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11 luglio 2011

1)PD.... E CENTRALI A CARBONE 2)Centrale Porto Tolle:chiusa l'indagine per 10 amministratori e direttori. La Procura di Rovigo tocca nomi illustri.


PD.... E CENTRALI A CARBONE







Per quanto riguarda la problematica "PD E...... CENTRALI A CARBONE "vorremmo che ci chiarissero dalla Regione Liguria alcuni nostri DUBBI SOSTANZIALI :


COME SI CONCILIA CON LA SOTTOSTANTE POSIZIONE DEL PD NAZIONALE LA POSIZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA?

IL CARBONE NON INQUINA UGUALMENTE A PORTO TOLLE ED IN LIGURIA?
ANCHE IN LIGURIA -come dicono i senatori -“Il carbone è il meno caro dei combustibili fossili ma anche il più sporco in assoluto"....."Parliamo dunque di livelli di inquinamento elevatissimi, che non possono finora essere abbattuti ".

Anche per VADO LIGURE -QUILIANO
La COMMISSIONE VIA AVREBBE DOVUTO sicuramente "analizzare tutte le alternative possibili" ed anche in Liguria " non devono essere messe l’una contro l’altra le ragioni dell’ambiente e dell’occupazione".

CI SONO SICURAMENTE ALTRI MODI DI PRODURRE ENERGIA MENO IMPATTANTI PER LA SALUTE E PER L'AMBIENTE E CHE PORTEREBBERO MOLTI.........PIU' POSTI DI LAVORO SUL TERRITORIO.
BASTEREBBE SOLO CHE LA REGIONE LIGURIA APRISSE REALMENTE ALLE ENERGIE RINNOVABILI E CHE NON CI CONDANASSE AD ALTRI 50 ANNI DI PREISTORIA DEL CARBONE .

I VERI FOSSILI SIAMO NOI LIGURI CON BEN TRE CENTRALI A CARBONE
ALTRO CHE EVOLUZIONE TECNOLOGICA



RIPORTIAMO UN ARTICOLO TRATTO DA Agenzia Parlamentare e uno tratto da " Il Resto del Carlino del 17.06.2011 "Da leggere ENTRAMBI CON ESTREMA CON ATTENZIONE

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Tratto da
Agenzia Parlamentare

MANOVRA: PD, PER PORTO TOLLE PERICOLOSA NORMA AD CENTRALEM


(AGENPARL) - Roma, 11 lug - “Cassata la famigerata norma ad aziendam contenuta nella manovra, andrebbero rispediti al mittente anche i commi dell’articolo 35 che si configurano invece come uno spudorato aiuto ad centralem, nel caso specifico quella di Porto Tolle che il Governo vorrebbe a tutti i costi far riconvertire a carbone, in spregio della sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il progetto.

È auspicabile che il passaggio in Parlamento corregga la norma evitando un pericoloso precedente, che in maniera eclatante va contro le normative italiane sulla valutazione di impatto ambientale e verrebbe certamente impugnata dall’ Europa, data la sua incompatibilità con tutte le norme di legge e persino del buon senso”. Lo dichiarano i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, annunciando emendamento abrogativo della norma.

“Il carbone – continuano i senatori - è il meno caro dei combustibili fossili ma anche il più sporco in assoluto,
tant’è che dalla centrale una volta riconvertita a carbone di Porto Tolle uscirebbero ogni anno 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica, il principale gas dell’effetto serra.

Senza contare poi la movimentazione, in un parco naturale già fragilissimo, di 5 milioni di tonnellate di carbone all'anno e di un altro milione di tonnellate tra calcare, gessi e ceneri.

Parliamo dunque di livelli di inquinamento elevatissimi, che non possono finora essere abbattuti da un impianto di Ccs (carbon capture and storage): l’unico impianto sperimentale in Italia, quello di Brindisi, riesce solo a catturare lo 0,615% dei milioni di tonnellate di anidride carbonica emessa. Il Consiglio di Stato non aveva fatto altro che ristabilire l’obbligo che dovrebbe essere scontato per la commissione Via, ovvero quello di analizzare tutte le alternative possibili.
Il governo come troppo spesso gli accade vorrebbe utilizzare la legge per vanificare una sentenza: è inaccettabile".
"Per Porto Tolle – concludono Ferrante e Della Seta – bisognerebbe invece seriamente riprendere in considerazione l’ipotesi di riconversione che non mettano l’una contro l’altra le ragioni dell’ambiente e dell’occupazione".
Lo comunica l'Ufficio Stampa Gruppo Pd Senato in una nota.

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Tratto da Savona News

Centrale Enel Porto Tolle: chiusa l'indagine per 10 amministratori e direttori. La Procura di Rovigo tocca nomi illustri

Uniti per la Salute Onlus propone un aricolo di una ventina di giorni fa, ma molto interessante. Importante la correlazione tra inquinamento e malattie dei bambini in un raggio di 25 Km dalla centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle

Il fascicolo riguarda le malattie respiratorie dei bambini fra il 2000 e il 2006.

