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03 giugno 2011

CARBONE UN PROBLEMA IN MEZZA EUROPA:sentenze di tribunale in Italia e Germania complicano i progetti di centrali elettriche a carbone.

Tratto da TICINO LIBERO
Alcune sentenze di tribunale in Italia e Germania complicano i progetti di centrali elettriche a carbone.


Questo fine settimana sapremo infine cosa decideranno i ticinesi. Tutto è nato dalla decisione dell’Azienda elettrica ticinese (AET) di investire svariati milioni nella centrale a carbone in costruzione a Lünen, in Germania. I Verdi, appoggiati dal Partito socialista e dalla Lega dei ticinesi ha quindi deciso di lanciare un’iniziativa, “Per un’AET senza carbone”, che propone l’uscita dal carbone entro il 2015.

Il Gran Consiglio ha proposto invece un controprogetto, che propone un termine molto più lungo per l’uscita dall’investimento di Lünen, ossia il 2035, e l’istituzione di un fondo per le energie rinnovabili.

Sulla centrale tedesca, malgrado la costruzione della centrale sia ormai quasi ultimata, pende tuttavia una spada di Damocle, quella giudiziaria. Un ricorso dell’associazione “Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland” è infatti stato accolto a metà maggio dalla Corte europea, in Lussemburgo. Nulla è ancora deciso, il ricorso verteva unicamente sulla legittimità di ricorrere da parte dell’associazione, che ora potrà far valere le sue ragioni.

Al momento un’altra sentenza di tribunale della corte europea sta già impedendo da mesi la messa in funzione di un’altra centrale a carbone, quella di Datteln.

Problemi con il carbone li si riscontrano anche in Italia, dove recentemente una sentenza ha bloccato la riconversione dell’impianto di Porto Tolle, in provincia di Rovigo. È infatti stato accolto un ricorso di diverse associazioni ambientaliste e operatori turistici della zona, grazie al quale è stato annullato un decreto del Ministero dell’ambiente che dava parere positivo alla valutazione d’impatto ambientale del progetto.

Commentando la sentenza, il WWF (uno dei ricorrenti) ha voluto sottolineare che i “desolfatori” e i “denitrificatori” presenti nelle nuove centrali a carbone permettono un abbattimento soltanto parziale delle sostanze inquinanti, motivo per il quale sono da preferire le centrali a gas.

Sul fronte opposto l’Enel, la società che intendeva realizzare la riconversione, il governo e i sindacati, preoccupati per la sorte dei lavoratori dell’impianto.

Come dire… tutta Europa è paese.

BREVE CONSIDERAZIONE DI UNITI PER LA SALUTE.

STRADA TUTTA IN SALITA PER LE CENTRALI A CARBONE....

FINALMENTE SI COMINCIANO A TENERE IN CONSIDERAZIONE LE LEGITTIME ASPETTATIVE DEI CITTADINI e DELLE ASSOCIAZIONI A TUTELA DELLA SALUTE E DEI TERRITORI .

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Tratto da Citta' di LA SPEZIA.COM

Associazioni per ambiente e salute: "Basta Enel, basta carbone. Lo aveva promesso Federici".

La Spezia. A seguito dell’incontro informativo del comune con le associazioni ambientaliste circa l’Autorizzazione integrata ambientale richiesta da Enel e ora al vaglio della commissione ministeriale, le associazioni "Comitati Spezzini", "Medici per l’ambiente – Isde La Spezia", "Italia Nostra La Spezia", "Lipu La Spezia", "Legambiente La Spezia" e "Wwf

La Spezia
" ritengono doveroso puntualizzare quanto segue.
"Pur consapevoli che le richieste di integrazioni per l’Aia perseguono per loro natura obbiettivi inerenti la compatibilità ambientale delle emissioni prodotte e delle possibili mitigazioni di carattere impiantistico ad opera di Enel, non sviluppando alcuna valutazione circa la stima dei possibili danni sanitari per i nostri concittadini dovuti all’attività della centrale; preso atto che la politica degli enti territoriali presenti è quella di ottenere un contenimento delle emissioni entro gli orientamenti ed i limiti di legge, non possiamo non sottolineare l’assoluta incongruità delle integrazioni prodotte da Enel e delle prescrizioni richieste laddove si vogliano rispettare gli impegni presi in passato da Enel e dal Comune nei confronti della città e laddove si pensi a tutelare la salute pubblica....

