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25 aprile 2011

1)Rilevata associazione tra inquinamento e incidenza di tumori al seno 2)L'esposizione all’inquinamento in gravidanza 3)Inquinamento da mercurio ..

Tratto da Zeroemission
Rilevata associazione tra inquinamento e incidenza di tumori al seno
L’esposizione all’aria inquinata nei momenti cruciali della vita espone le donne a una maggiore probabilità di contrarre cancro al seno nel periodo precedente alla menopausa
È dall’Università di Buffalo che arriva questa nuova conferma dei tragici effetti dell’inquinamento. «L’esposizione all’aria inquinata nelle prime fasi della vita e nel periodo in cui danno alla luce il loro primo figlio può alterare il DNA delle donne e queste mutazioni sono associate a un aumento del tumore al seno nel periodo che precede la menopausa»: è quanto sostenuto da Katharine Dobson al recente meeting della American Association for Cancer Research, tenuto a Orlando, in Florida.
Il team della dottoressa Dobson ha analizzato i dati relativi a 1.170 donne a cui era stato recentemente diagnosticato un tumore al seno e di 2.116 donne sane. Sono state raccolte informazioni come la località in cui le donne sono nate, in cui hanno avuto l’inizio del loro periodo mestruale e in cui hanno eventualmente avuto i loro primo figlio. Sono stati poi presi in considerazione i dati derivati dai monitoraggi della qualità dell’aria e della concentrazione del particolato sospeso. Un’analisi statistica ha poi permesso di individuare la correlazione che ha permesso agli autori di esprimere questa nuova grave denuncia sui danni alla salute prodotti dall’inquinamento. «È la prima volta – puntualizza la Dobson – che uno studio esamina gli effetti dell’esposizione all’aria inquinata nei momenti chiave della vita delle donne».
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Tratto da La Stampa

L'esposizione all’inquinamento in gravidanza può causare problemi comportamentali nei bambini

Problemi come iperattività, deficit di attenzione, ansia e anche depressione nei bambini possono essere collegati all’esposizione ad agenti inquinanti durante la fase prenatale. Lo studio

Quelli che sono definiti disturbi del comportamento: iperattività e deficit d’attenzione, ma anche ansia e depressione, pare possano avere un collegamento con l’esposizione agli agenti inquinanti durante la gestazione.

L’idea nasce da uno studio che ha preso in esame il comportamento di 215 bambini e ha notato che quelli che presentavano maggiori sintomi di disturbi del comportamento e mentali tra i 5 e i 7 anni d’età, erano proprio quelli che avevano nel sangue del cordone ombelicale i più alti livelli di un marker segnale dell’esposizione all’inquinamento. Al contrario, questi sintomi erano poco diffusi nei bambini esposti a basse dosi d’inquinanti.

Nello specifico, i ricercatori del Columbia Center for Children's Environmental Health (CCCEH) e l'Istituto di Ricerca sul Cancro (Uk) hanno analizzato il sangue del cordone ombelicale dei neonati. Qui hanno valutato i livelli di un marcatore biologico legato all’esposizione agli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e altri inquinanti da combustione. Gli agenti tossici sono stati trovati nel sangue del cordone perché quando la madre inala le sostanze inquinanti, queste possono essere trasferite al feto attraverso la placenta e andare a legarsi al Dna.

Tra le varie forme di inquinamento che può influire in questi casi, oltre a quello urbano da veicoli a motore che è poi quello ad avere maggiore impatto, vi è anche il fumo di tabacco – sia attivo che passivo – e la dieta, dato che sostanze inquinate si trovano anche nei cibi.

«I risultati sono potenzialmente preoccupanti in quanto problemi di attenzione, di ansia e depressione possono influenzare i successivi risultati accademici nonché le relazioni tra coetanei e altri aspetti della vita in società. Fortunatamente, è possibile ridurre questi inquinanti dell'aria attraverso controlli dell'inquinamento attualmente disponibili, l'efficienza energetica e fonti energetiche alternative», dichiara la dottoressa Frederica Perera, autore principale dello studio, pubblicato online su Environmental Health Perspectives.