LA PROCURA di Rovigo avrebbe chiuso il fascicolo sulla centrale Enel di Polesine Camerini. La notifica di chiusura indagini sarebbe infatti arrivata a dieci tra
amministratori Enel ed ex direttori della centrale di Porto Tolle.

Lo scorso aprile il procuratore Dario Curtarello e il pm Manuela Fasolato,
avevano chiesto e ottenuto dal gip Carlo Negri una proroga di sei mesi.
Ma la Procura ha chiudere il fascicolo in tempi più brevi.

La notifica di chiusura indagini è stata inviata all'attuale amministratore
delegato di Enel Fulvio Conti e ai suoi predecessori, Franco Tatò, dal 1996 al 2002, e Paolo Scaroni, fino al 2005; ai manager di Enel Produzione Alfredo Inesi,
Antonino Craparotta, Giuseppe Antonio Potestio e Sandro Fontecedro; a Leonardo Arrighi, che ha poi siglato il progetto di riconversione a carbone per conto di Enel Produzione; a Renzo Busatto e Carlo Zanatta, ex direttori della centrale portotollese.

Le notifiche riguarderebbero il primo dei due filoni della maxi inchiesta: quello che avrebbe posto l'attenzione sull'attività della centrale, l'altro invece verterebbe invece sulla riconversione a carbone.

In pratica la Procura avrebbe attribuito delle responsabilità a questi amministratori per il presunto mancato adeguamento degli impianti durante il suo funzionamento ad olio combustibile e per non aver adottato le cautele prescritte dalla legge in questi casi.

Partendo da uno studio epidemilogico effettuato dalle Asl di Rovigo ed Adria per il periodo che va dal 2000 al 2006 riferito ai bambini che hanno evidenziato patologie respiratorie nel raggio di 25 chilometri dalla centrale, la Procura avrebbe inoltre ipotizzato un rapporto tra le omissioni e le malattie in questione basandosi su diverse perizie di esperti.

Nel 2010, il sostituto procuratore Fasolato ha disposto un incidente probatorio con l'incarico di condurre accertamenti proprio sullo studio dell'Asl e "sull'attuale stato di salute, con riferimento a patologie asmatiche e respiratorie, al fine di verificare se si sia mantenuto, cronicizzato, peggiorato o migliorato, dei minori oggetto dello studio epidemiologico sulla popolazione pediatrica in atti - effettuato a cura delle Asl di Rovigo, Adria e Ferrara, Arpa Veneto e Emilia Romagna - e residenti nei comuni di Porto Tolle, Porto Viro, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Rosolina, Mesola".

Le emissioni della centrale di Polesine Camerini, questa la ricostruzione della Procura, potrebbero essere messe in relazione con l'insorgenza di malattie respiratorie nei minori residenti nel territorio dei comuni polesani e ferraresi di Porto Tolle, Porto Viro, Ariano nel Polesine, Taglio di Po, Rosolina e Mesola.

Quanto al secondo filone della maxi inchiesta, non ancora giunto alla chiusura, sotto la lente della Procura ci sarebbero le procedure e i documenti che hanno permesso alle commissioni Via di dare l'ok al progetto di riconversione a carbone. Tra componenti della commissione Via nazionale, di quella regionale e vertici dell'Enel - l'ad Fulvio Conti e il responsabile di Enel Produzione Leonardo Arrighi - sarebbero 12 le persone iscritte nel registro delle indagini dai magistrati polesani.

Fra le 12 persone iscritte nel registro degli indagati sono dieci i pubblici ufficiali, per i quali le ipotesi di accusa sono di abuso d'ufficio, fra i nomi più in vista c'è quello di Silvano Vernizzi, presidente della commissione Via del Veneto, il vicepresidente Paolo Noemi Furlanis di Portogruaro e il relatore Antonio Mantovani di Padova - in concorso con gli amministratori delegati di Enel, Conti, ed Enel Produzione, Arrighi.

L'Enel, per parte sua, ha sempre affermato d'aver operato secondo la legge e di attendere con serenità la conclusione dell'inchiesta.

da il Resto del Carlino del 17.06.2011, pag. 4
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Riceviamo dagli amici "NOALCARBONE di Porto Tolle"
Rinvio a giudizio vertici enel

Situazione preoccupante e paradossale a P.Tolle:
- il Consiglio di Stato, ha bocciato il progetto di riconversione a carbone della centrale enel di Porto Tolle, accogliendo il nostro ricorso;
- la Regione Veneto, per recuperare l'investimento promesso da enel, sta facendo il possibile per modificare la legge del Parco e consentire di inquinare di più;
- il Governo, nella finanziaria che nei prossimi giorni andrà a discutere, inserisce una norma specifica per far in modo di procedere all'apertura dei cantieri a P.Tolle, in deroga alla Legge regionale che all'interno del Parco del Delta del Po vieta l'uso del carbone a fini energetici, acconsentendo solamente di usare gas-metano o fonti ancor meno inquinanti;
- la Procura di Rovigo, rinvia a giudizio i vertici enel per l'inquinamento prodotto nel territorio con il funzionamento ad olio e il peggioramento della salute dei bambini residenti.


.....
ma la salute e la qualità della vita, valgono ancora qualcosa per questi nostri ................ politici?



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Tratto da Greenreport

«Carbone: preistoria della tecnologia»: a Rovigo manifestazione contro la centrale di Porto Tolle

Comitato "Cittadini Liberi" di Porto Tolle, Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente e Wwf, insieme alle categorie economiche dell'agricoltura e del turismo, si battono contro la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Polesine Camerini giudicando "preistoria della tecnologia" la produzione di energia elettrica da carbone.

«Non è il nostro l' "ambientalismo del No", come comodamente viene indicato dai sostenitori del carbone e così come fino al 13 giugno avevano fatto i nuclearisti - dicono le associazioni - Uno sviluppo realmente sostenibile è capace di assicurare forniture energetiche, occupazione e mantenere buoni livelli di benessere utilizzando prevalentemente fonti rinnovabili». Per questo hanno organizzato per il 12 luglio alle 17, all'Auditorium Venezze a Rovigo, un incontro sul tema

"Carbone: preistoria della tecnologia inquinanti nell'aria, scarsa occupazione, aumento di CO2: questi i rischi del carbone",

moderato dal giornalista de "Il Resto del Carlino" Nicola Cappello e al quale parteciperanno Matteo Ceruti, legale delle associazioni ambientaliste, Italia Nostra; Massimo Scalia, docente di fisica matematica all'università La Sapienza Roma; Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente; Eddy Boschetti, presidente Wwf Rovigo; Alessandro Giannì, coordinatore campagne Greenpeace.

«Di fronte al ricatto di Enel "o carbone o niente", di fronte alla resa a tale ricatto da parte di tanti in Polesine - dichiarano gli organizzatori - intendiamo mostrare la fattibilità tecnica ed economica delle alternative. Invitiamo il mondo politico, sindacale e civile ad un incontro finalizzato a ristabilire alcune verità sul progetto di riconversione della centrale di Polesine Camerini ed esporre le proposte del mondo ambientalista riguardo nuove strategie di sviluppo, esponendo l'analisi dei diversi scenari possibili».

Maria Pia Guermandi, di Italia Nostra, sottolinea che «il progetto di trasformazione della centrale termoelettrica di Porto Tolle da olio combustibile a carbone sta vivendo fasi concitate degne di un thriller giudiziario ad altissima tensione.

In questo caso, però, la posta in gioco non è virtuale, ma è la salute dei cittadini e la qualità ambientale di una delle zone di maggior rilievo naturalistico d'Europa. Parliamo del Parco del delta del Po, che già aveva dovuto subire, a partire dagli anni Settanta, un disastroso impatto ambientale per la costruzione della centrale tuttora esistente».

«Incuranti delle normative - continua Guermandi - che prescrivono, per le centrali ubicate nei territori dei Comuni del Parco l'uso del metano o di altro combustile a minore impatto e per superare la sentenza del Consiglio di Stato che, su ricorso di Italia Nostra e di altre associazioni, ha recentemente (il 23 maggio) annullato una scandalosa valutazione di impatto ambientale sottoscritta dal ministero dell'Ambiente e favorevole alla trasformazione, Enel e Regione Veneto propugnano ora un disegno di legge che dovrebbe modificare la legge istitutiva del Parco. Ma non solo: da una verifica sul recentissimo testo del Decreto legge "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria" risultano, all'articolo 35, due provvidenziali commi studiati appositamente per rendere possibile il progetto di trasformazione: siamo alla versione energetica delle leggi ad aziendam

Italia Nostra dice di schierarsi contro questo progetto «per difendere un'area ambientale preziosissima e fragile, riaffermare le ragioni di una politica energetica che si fondi su studi scientifici chiari e rigorosi e non sui pressapochismi ossimorici del carbone "pulito" e ribadire, con forza, la necessità di un ripristino della legalità.

Come ormai troppo spesso succede anche in altre situazioni analoghe, infatti, questa vicenda è accompagnata da palesi abusi normativi, da omissioni e da ripetuti tentativi di addomesticamento delle leggi: ogni attentato alla legalità è una ferita alla democrazia. Ferita ribadita, peraltro, dalle distorsioni informative di questi mesi e, in particolare, di queste ultime settimane, operate da chi, per coprire gli interessi economici in gioco, non ha esitato ad oscurare le ragioni di chi come Italia Nostra si oppone al progetto e ad usare tutta la panoplia ricattatoria relativa alla perdita dei posti di lavoro in caso di annullamento della riconversione a carbone».


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