scientifiche il Registro regionale dei tumori, e torna a denunciare un incremento non solo delle malattie neoplastiche, ma anche di quelle endocrine e cardiovascolari. L’aggancio con la discussione in atto in questi giorni attorno al rinnovo della convenzione con Enel è immediato.
“Il Consiglio dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Brindisi, dopo aver esaminato le recenti vicende di cronaca in materia ambientale e riconsiderate questioni di vecchia data, esprime preoccupazione per l’impatto sulla salute dei cittadini, in particolare dei bambini, della complessiva situazione ambientale del capoluogo e di alcune aree della provincia. Il grave inquinamento chimico della falda di pertinenza dell’area industriale- dice l’organismo di rappresentanza dei medici - rilevato dalle caratterizzazioni, ancorché non ancora oggetto di azioni di contrasto e di bonifica, può aver prodotto effetti sanitari nelle aree limitrofe che non risultano essere stati indagati”.
“A Torchiarolo – prosegue il comunicato – gli sforamenti nei valori di PM10 delle centraline per l’inquinamento atmosferico sono attribuiti dall’Arpa a emissioni di camini ed a combustioni illecite operate da cittadini. Ben diversa da questa valutazione sembra quella del Procuratore della Repubblica di Brindisi resa pubblicamente all’indomani dei provvedimenti giudiziari concernenti le torce del Petrolchimico. È necessario porre rimedio al fatto che la rete di rilevamento passata in gestione all’Arpa abbia centraline mal collocate e che registrano il PM10 e non il PM5 o il PM 2,5 in assenza del piano di monitoraggio globale previsto come prioritario nel piano di risanamento dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale”...

Il giudizio sulla bozza di convenzione non pare positivo: “Non si vedono iniziative concrete né per la sostituzione né per la riduzione del carbone bruciato nelle centrali brindisine ma anzi assistiamo a proposte di combustione di materiale proveniente da rifiuti che aumenterebbe soltanto l’immissione di pericolosi inquinanti nell’ambiente. I rifiuti dovrebbero essere interamente recuperati – dice ancora l’Ordine dei medici – così come raccomanda da anni l’Unione Europea proprio perché è stato riconosciuto che la riduzione delle emissioni di diossine nell’ambiente può derivare solo da una diminuzione del ricorso all’incenerimento”.
Dalla differenziata che si fa poco al tema delle patologie in aumento: “Le pratica medica percepisce un incremento delle malattie neoplastiche e cardiovascolari (peraltro già rilevato da anni negli studi disponibili) ma anche di quelle endocrine, in particolare della tiroide, ed ematologiche. Riteniamo che siano necessari studi epidemiologici approfonditi e settoriali. Studi in cui siano adeguatamente analizzate le popolazioni esposte a fonti di rischio sanitario e in cui si tenga in debito conto la distribuzione degli inquinanti in base alle caratteristiche delle fonti ed al mutare delle condizioni meteorologiche”.
.... In particolare il Consiglio dell’Ordine non ritiene più tollerabile il ritardo della Regione Puglia e delle sue articolazioni (Assessorato alla Salute, Osservatorio Epidemiologico Regionale, Dipartimenti di Prevenzione ed Unità di Epidemiologia e Statistica delle ASL) nell’attivazione di un Registro Tumori Regionale realizzato con procedure e metodologie scientificamente validate”.
La conclusione: “La situazione ambientale della Provincia ha bisogno di una duplice risposta: da un lato una azione di contrasto delle nocività note con il contenimento delle emissioni inquinanti e con una politica dei rifiuti tesa al riutilizzo degli stessi; dall’altro una azione di approfondimento epidemiologico che permetta di conoscere per tempo fonti di rischio per la salute”.
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Tratto da il Fatto Quotidiano
Il pm lavora troppo, Alfano chiede il procedimento disciplinare
Se mai arriverà sarà la prima sanzione bipartisan, comminata per avere leso interessi che non andavano toccati: quelli dell’Enel, cui esponenti tanto del governo che dell’opposizione sembrano molto attenti. Rischia infatti un procedimento disciplinare il pm di Rovigo Manuela Fasolato, da almeno dieci anni in prima linea contro i reati ambientali compiuti nel delta del Po. Su di lei e il procuratore di Rovigo Dario Curtarello, infatti, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha chiesto di indagare alla procura generale della Cassazione.