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Riportiamo inoltre un piccolo promemoria di solo... alcune problematiche correlate con la combustione del carbone.

Tratto da Noalcarbone

Inquinamento da mercurio - effetti sulla salute

"Mercurio ed effetti patologici sulla salute umana" - Comunicato Medici ISDE

"Secondo il recente documento delle Nazioni Unite sul mercurio, la maggior parte delle emissione nell’ambiente di questo elemento sono causate dalle attività umane. Circa il 70 % delle emissioni antropogeniche sono provocate dall’incenerimento dei rifiuti e,soprattutto, dalla combustione del carbone (Mercury UNEP; 2010).

Il carbone può contenere fino a 150 volte la quantità di mercurio presente nell’olio combustibile (Ambient Air Pollution by Mercury (HG); Position Paper. European Communities; 2001). Il metilmercurio (derivato del mercurio), anche a dosi estremamente basse può causare disturbi dell’apprendimento, ritardo mentale, ritardo dello sviluppo neurologico, deficit del linguaggio, della funzione motoria, dell’attenzione, della memoria e un basso score in altri test cognitivi di performance(Grandjean et al. Lancet, 2006; Yager et al. Env Health Perspect, 2006; Methylmercury effects. EPA; 2009).

Un settantesimo del contenuto di un cucchiaino di mercurio può rendere il pesce che vive in un lago avente una superficie di 10.000 m2 non sicuro per l’alimentazione (Great Lakes Environmental & Molecular Sciences Center, USA. 2010).

Il mercurio, come altre centinaia di inquinanti immessi nell’ambiente dalle attività umane, ha la capacità di modificare l’espressione genetica. Vale a dire di attivare o di inibire l’attività di un gene. Tale modifica può predisporre a malattie croniche come il diabete, l’arteriosclerosi ed il cancro (Lane et al. Curr Op Ped; 2009).

In Inghilterra, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada ed Australia, laddove sono stati rilevati livelli pericolosi di mercurio in alcuni tipi di pesce, allo scopo di proteggere la popolazione più a rischio (bambini e donne durante la gravidanza), viene consigliato di non mangiare o limitare l’assunzione di quei tipi di pesce nei cui tessuti è stata trovata una dose
pericolosa di mercurio (Chief Medical Officier Urgent Comunication: Food Standard Agency: 14 May 2002).

In seguito alla conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord ci sarà un aumento del 50 % delle emissioni di mercurio (Valutazione di Impatto Ambientale. Relazione Istruttoria, pag. 39, riga 26).

Il raddoppio delle emissioni di mercurio contrasta con l’EU Legislation and Policy Relating to Mercury and its compounds, Working document, March 2004, 1.1. Regulatory area: Main rilevant Provision. In questo lavoro della Commissione Europea si afferma, infatti, l’intento di ridurre l’inquinamento da mercurio presente nell’aria, nell’acqua e nel terreno, al fine di ottenere un alto livello di protezione completa dell’ambiente.

A conferma, inoltre, delle preoccupazioni delle popolazioni per la presenza di mercurio nel pesce, nel decreto di valutazione di Impatto Ambientale della Centrale di Torre Valdaliga Nord si legge (pag. 18, riga 16): “Si esprime perplessità riguardo al fatto che le emissioni di mercurio possano essere effettivamente contenute nel valore dichiarato di 0.8 microgr/Nm3”.

Non è possibile valutare la quantità di mercurio che verrà immessa nell’aria in forma ossidata ed in forma elementare. La prima porrà un rischio di inquinamento da mercurio per le popolazioni che risiedono in un raggio di centinaia di km dalla centrale a carbone; le emissioni di mercurio in forma elementare causeranno invece un danno su scala mondiale (U.S. Department of Energy National Energy Technology Laboratory – Five Year Research Plan on Fine Particulate Matter in the Atmosphere. FY2001-FY2005, pag. 27).

Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente - Alto Lazio
Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente e la Salute - Lazio
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Tratto da Il Blog di Federico Valerio:
SCIENZIATO PREOCCUPATO
Carbone pulito?

