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24 giugno 2011

1)Napoli: spunta una inchiesta per ‘epidemia colposa’2)Ambiente: inquinamento da diossina Ilva Taranto, incarico a 3 epidemiologi

Tratto da La Voce dell'Emergenza

Napoli: spunta una inchiesta per ‘epidemia colposa’

Aperto fascicolo dal pool ecologia: non ci sono indagati.

Presupposto: la prevedibilità degli eventi verificatisi in questi giorni

Non si contano le inchieste condotte dalla Procura della Repubblica di Napoli sulla lunga emergenza rifiuti. A tutte se ne aggiunge un’altra: un fascicolo infatti è stato aperto questa settimana. Lo apprende il VELINO da fonte autorevole. Ipotesi di reato, epidemia colposa e omissione in atti d’ufficio.

Su quest’ultimo aspetto i magistrati sono cauti e studiano con attenzione i possibili collegamenti a supporto della tesi che inevitabilmente investirebbe rappresentanti istituzionali e della politica.Il fascicolo è affidato ai pm del pool ecologia coordinati dall’Aggiunto Aldo De Chiara. Stando a quanto filtra, non ci sono per ora iscritti nel registro degli indagati. Il lavoro inquirente ad una fase iniziale. A supporto dell’attività della Procura ci sarebbero anche esposti di privati cittadini. Ma non solo. L’elemento fondante della nuova inchiesta sui rifiuti è “la prevedibilità degli avvenimenti”.
In parole povere, il delicato sistema integrato di smaltimento dei rifiuti, prima o poi si sarebbe inceppato e diverse potevano essere le cause. Ciò nonostante, “non si è intervenuti per tempo”. Leggi tutto »

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Tratto da L'Essenziale Ambiente
Porto Tolle: Ambiente vs Lavoro. Chi vincerà?


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Il governatore del Veneto Luca Zaia ha modificato la legge regionale sul Parco del Po per permettere la riconversione a carbone. I sindacati hanno raccolto 9.200 firme. L’ambiente ha grandi nemici in Veneto "
Zaia preferisce la centrale - Il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ha firmato un paio di giorni fa la modifica alla legge regionale del 1997 che istituisce il Parco Regionale del Delta del Po per "sbloccare" la riconversione della centrale termoeletrica di Porto Tolle, targata Enel.

L'impianto, infatti, cade in pieno parco e ogni modifica alla sua struttura deve ottenere autorizzazioni ambientali supplementari. Doveva: con la modifica della legge regionale, infatti, Zaia ha risolto il problema e, dice, ora si potranno eseguire i 2,5 miliardi di investimenti dell'Enel che porteranno cinque anni di lavoro per 3.000 tra operai e tecnici.

I sindacati con Enel - Dello stesso avviso anche lavoratori e sindacati dell'impianto, che hanno creato una sorta di comitato per la difesa della riconversione. Con tanto di raccolta firme che, in poche settimane, ha già superato i 9.200 nomi e cognomi raccolti. Seppur via mail.

Romani con l'inquinamento - Una quindicina di giorni fa il ministro per lo Sviluppo economico aveva promesso un escamotage per sbloccare i lavori alla centrale elettrica Enel: inserirla in una lista di impianti strategici per il sistema elettrico nazionale e togliere il compito di concedere le autorizzazioni al Ministero dell'Ambiente di Stefania Prestigiacomo. Questo, secondo il ministro, potrebbe accelerare notevolmente l'iter burocratico non solo del progetto Porto Tolle, ma anche di molte altre riconversioni.

Cosa rischia Porto Tolle con il carbone - La centrale termoelettrica di Porto Tolle è la centrale elettrica più grande e, di conseguenza, inquinante, d'Italia: è formata da quattro gruppi termoelettrici da 660 MW l'uno alimentati con olio combustibile per una potenza totale di 2640 MW e può generare circa l'8% del fabbisogno totale di energia elettrica dell'Italia.

E' attualmente ancora in funzione solo grazie ad un decreto legge del 2003 che ne impedisce la chiusura nonostante le emissioni inquinanti.