Il provvedimento segue l’invio in procura degli ispettori del ministero dello scorso gennaio, ma i fatti a cui si riferisce sono noti già dalla fine del 2007. Da anni, infatti, Fasolato sta lavorando a diversi filoni di inchiesta sulla centrale Enel di Porto Tolle: il pm ipotizza legami tra le emissioni della centrale e l’aumento dell’incidenza di malattie nei territori circostanti l’impianto. Intanto, però, sulla centrale pende l’iter della Valutazione d’impatto ambientale (Via) per un progetto di riconversione dall’olio combustibile al carbone che vale 4mila posti di lavoro e 2 miliardi e mezzodi investimento. Il via libera arriverà solo il 29 aprile del 2009, dopo che il ‘dl incentivi’, approvato il 6 aprile, ha modificato i vincoli burocratici e risolto i conflitti con la normativa regionale. Il ministero dell’ambiente in ogni caso non mancherà di accompagnare la scelta con un comunicato di esultanza: “Dal punto di vista ambientale – si dice – con la riconversione si ottiene una sostanziale riduzione delle emissioni rispetto al passato. Dal punto di vista economico ci sarà un vantaggio per la bolletta energetica visto che il ‘carbone pulito’ costa meno degli idrocarburi”.

Ma per qualcuno il ritardo è da imputare alla magistratura. Così il 5 gennaio 2010 LucianoViolante, nella inedita veste di presidente della associazione Italia decide, si espone in prima persona sul palco di CortinaIncontra: “Il ministro della Giustizia dovrebbe fare delle ispezioni, e capire se un’autorità giudiziaria può compiere un atto di questo genere, intimidendo sostanzialmente quelli che dovrebbero prendere la decisione”. Sarebbero solo parole in libertà, se non fosse per un dettaglio: Enel è tra i soci fondatori di Italia decide. Ma la coincidenza non impedisce al ministro Alfano di prendere in esame le doglianze di Violante. Tanto che il 22gennaio gli ispettori partono alla volta di Rovigo, capitanati da Arcibaldo Miller. Il capo degli ispettori del ministero finirà poi nelle carte dell’inchiesta sulla nuova P2, ma questo non gli ha impedito di conservare il suo posto fino ad oggi.

Contro Fasolato e Curtarolo, invece, il ministero chiede la mano pesante. Tre in sostanza le accuse. La prima: la pm avrebbe infatti lavorato troppo, con il colpevole “consenso” del superiore. Dal 23 ottobre 2007 al 23 luglio 2009, infatti, Fasolato ha l’”esonero totale” dall’attività giudiziaria “in quanto componente della commissione esaminatrice nell’ambito del concorso per 350 posti da uditore giudiziario”. Eppure, bontà sua, continua la sua attività, sia nelle udienze che nelle indagini. “Peccato”, che mentre Fasolato viene mandata di fronte alla procura generale della Cassazione, niente succeda ad altri colleghi che hanno fatto e condiviso la medesima scelta. E a niente vale che il magistrato abbia deciso di lavorare di più per portare a termine processi importanti. Come quello Eurobic, che porterà alla condanna dei responsabili di una truffa da 3 miliardi di euro.

La seconda accusa non è meno originale. Il Guardasigilli contesta infatti la “continuativa corrispondenza” che Fasolato ha intrattenuto con il ministero dell’Ambiente e la commissioneVia. Secondo Alfano, così facendo la pm ha divulgato “atti di procedimento ancora coperti da segreto”. Nel carteggio con il ministero, infatti, finiscono anche alcune relazioni svolte nelle indagini dai consulenti di Fasolato. Quale sia la violazione del segreto non è dato sapere, però, essendo vincolate alla riservatezza tutte le istituzioni coinvolte.
La terza accusa è in ogni caso direttamente conseguente: avendo sollevato il problema della centrale, la procura di Rovigo perseguiva un fine “che non era di ricerca di mezzi di prova, bensì di impedire – mediante un’indebita ingerenza nelle attività degli apparati amministrativi – la commissione di reati, quando ancora non erano stati acquisiti sufficienti e concreti indizi della consumazione di fatti di rilievo penale”. Vale a dire: “Interferivano e condizionavano le attività degli organi amministrativi stessi, determinandone il rallentamento”.Leggi l'articolo integrale

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