Stranamente non sono numerosi gli studi sugli effetti delle centrali a carbone sulla salute di chi gli abita intorno.
E molti di questi studi non hanno trovato niente di strano, fino a che non si sono studiate le cose giuste: A) effetti sanitari sui bambini che oltre ad essere più sensibili degli adulti all'inquinamento non sono oggetto di esposizioni "confondenti" quali fumo attivo, consumo alcool, esposizioni professionali; B) uso di precisi indicatori di esposizione personale ai fumi delle centrali.
Tra i pochi studi epidemiologici condotti in modo corretto per verificare gli effetti dell’inquinamento da centrali a carbone sui bambini, citiamo quella condotta in Israele con riferimento alla prima grande centrale a carbone (1400 megawatt) entrata in funzione in questo paese nei primi anni ’80 (Goren et al., 1995).
Merito di questo studio è quello di aver tenuto sotto controllo per un lungo periodo (20 anni) circa 30.000 persone che, in modo stabile, hanno avuto la loro residenza entro un raggio di 10 chilometri dalla centrale. Un’altra importante caratteristica di questo studio è stata quella che, fin dall’avvio della centrale, la qualità dell’aria è stata costantemente tenuta sotto controllo da una ampia rete di monitoraggio, costituita da dieci stazioni fisse e due mobili.
Una recente ri-analisi di questi dati (Dubnov et al., 2007) ha individuato una associazione statisticamente significativa tra il peggioramento delle funzioni respiratorie dei bambini e l’entità dell’inquinamento da anidride solforosa e ossidi di azoto prodotti dalla centrale a carbone a cui i bambini stessi erano stati esposti.
Queste conclusioni sono state possibili grazie ad un moderno approccio metodologico per individuare gli effetti sanitari indotti dall’inquinamento: ad ogni singolo bambino studiato è stato attribuito un valore di esposizione ai fumi della centrale, in base alle coordinate geografiche della residenza del bambino e ai valori medi di inquinamento della centrale stimati in corrispondenza di quelle stesse coordinate geografiche....

Pertanto gli autori hanno potuto concludere che l’inquinamento della centrale a carbone ha un effetto negativo sullo sviluppo delle funzioni polmonari dei bambini e questo, nonostante il totale e ampio rispetto degli standard di qualità dell’aria per gli ossidi di azoto, l’anidride solforosa e le polveri totali sospese....

Un altro studio che ha evidenziato i possibili effetti sui nascituri dell’inquinamento di una centrale a carbone è stato effettuato in Cina, nella città di Tonliang in cui, a pochi chilometri di distanza era in funzione una piccola centrale elettrica alimentata a carbone (circa 4.200 tonnellate al mese). Questa centrale era operativa per solo sei mesi all’anno, durante la stagione secca in cui gli impianti idroelettrici risultavano insufficienti a coprire la domanda di elettricità della città; misure sperimentali confermavano che questa piccola centrale a carbone era la principale fonte di inquinamento della zona ,con un ridotto traffico veicolare e che da tempo ricorreva al metano quale fonte di energia per usi domestici.

Durante il funzionamento di questa centrale si registravano alte concentrazioni di polveri sottili e di idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
Un primo studio (Tang et al., 2006) evidenziava una possibile associazione tra elevate concentrazioni di IPA nel sangue presente nel cordone ombelicale di bambini concepiti durante i sei mesi di funzionamento della centrale e un ridotto sviluppo corporeo nei primi 30 mesi di vita dei bambini esposti. Una successiva indagine in cui, oltre agli IPA, nel cordone ombelicale erano misurate anche le concentrazioni di piombo e mercurio, evidenziava nei bambini più esposti un ridotto quoziente di sviluppo motorio e di linguaggio, valutati a due anni di età (Tang et al., 2008).
L’ipotesi che questi disturbi fossero correlati con l’esposizione delle madri all’inquinamento prodotto dalla centrale a carbone, trovò una prima conferma in un’ analogo studio (Perera et al., 2008) condotto su bambini nati nel 2005 nella stessa zona, dopo la completa chiusura della centrale a carbone avvenuta nel maggio del 2004.
Nel cordone ombelicale di questi bambini si trovò una concentrazione significativamente minore di IPA e non fu più evidenziata l’associazione tra ritardi dello sviluppo mentale e motorio ed esposizione a IPA.

