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03 febbraio 2011

NUKE E CARBONE COSTI SEGRETI E DIRITTI GLOBALI SCAVALCATI2)WWF:“The Energy Report" 100% rinnovabili entro il 2050

Tratto da Diritti globali

Nuke e carbone, costi segreti


Energia negli Stati Uniti: il rapporto «Benefits of Beyond Bau. Human, Social and Environmental Damages Avoided through the Retirement of the US Coal Fleet», redatto dagli specialisti della Synapse Energy Economics per l'istituto non profit Civil Society Institute (Csi) è molto chiaro sui costi umani, sociali e ambientali delle attuali modalità di produzione dell'energia elettrica che nello scenario attuale prevedono un ampio ricorso a carbone e nucleare.

Il carbone, intanto. Certo appare una fonte energetica economica, ma ogni anno le emissioni di gas e particolato dalle centrali provocano migliaia di morti premature, per un costo alla collettività (volendo monetizzare la vita!) di circa 272 miliardi di dollari; quattro volte il costo dell'energia elettrica prodotta con il carbone.
  • Secondo la United States Geographic Survey (Usgs), i prelievi di acqua da parte delle centrali termoelettriche costituivano (nel 2005) il 49% dei prelievi totali nella nazione:
  • oltre 200 miliardi di galloni di acqua; solo per raffreddare gli impianti.
  • E poi: circa 100 milioni di tonnellate di scarti di carbone sono già sepolti in discariche o lagune.
  • E ancora: due miliardi di tonnellate di Co2 sono emesse da simili centrali.
Passiamo all'energia nucleare. Senza che ci sia ancora un piano di lungo periodo per lo stoccaggio delle scorie radioattive, una tipica centrale nucleare da 1.000 Megawatt può produrre circa 30 tonnellate di scorie ad alto livello di radioattività. Gli Usa hanno 104 reattori per una capacità totale di 101.000 Mw e la produzione annuale di scorie può arrivare a 3.000 tonnellate, in gran parte stoccate sul posto o in luoghi temporanei. Ma 64 centrali non sanno più dove metterle. Problematico il trasporto di rifiuti così pericolosi a un eventuale sito unificato.
Anche la fase estrattiva ha un pesante impatto ambientale e produce significative quantità di scarti: una miniera richiede molta acqua e circa 100 ettari di terra che sarà in permanenza contaminata. Quanto ai rischi di incidente nucleare, prosegue il rapporto, non sono quantificabili e anche paesi con norme stringenti non possono dirsi immuni da potenziali disastri.

Di fronte a questi immani danni del carbone e del nucleare, nel 2010 la stessa agenzia Synapse ha elaborato, sempre per il Civil Society Institute, un rapporto centrato su uno «Scenario di transizione» per il 2010-2050, secondo il quale gli Usa dovrebbero investire il più possibile nella tecnologia dell'efficienza in ogni settore, il che ridurrebbe il consumo di elettricità del 40% rispetto allo scenario prevedibile nel «business as usual».
Così il paese potrebbe ritirare l'intero insieme di impianti a carbone senza costruirne di quelli cosiddetti di nuova generazione. E si risparmierebbero le decine di miliardi altrimenti necessarie per il controllo dell'inquinamento.
Le emissioni di CO2 del settore elettrico si ridurrebbero dell'80%. Le emissioni di biossido di zolfo quasi si annullerebbero e quelle di ossidi di azoto calerebbero del 60%.

Al tempo stesso, si potrebbe ridurre velocemente del 28% (così poco?) la capacità nucleare del paese. Le energie rinnovabili - solare, eolico, geotermico, biomasse - potrebbero arrivare a soddisfare il 50% del fabbisogno elettrico. L'uso del gas naturale nel settore elettrico crescerebbe più lentamente.
Conclude il Csi: mentre Casa Bianca e Congresso dibattono su quello che chiamano "lo standard dell'energia pulita" occorre una riflessione su che cosa si intende con quell'aggettivo: "pulita", appunto.
Fonte: il manifesto
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Tratto da WWF Italia

WWF:

“The Energy Report"

100% rinnovabili entro il 2050

Entro il 2050 tutte le esigenze mondiali di energia potrebbero esserealimentate in modo pulito, rinnovabile ed economico, secondo un nuovo,importante rapporto del WWF.
Redatto in due anni, “The Energy Report” affronta in modo globale il problema del bisogno di energia, inclusi i trasporti, e il modo di renderla adeguata, sicura e disponibile a tutti.
“Se continuiamo a dipendere dai combustibili fossili ci troveremo davanti adun futuro di timori crescenti per il costo dell’energia, la sicurezza dei rifornimenti e gli impatti dovuti ai cambiamenti climatici”, ha dettoStefano Leoni,
presidente del WWF Italia.“Noi offriamo uno scenario alternativo – molto più promettente e interamente raggiungibile.L’EnergyReport dimostra che in quattro decenni potremmo avere delle economie floride e una società interamente alimentata da energia pulita, a basso costo e rinnovabile, nonché una qualità della vita decisamente migliore. Il rapporto è più che uno scenario – è un richiamo all’azione.
Possiamo creare un futuro più pulito e rinnovabile, ma dobbiamo cominciare subito”.

