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09 luglio 2011

1)Cina, gli schiavi delle miniere che servono al pil 2)Inquinamento collegato a depressione e danni cerebrali.

Tratto da Il Giornale.it

Cina, ventotto minatori intrappolati da un incendio in una miniera di carbone

Le condizioni di lavoro sempre molto rischiose provocano incidenti a ripetizione nel gigante economico che spaventa Usa ed Europa.
Altri 42 minatori vengono ricercati in altri due siti, e la ditta che gestisce i lavori ha offerto due milioni di Yuan (300mila dollari) ai soccorritori per ogni uomo tirato fuori vivo

La vita umana in Cina non ha molto valore, si sa. E nell'affannosa corsa al benessere, il gigante economico non va per il sottile. Così accanto ai lavori faraonici, alle megalopoli costruite nel nulla, alle enormi dighe, anche nelle miniere cinesi si continua a morire.
Da ieri ventotto minatori sono rimasti intrappolati sotto terra nell'est della Cina a causa di un incendio in una miniera di carbone. E, nello stesso tempo, i soccorritori stanno cercando di trovare altri 42 lavoratori scomparsi nel finesettimana dopo che le forti piogge hanno allagato le due miniere dove lavoravano.
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Tratto da Rassegna.it

Cina, gli schiavi delle miniere che servono al pil

13 persone al giorno muoiono nell'estrazione mineraria. L'80% dell'energia cinese dipende dal carbone: l'estrazione è raddoppiata in assenza di sicurezza. Pil e inquinamento galoppano insieme DI SIMONE PIERANNI.

Ora c'è una miniera che ci danno mille l'ora per andare giù.
Quando usciamo inciampiamo nelle stelle, perché le stelle quasi non le vediamo più.


A causa delle piogge cadute sul territorio cinese nelle scorse settimane, 19 minatori sono intrappolati da giorni sotto terra a Heshan, regione del Guangxi, sud della Cina.

Secondo alcune statistiche riportate da organismi internazionali
, 13 persone al giorno morirebbero a causa dell'estrazione mineraria, in un paese la cui energia dipende all'80% dal carbone, come riportato dall'International Energy Association. ...

Volti neri, fisici emaciati
, condizioni famigliari spesso disastrose, morti e compensazioni, vita dura lontani dalle proprie città: sono i migranti la consueta carne da macello della crescita cinese, le vittime sacrificali dello sviluppo locale che, nonostante le prospettive di costruzioni di svariate centrali nucleari e investimenti nelle energie rinnovabili, procede ancora a passo spinto nell'estrazione di carbone.
Nel Guangxi, ad esempio, nelle zone in prossimità delle miniere
il cielo si fa tetro, pesante, mentre le storie dei minatori, di quelli morti e delle loro famiglie che ricevono ridicole compensazioni, scuotono la cortina di protezione dei media. Secondo una recente indagine del China Economic Weekly, magazine in cinese, il 90% delle cause di morti e incidenti nelle miniere, deriva da errori umani. Ovvero da condizioni di lavoro e di sicurezza spietate, in molte miniere che ancora oggi sono considerate illegali.
Da tempo il governo centrale ha provato a incentivare una più severa regolazione del loro funzionamento, ma il problema principale della Cina, il trasferimento delle direttive centrali alla periferia, non permette di ottenere risultati ancora soddisfacenti. Anche perché il paese continua la sua crescita all'8% e
ha bisogno di consumare, di estrarre, di riempire di polveri l'aria circostante.
Leggi tutto china-files.com


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Bonanni (Cisl): il carbone è pulito. E le decine di migliaia di operai morti ogni anno nelle miniere?

La cronaca dei morti nelle miniere di carbone cinesi è un rullo ininterrotto, ordinario racconto di un business che molti continuano impunemente a definire "pulito". Persino il leader sindacale Bonanni (CISL) non ha avuto esitazioni nel definire la riconvertenda centrale di Porto Tolle come assolutamente pulita su tutti i fronti.
Purtroppo però anche oggi sono uscite notizie come queste:
Shandong: 28 minatori cinesi intrappolati a 255 metri sottoterra
Shanxi: 5 morti in un smottamento
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Tratto da Ecologiae

Inquinamento collegato a depressione e danni cerebrali

L’inquinamento, si sa, porta il cancro, ma anche diverse patologie, persino neurologiche e psicologiche. Basta solo la vista dello smog, dell’aria inquinata che incombe su un paesaggio urbano, ed è spesso sufficiente a farci sentire un po’ giù di morale. Ma a quanto pare respirare quella roba può solo peggiorare le cose. L’ultimo studio sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sul corpo umano peggiorano ulteriormente il quadro già fosco che avevamo prima, che parlava di aumentato rischio di ictus, infarto e malattie polmonari.