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Tratto da Il Fatto Quotidiano

La Germania si interroga sul “carbone pulito”

Un'azienda svedese ha messo a punto una tecnologia per catturare e stipare sottoterra le emissioni di anidride carbonica prodotte dalle centrali, ma il dibattito resta aperto. Da una parte si cerca un'alternativa al nucleare, dall'altra si teme che i depositi sotterranei di gas possano avvelenare le falde acquifere e anche le superfici agricole

Si chiama “Carbon Capture and Storage”. Una tecnica per neutralizzare il gas ad effetto serra, responsabili del surriscaldamento terrestre, prodotto (principalmente) dalle centrali a carbone. Un progetto più facile a dirsi che a farsi. Non per il colosso svedese Vattenfallche ha messo a punto una tecnologia in grado di “catturare” le esalazioni della combustione del carbone e di stiparle sottoterra”......

Svolta storica e fine del carbone come fonte “sporca”? Forse. Se le industrie energetiche si preparano già a incassare super-incentivi, l’idea di riempire il sottosuolo di anidride carbonica non piace a tutti: la trovata può essere pericolosa, causare incidenti e inquinare le falde.

Sul rivoluzionario metodo Css, cattura e stoccaggio della CO2, la cautela è massima.Allevatori e agricoltori potrebbero non gradire l’idea di vedere il proprio sottosuolo imbottito di gas, anche se la Vattenfall giura sull’assoluta sicurezza delle “trappole geologiche” in cui verrà sepolta l’anidride carbonica, a mille metri di profondità.

Il gas serra, prodotto dalla combustione del materiale fossile, rappresenta il maggiore handicap ambientale delle centrali a carbone: in questo caso verrebbe separato dagli altri fumi e pompato sottoterra, dove sarebbe immagazzinato “permanentemente” in gigantesche cavità: vecchi giacimenti di idrocarburi ormai esauriti o, più spesso, formazioni porose e permeabili che creano “camere di immagazzinamento” naturali....

Le preoccupazioni riguardano le possibili fughe di CO2, altamente tossiche. Ma c’è di più: si teme che i depositi sotterranei di gas serra possano avvelenare falde acquifere e superfici agricole. “Inutile prendersi cura delle nostre risorse, preservandole per i nostri figli, se poi immagazziniamo la CO2 nei terreni senza avere idea di cosa ciò possa provocare”, afferma l’allevatore Henrik Staark, intervistato dalla rete tedesca ZDF in vista dall’apertura della prima centrale, a Jänschwalde. “Saranno minacciati i miei animali? E l’acqua?”.

Se gli agricoltori temono il peggio, persino Ralf Christoffers, ministro dell’economia del Brandeburgo, Land fra i più ricchi di carbone e ultra-dipendente dalla più tradizionale fonte energetica, non ritiene possibile, per il momento, garantire ai cittadini la completa sicurezza di questa nuova tecnologia.

E in Italia? Proprio in questi giorni è stato inaugurato un impianto pilota per la cattura dell’anidride carbonica. L’Enel ha infatti deciso di sperimentare “cattura e sequestro” di parte dei 15 milioni di tonnellate di CO2 immessi annualmente in atmosfera dalla centrale termoelettrica a carbone di Cerano, nei pressi di Brindisi. L’impianto sperimentale pugliese sembrerebbe in grado di “filtrare” dai fumi di combustione circa ottomila tonnellate di anidride carbonica all’anno: cifra che in realtà rappresenta appena lo 0,05% di tutte le emissioni annue della centrale.

Intanto, c’è chi prova a cambiare orizzonte. Greenpeace parla di “false speranze” sul futuro del carbone pulito, “ampiamente propagandato” dall’industria del settore solo per “giustificare la costruzione di nuove centrali”. Sforzi vani, per gli ecologisti, dato il carattere “ampiamente sperimentale” della Css. Tecnologia che, oltretutto, “non sarà pronta in tempo per salvare il clima”.

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