Ma in Italia la promozione delle energie rinnovabili è a rischio, la denuncia di WWF, Greenpeace, Legambiente >>

Un'ampia sintesi del dossier Energy Report, in italiano >>



Intanto il 2010 è stato l'anno più caldo del Pianeta secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale >>

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Ripubblichiamo Tratto da Ecologiae

Il carbone ci costa 360 miliardi di euro all’anno



Secondo questo rapporto, nel 2007 il carbone è costato al mondo circa 360 miliardi di euro. Il rapporto, realizzato con il contributo dell’istituto indipendente olandese “CE Delft”, ha monetizzato gli impatti sulla salute, gli incidenti in miniera e i costi per la società dovuti al contributo del carbone ai cambiamenti climatici.
Il prezzo del carbone sui mercati internazionali tiene conto dei costi di estrazione, trasporto, tasse e profitti, ma non riflette affatto i costi esterni sull’ambiente e sulla salute delle persone. Se anche questi costi venissero contabilizzati nel prezzo del combustibile, la competitività economica di nuove centrali a carbone verrebbe ridotta notevolmente.

Secondo il rapporto di Greenpeace, stilato in collaborazione con “Ce-Delft“, un istituto indipendente olandese, il costo che grava sull’intero pianeta per l’utilizzo del carbone, attualmente, è di circa 360 miliardi di euro all’anno, molto di più di quello che i vari Governi di tutto il mondo ci vogliono far credere.

Infatti quei Paesi che puntano su questa risorsa spesso si trincerano dietro la frase “il carbone costa di meno rispetto alle altre fonti energetiche”, giustificandolo come un risparmio che conviene anche ai cittadini. Tutto questo è falso. Infatti il carbone è il combustibile fossile più inquinante al mondo (paradossalmente anche più del petrolio), dato che da solo contribuisce al 41% delle emissioni di gas serra imputabili all’uomo.

Tutto questo si è formato in 7 anni, e cioè dal 1999 al 2006, anno in cui l’ultimo rilevamento è stato effettuato, in cui è stato dimostrato come l’utilizzo del carbone sia aumentato del 30%. I rischi, secondo Ce-Delft, sono che da qui al 2030 l’utilizzo del carbone venga raddoppiato, con conseguenti danni all’ambiente che non sarebbero più calcolabili.

Il danno principale che proviene dall’utilizzo massiccio del carbone è il riscaldamento globale. Certo, esso non è la sola causa di una catastrofe così terribile, ma ha una buona percentuale di responsabilità. Secondo Greenpeace, a causa dei mutamenti climatici, ad oggi muoiono circa 150 mila persone all’anno in tutto il mondo. Pensate cosa accadrebbe se l’uso del carbone venisse raddoppiato. Per questo le Nazioni Unite hanno chiesto di fermare la crescita delle emissioni fino al 2015 e ridurle fino a dimezzarle entro il 2050.

Ma come si calcola il costo del carbone? I parametri attuali comprendono solamente i costi di estrazione, trasporto, tasse e profitti. Per questo secondo i cosiddetti “grandi” del pianeta è la risorsa più a buon mercato. Ma i parametri esterni ribaltano questa considerazione.

Infatti vanno prese in considerazione prima di tutto le emissioni di gas serra, ma anche la deforestazione, la distruzione di interi ecosistemi, la violazione dei diritti umani delle persone che lavorano per estrarlo, molto spesso sovrautilizzati e sottopagati, il costo dello stoccaggio degli scarti, fino all’incidenza sulle malattie respiratorie. Infatti le emissioni di queste lavorazioni portano a piogge acide, inaridimento dei terreni, inquinamento delle acque, e danni alla salute umana.

Noi italiani oggi paghiamo il costo “ufficiale” del carbone, più quello d’importazione. Ma tutti questi danni, ben peggiori, li subiscono i Paesi produttori, come la Cina, l’India, il Sudafrica e altri Paesi poveri, i quali pagano per noi anche il doppio delle conseguenze.

Il modo per risolvere tutti questi problemi, lo ripeteremo fino alla noia, sono le rinnovabili, che non hanno costi, nè impatti ambientali.
Speriamo che qualcuno raccolga il nostro appello, quello di Greenpeace e di tante altre organizzazioni che si battono per un mondo più pulito.

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