La conversione a carbone, lungi dal limitare le emissioni pericolose (il carbone pulito è una pura sperimentazione tecnologica limitata a pochi punti percentuali dei fumi totali emessi dagli impianti che usano questo combustibile) non farebbe altro che modificare, senza diminuirli, gli inquinanti che vengono riversati all'interno del Parco Regionale del Delta del Po.

Sulla riconversione della centrale la Procura di Rovigo ha in passato aperto una indagine chiedendosi come mai non era stata presa in considerazione la possibilità di utilizzare il gas naturale (molto meno inquinante del carbone) come combustibile.
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Tratto da Bari .repubblica.it

Ambiente: inquinamento da diossina Ilva Taranto, incarico a 3 epidemiologi

Taranto, 24 giu. - (Adnkronos) - Si e' svolto nel pomeriggio al Tribunale di Taranto l'incidente probatorio nell'ambito del procedimento, ancora nella fase delle indagini preliminari, per l'inquinamento da diossina e benzoapirene che sarebbe stato provocato dallo stabilimento siderurgico Ilva del capoluogo jonico.
Durante l'udienza il gip Patrizia Todisco ha affidato l'incarico a tre esperti di epidemiologia di fama nazionale (sono la professoressa Maria Triassi, ordinario a Napoli, il dottor Francesco Forastiere, del dipartimento della Asl di Roma, entrambi epidemiologi, e il professor Annibale Biggeri, docente di Statistica Medica a Firenze) per una indagine che dovra' stabilire entro sei mesi (la prima udienza e' stata fissata per il 17 febbraio) gli eventuali effetti delle emissioni sulla popolazione residente e sugli operai. Entro quella data gli esperti dovranno presentare gli esiti dello studio. Circa tre anni fa, dopo il ritrovamento nel latte, nei formaggi e nella carne di tracce di diossina, migliaia di capi di bestiame, in particolare pecore, furono abbattuti in sette allevamenti zootecnici. Subito dopo la Regione Puglia vieto' il pascolo in un raggio di 20 chilometri dallo stabilimento.
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Tratto da Zeroemission

Inquinamento marino: dati specifici per valutare i sedimenti
24-06-2011
Nuove ricerche nei porti hanno individuato i principali fattori ambientali ed umani responsabili del rilascio di contaminanti da sedimenti. Gli scienziati suggeriscono che il tasso di rilascio potrebbe essere migliorato se si tenesse conto delle notevoli variazioni tra i luoghi e le valutazioni del rischio di inquinamento.
Studiare i sedimenti per capire lo stato di salute delle acque marine.
Molti pesticidi, materiali industriali e prodotti farmaceutici sono sostanze chimiche note come inquinanti organici persistenti (POP). Questi tendono ad accumularsi nell'ambiente perché non sono degradati dai processi chimici o biologici. Sebbene la legislazione ai sensi della direttiva quadro sulle acque (WFD Water Framework Directive) abbia ridotto la diffusione diretta di POP in ambienti acquatici, quelli che si sono accumulati nel sedimento possono essere rimessi in acqua nel tempo. Molti fattori possono influenzare la velocità di questo tipo di rilascio, chiamato “flusso dei sedimenti”.

Conoscerlo è importante per i gestori del rischio per sapere quali sono i fattori più importanti al fine di individuare misure di controllo idonee. Alcuni scienziati hanno analizzato l'impatto di 15 tipi di influenze umane e ambientali sul flusso contaminanto da sedimenti di acqua in 36 diversi scenari, combinando diversi contaminanti (tre comuni POP e del mercurio), di diverse dimensioni dell'area contaminata e tre classi di porto: piccole imbarcazioni, grandi imbarcazione (traghetti, navi da crociera, barche di rimorchio) e navi industriali (cargo). La ricerca ha evidenziato la necessità di adottare indagini in site specifiche al fine di stabilire meglio i rischi potenziali per la salute umana e degli ecosistemi attraverso l'esposizione ai contaminanti.
Ciò è necessario per supportare le decisioni in merito all'attuazione delle misure di controllo potenziale sulla base di un'ampia analisi costi-benefici, tema chiave delle linee guida CE sulla valutazione del rischio ad esposizione chimica.


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