Mentre gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sul sistema respiratorio umano sono ben noti, i ricercatori della Ohio State University sospettano che l’inalazione di particolato può avere alcune conseguenze inaspettate che vanno molto più in profondità. Per testare la loro teoria, il team di neuroscienziati ha esposto dei topi agli stessi tipi di inquinamento emesso dalle automobili, centrali elettriche e fabbriche, concentrato a livelli non dissimili da quelli che si trovano in molti centri urbani in tutto il mondo. Ciò che hanno trovato è abbastanza allarmante.

Dopo 10 mesi in questo ambiente, simile a quello in cui si trovano immerse milioni di persone ogni giorno, i topi hanno mostrato segni di depressione, ansia e difficoltà di apprendimento. Il ricercatore Laura Fonken ha anche trovato differenze fisiche nel cervello dei topi esposti all’inquinamento rispetto a quelli con l’aria pulita, in particolare nella regione dell’ippocampo del cervello.

L’ippocampo è particolarmente sensibile ai danni causati dall’infiammazione. Abbiamo il sospetto che l’infiammazione sistemica causata dal respirare aria inquinata venga comunicata al sistema nervoso centraleha spiegato la ricercatrice. I risultati suggeriscono che una prolungata esposizione all’aria inquinata può essere visibile con effetti negativi sul cervello, i quali possono a loro volta portare ad una serie di problemi di salute.

Questo potrebbe avere implicazioni importanti e preoccupanti per le persone che vivono e lavorano nelle aree urbane inquinate del mondo

ha concluso la dott.ssa Fonken intervistata dal Telegraph.

[Fonte: Treehugger]
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Tratto da Il Secolo IX

Cairo, scontro sindaco-Italiana Coke


Cairo Montenotte - Nessun sindaco di Cairo Montenotte aveva mai preso posizione contro l’Italiana Coke di Bragno, lo ha fatto Fulvio Briano che ieri ha emesso un’ordinanza per obbligare l’azienda a rispettare i vincoli ambientali dopo che la Regione ha riscontrato alcune criticità.

Non un vero e proprio stop quindi ma un aut-aut : «L’Italiana Coke deve rispettare i vincoli ambientali e attenersi a quanto richiesto dalla Regione Liguria per tutti gli aspetti che interessano aria, scarichi e rifiuti». Un’ordinanza che in Valbormida è arrivata come un fulmine a ciel sereno, scaturito però da un’azione portata avanti in maniera congiunta da amministrazione comunale e Regione.

Il provvedimento si basa infatti su un parere della Asl, riconducibile a problemi strettamente igienico sanitari che dipendono da criticità ambientali, ed emersi in seguito ai sopralluoghi effettuati a giugno dall’Arpal che attraverso i controlli ha infine evidenziato incongruenze fra quanto previsto dall’Aia - l’autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla Provincia di Savona nel gennaio 2010 all’azienda e che prevede il riutilizzo delle melme e scarti di lavorazione - e quanto effettivamente attuato dall’azienda.

Motivo per cui la Regione ha quindi deciso che il documento Aia debba essere rivisto dalla Provincia che lo aveva rilasciato, ome per altro avevano già chiesto anche le associazioni ambientaliste cairesi che in tempi non ancora sospetti avevano presentato un ricorso al Tar che, dopo un primo passaggio la settimana scorsa, ora verrà discusso in autunno.

In attesa che il nuovo documento provinciale venga stilato, Regione e Comune sono però corsi ai ripari e, attraverso l’ordinanza firmata ieri dal primo cittadino ed immediatamente pubblicata anche sul sito internet del Comune, hanno intanto obbligato l’azienda a rispettare fin da subito le norme in materia ambientale.

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