Considerando che nella fase conclusiva dell’iter autorizzatorio il sindaco, rivestendo il ruolo di massima autorità sanitaria del territorio, è tenuto ad emettere un parere sanitario e considerando che, al di là della concessione dell’Aia, il sindaco stesso può richiedere, secondo il dl 128 del giugno 2010, il riesame dell’autorizzazione stessa, le nostre associazioni concordano nel richiedere il mantenimento delle promesse fatte a suo tempo iniziando dall'abbandono dell’uso di carbone ed oli quali combustibili.
Associazione Comitati Spezzini
Associazione Medici per l’Ambiente – Isde La Spezia
Italia Nostra La Spezia
Lipu La Spezia
Legambiente La Spezia
WWF La Spezia
03/06/2011


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Tratto da La Stampa
Energia, le "rinnovabili" hanno già vinto la partita

Comunque vada, nucleare più lontano e per il gas ci sono rischi politici

ROBERTO GIOVANNINI

Silvio Berlusconi promise la prima pietra delle centrali nucleari entro il 2013. Comunque vada il referendum, questo è un obiettivo assolutamente irraggiungibile. ..... Ma allora, come faremo a produrre l’energia che ci serve?

Il governo Berlusconi ipotizzava per il 2050 un mix energetico suddiviso in quattro fette: 25% dal nucleare, 25% dalle rinnovabili, 25% dal gas, 25% dal carbone. Ma Fukushima ha ucciso il «Rinascimento nucleare». L’Enel adesso suggerisce una «torta» in cui le fette sono solo tre: 33% dalle rinnovabili, 33% dal gas, 33% da quello che chiamano «carbone pulito». Ogni «fetta» ha le sue controindicazioni: le rinnovabili producono energia costosa, che ha bisogno di ingenti incentivi; il gas è sottoposto a forti rischi politici, visto che viene dai Paesi arabi o dalla Russia. E il carbone anche se si possono ridurre moltissimo le emissioni inquinanti «classiche», diossido di zolfo, ossido di azoto, micropolveri - è molto pericoloso per l’ambiente. Una grande centrale a carbone produce 15 milioni di tonnellate l’anno di Co2, il gas serra che genera il riscaldamento globale. Per adesso, le tecnologie di cattura dell’anidride carbonica sono solo sperimentali. E per le emissioni in eccesso i Paesi sono sottoposti a grosse multe.
Tuttavia le soluzioni per risolvere l’enigma dell’energia ci sono. Alberto Clò, già ministro dell’Industria, grande esperto di energia, si autodefinisce «nuclearista non pentito», anche se ha bocciato il programma del governo come sbagliato e irrealistico. «Guardiamo le cose come stanno - spiega -: il nucleare avrebbe dato un contributo significativo solo dal 2030. E in Italia né oggi, né in futuro - ci sono pericoli di squilibrio tra la domanda e l’offerta di elettricità. Non si prevede un forte aumento della richiesta di elettricità - spiega il professor Clò - e la nostra capacità produttiva è assolutamente idonea. Tra il 1998 e oggi la potenza elettrica installata è aumentata di oltre 30 GW, la domanda è rimasta sostanzialmente stabile, e spesso c’è anche eccesso di produzione.

Un rischio c’è solo in caso di un non prevedibile boom dell’economia italiana». In effetti la potenza installata - cioè la capacità di generare elettricità in un dato istante - è di circa 105 GW, contro un picco massimo di potenza richiesta di circa 56 GW (nell’estate del 2007).Già oggi, di rado i 15-20 GW di potenza installata di fonti rinnovabili vengono usati, e diverse centrali a gas operano a metà regime, 3000 ore l’anno contro le 6000 potenziali.....


Energia pulita ma costosa? Non è d’accordo Sergio Ulgiati, fisico all’università Parthenope e membro del Comitato scientifico del Wwf.Per Ulgiati «in pochi anni il costo di installazione del fotovoltaico è passato da 5000 a 2500 euro per chilowattora di picco. Gli incentivi all’installazione permettono di recuperare le spese in 7-8 anni anziché in 12». E gli incentivi? «Possono essere migliorati, riducendoli gradualmente. Ma ora servono per diffondere una tecnologia che può sostituire carbone e gas». Le bollette però saranno più care.

«L’energia elettrica da fonti fossili sembra conveniente.

Ma nelle tariffe non si considerano i costi esterni, messi a carico della società: l’inquinamento dell’aria, le emissioni di Co2 e il rischio per il clima, le oscillazioni dei prezzi delle materie prime, le tensioni internazionali, le guerre per il petrolio. Non stanno nelle bollette, ma li paghiamo eccome».

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