COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE.

QUESTO BLOG UTILIZZA COOKIES ,ANCHE DI TERZE PARTI.SCORRENDO QUESTA PAGINA ,CLICCANDO SU UN LINK O PROSEGUENDO LA NAVIGAZIONE IN ALTRA MANIERA ,ACCONSENTI ALL'USO DEI COOKIES.SE VUOI SAPERNE DI PIU' O NEGARE IL CONSENSO A TUTTI O AD ALCUNI COOKIES LEGGI LA "COOKIES POLICY DI UNITIPERLASALUTE".

02 agosto 2011

1)IPCC: 3/4 di energia da fonti rinnovabili entro il 2050 2)Reggio Emilia: più differenziata e nessun inceneritore 3) Il feticcio della “crescita”)

Tratto da Zeroemission

IPCC: 3/4 di energia da fonti rinnovabili entro il 2050


I tre quarti della domanda di energia potrebbero essere soddisfatti dalle rinnovabili entro il 2050, secondo un rapporto recentemente pubblicato dall'IPCC (Intergovermental Panel on Climate Change). Politiche nazionali ed internazionali forti e flessibili sono necessarie per stimolare gli investimenti e incoraggiare l'uso delle energie rinnovabili. Le fonti energetiche rinnovabili sono parte di una gamma di opzioni che possono essere usate per abbassare le emissioni di gas serra (GHG) causate dalla combustione di combustibili fossili. Il rapporto ha esaminato 164 scenari di futuri approvvigionamenti energetici e sei tecnologie di energia rinnovabile nel mix energetico potenziale: bioenergia, energia solare diretta, energia geotermica, energia idroelettrica, energia oceanica ed energia eolica. In effetti tutte le fonti rinnovabili sono in grado di produrre energia elettrica, riscaldamento, raffreddamento e combustibili gassosi o liquidi. Negli ultimi anni c'è stato un aumento dell'uso delle energie rinnovabili: nel 2008-2009, 140 GW di 300 GW di capacità globale di produzione di elettricità è venuta da fonti energetiche rinnovabili, come l’eolico e il solare. ....

Gli scenari più ottimistici indicano che entro il 2050, le fonti rinnovabili potrebbero rappresentare circa l'80% del mix energetico e contribuire in modo significativo alla stabilizzazione delle emissioni di gas serra in atmosfera. Tecnicamente, è possibile poter fornire tutta la domanda attuale di energia da fonti rinnovabili grazie alla capacità tecnica di sistemi di energia rinnovabili sostanzialmente superiore alla domanda globale di energia. Vi sono, tuttavia, ancora delle sfide legate all'integrazione di diversi tipi di energie rinnovabili nei...Leggi tutto

Tratto da "La Voce dell' Emerenza"

Reggio Emilia, nuovo Piano Rifiuti: più differenziata e nessun inceneritore

LEGGI: Vittoria! Addio all’inceneritore di Reggio Emilia! Una battaglia iniziata nel 2006…, Blog di Beppe Grillo


Porta a porta per circa metà della popolazione reggiana per raggiungere, entro tre anni il 67,1% di raccolta differenziata. E trattamento meccanico biologico dei rifiuti che, unito ad interventi in ambito di Area Vasta, dovrebbero allontanare lo spettro dell’inceneritore. Queste le due indicazioni emerse dal Piano d’ambito per la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati della provincia di Reggio Emilia, il cui primo passo per l’approvazione è stato compiuto questa mattina a Palazzo Allende, nel corso dell’Assemblea dell’Ato (l’Ambito territoriale ottimale di cui fanno parte la Provincia di Reggio Emilia e tutti i 45 Comuni reggiani).

Con il voto favorevole di tutti i Comuni presenti ad eccezione di Viano che si è astenuto (37 sì, 1 astensione), l’Ato ha infatti approvato il modello gestionale e organizzativo e ha definito il percorso per arrivare all’approvazione complessiva del piano, (redatto dallo studio specializzato Oikos di Milano), entro la fine di ottobre.

Il modello in estrema sintesi prevede, a partire da una base del 58% circa di raccolta differenziata nel 2010, l’attivazione della raccolta porta a porta per la frazione organica domestica, per il rifiuto residuo e il verde per circa 210.000 abitanti (ovvero tutti i Comuni di pianura) e la diffusione della raccolta capillarizzata (contenitori in strada per plastica, vetro, carta e organico di fianco al cassonetto dell’indifferenziato) in tutti i comuni posti a sud di Reggio... Leggi tutto »


Tratto da Il Foglio

Il manifesto sciocco che le parti sociali dedicano al feticcio della “crescita”

Il manifesto promosso da Confindustria e sottoscritto da Cgil, Cisl e Ugl insieme a tutte la associazioni datoriali italiane segna un’ulteriore tappa nella marcia di asservimento dei sindacati alle logiche di una politica dettata dai cosiddetti “mercati”. Il “manifesto” accenna solo di sfuggita al ruolo dell’Unione europea e dei suoi squilibri interni nel determinare le difficoltà in cui incorrono le politiche di bilancio dell’Italia; ma le “parti sociali” della terza economia dell’Eurozona si guardano bene dall’avanzare qualsiasi rivendicazione, o anche solo proposta, per affrontare di petto un problema che minaccia di travolgere l’intera costruzione europea: il trasferimento della sovranità dai popoli, tramite governi nazionali e governance europea, ai “mercati”, cioè alla finanza internazionale. ........

La proposta avanzata è invece tanto banale quanto inconsistente: una corsa a colmare il disavanzo cronico del paese con
il rilancio della “crescita”, senza entrare nei dettagli per specificare che tipo di crescita....
Dunque, la ricetta proposta
per promuovere la crescita,.....sono state privatizzazioni e liberalizzazioni, come se la crescita fosse uno stato normale dell’economia, a cui solo i “lacci e lacciuoli” dello stato e delle corporazioni impedissero di dispiegarsi; oppure – seconda opzione – un piano di grandi interventi infrastrutturali, magari finanziato dall’Ue: che di questi tempi vuol dire Tav, ponte sullo stretto, (....ma in compenso si può riempire il paese di centrali termoelettriche (soprattutto a carbone o a biomasse.... ) visto che la potenza elettrica dell’Italia è già al doppio del fabbisogno...

La verità è che la crescita,
soprattutto quella senza ulteriori determinazioni, più che un mito è ormai solo un alibi per giustificare ogni forma di sopruso nei confronti tanto di chi lavora quanto di chi è senza lavoro.

Non è di crescita che ha bisogno l’Europa, né in Italia, né in Grecia, né in Portogallo o in Irlanda – e meno che mai in Germania –
ma di equità, di redistribuzione di redditi e di lavoro, di investimenti in settori e produzioni, come l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, l’agricoltura ecologica e a chilometri zero, la mobilità sostenibile, il risanamento degli edifici, degli assetti urbani, del territorio, la ricerca e l’istruzione: tutte cose che non potranno mai essere promosse senza fare i conti con la finanza internazionale che sta strangolando la vita di milioni di cittadini in tutta Europa.
Leggi tutto

di Guido Viale

Nessun commento: