di Antonio Cianciullo
Il Vaticano: “Due milioni di morti all’anno per il caos climatico”
Alla vigilia del referendum su acqua e nucleare dal Vaticano arriva un segnale netto e autorevole. La Pontificia accademia delle scienze ha commissionato a un gruppo internazionale di scienziati presieduto dal Nobel Paul Crutzen, da Veerabhadran Ramanathan della Scripps Institution dell’Università della California e da Lennart Bengtsson, ex direttore del Centro europeo per le previsioni meteorologiche, un rapporto sui cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacciai (per la parte italiana hanno partecipato il Nobel Carlo Rubbia e Sandro Fuzzi, esperto climatico del Cnr).
Lo studio parla della necessità di lottare contro il cambiamento climatico come di un imperativo morale sottolineando che “i cambiamenti causati dall’uomo nella composizione dell’atmosfera e nella qualità dell’aria causano a livello globale 2 milioni di morti premature ogni anno e mettono in pericolo le risorse di acqua e cibo specialmente fra i tre miliardi di persone troppo poveri per avvalersi della protezione offerta dalla tecnologia e dall’uso di combustibili fossili”.
Gli autori del documento affermano che “non è possibile un futuro sostenibile basato sull’uso di carbone, petrolio e gas naturale” (materie prime in esaurimento e responsabili della minaccia climatica) e chiedono l’immediata riduzione a livello globale delle emissioni di anidride carbonica e la riduzione di almeno il 50% degli inquinanti che hanno anche un effetto di riscaldamento climatico (particelle carboniose, ozono, metano, Hfc).
Sono affermazioni forti che arrivano in un momento difficile. Mentre si discute del bilanciamento tra pubblico e privato nella gestione dell’acqua, il ciclo idrico viene gravemente alterato e l’acqua pulita disponibile diminuisce.
Mentre il governo ventila l’ipotesi di far ripartire tra due anni il piano nucleare che non potrebbe dare all’Italia un chilowattora di energia prima di una decina di anni (cioè quando secondo il Dipartimento per l’energia americano il costo dell’energia nucleare sarà più alto di quello dell’eolico) emerge la necessità di avere in tempi rapidi energia rinnovabile.
Il documento della Pontificia accademia non entra naturalmente nel merito di questo dibattito politico. Ma si conclude con un appello inequivocabile.
“Noi invitiamo tutti i popoli e le nazioni a una nuova consapevolezza degli impatti, seri e potenzialmente irreversibili, del riscaldamento globale causato dall’emissione di gas serra e di altri inquinanti da parte dell’uomo e dai cambiamenti nell’uso del territorio. Invitiamo tutte le nazioni a sviluppare e ad implementare, senza ritardi, politiche efficienti ed eque per ridurre le cause e gli impatti del cambiamento climatico sulle comunità e sugli ecosistemi consapevoli che viviamo tutti in una stessa casa. Agendo subito, nello spirito di una responsabilità comune ma diversificata, accettiamo il nostro dovere verso il prossimo e verso la custodia di un pianeta benedetto dal dono della vita.
Siamo tenuti ad assicurare che tutti gli abitanti del pianeta abbiano accesso al loro pane quotidiano, ad aria pulita da respirare ed acqua pulita da bere, essendo noi consapevoli che, se vogliamo giustizia e pace, dobbiamo proteggere l’habitat che ci sostiene”.
Tratto da Montagna tv
Il Vaticano scende in campo per la lotta ai cambiamenti climatici
Il rapporto, ora disponibile anche in italiano sul sito dell’Accademia, prossimamente verrà presentato a Papa Benedetto XVI. Esamina numerosi esempi di declino dei ghiacciai nel mondo e le evidenze che collegano tale fenomeno ai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico indotti dalle attività dell’uomo. Ma, nello stesso tempo, sottolinea l’imperativo morale per la nostra società di affrontare le problematiche tematiche ambientali.Per consultare il rapporto della Pontificia Accademia delle Scienze, consultare: www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdscien/index_it.htm)
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Tratto da Rovigo oggi
E' l'ora del Polesine a energia rinnovabile
......Ma fermare il carbone è vitale per il Delta del Po e il Polesine intero.E non parliamo solo degli aspetti ambientali o della salvaguardia della salute, ma anche e soprattutto del modello di sviluppo economico che il Polesine, attraverso le istituzioni politiche ed economiche, sarà ora costretto a rivedere.
Sì, perché, se da un lato quell'Enel che, ricordiamolo, non prevede un soldo da destinare alla riconversione fino al 2014 nel proprio piano economico, sappiamo che non mollerà la presa, nonostante le minacce di portare l'investimento fuori dal nostro Paese..
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