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28 settembre 2011


Tratto da Zeroemission
Energia

La ricetta dell'Enea per l'Italia: innovazione, efficienza ed energia verde

"E' urgente tracciare un quadro strategico delle priorità delle politiche energetiche per lo sviluppo del paese". E' l'appello lanciato dal commissario dell'Enea, Giovanni Lelli, nel corso di un'audizione oggi alla Commissione Industria del Senato.
Innovazione, energie rinnovabili ed efficienza energetica. 
Questi gli ingredienti della ricetta proposta dall’Enea per ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti di materie prime dall’estero e aiutare l’economia a uscire dalla pericolosa impasse in cui è finita. E’ necessario potenziare le infrastrutture con un sistema di smart grids e attivare investimenti ed incentivi che favoriscano il risparmio di energia nel settore residenziale ed industriale parallelamente all’incremento dell’energia pulita. Non ha dubbi il commissario dell'Enea, Giovanni Lelli, che così ha parlato alla Commissione Industria del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tanto attesa Strategia energetica nazionale.

''E' auspicabile che gli operatori del mondo imprenditoriale, gli esperti del settore energetico e i decisori pubblici interagiscano – ha detto il commissario dell’Enea – per tracciare un quadro strategico delle priorità delle politiche energetiche per lo sviluppo del Paese.”
Al primo posto, ha spiegato Lelli, ci sono le fonti rinnovabili 
 che nel 2010 “sono arrivate a coprire oltre il 22% dei consumi nazionali nel settore elettrico”. “Nel corso di questo mese – ha poi ricordato - la potenza fotovoltaica cumulata ha superato la soglia dei 10 GW, centrando l'obiettivo al 2020 previsto dal Piano d'Azione nazionale sulle energie rinnovabili con nove anni d'anticipo. Nel 2010, l'Italia è stato il quarto paese al mondo in termini di investimenti in fonti rinnovabili, (dopo Cina, Germania e Stati Uniti), ma con il tasso di crescita maggiore (+138% rispetto al 2009)”. Ora però è urgente disciplinare la corsa del settore, e attivare una serie di misure in grado di irrobustire la filiera industriale nazionale. A questo dovrebbe servire la Strategia energetica nazionale.

Secondo Lelli, ''incentivare solo la domanda di sistemi e componentistica non è sufficiente per lo sviluppo di una filiera industriale nazionale nel campo delle rinnovabili. In Italia gli investimenti tendono a concentrarsi sulle installazioni d'impianti e ancora troppo poco viene destinato all'innovazione tecnologica. Dovremmo anche riuscire a stimolare gli investimenti in nuova capacità produttiva nazionale - ha concluso il commissario dell'Enea - attraverso un ampio ventaglio di incentivi agli investitori, oltre che con un efficace e stabile sistema di incentivazione della domanda''.
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 Tratto da Unonotizie
INFERNO ALL'ILVA / Concesse le certificazioni 
ambientali nonostante le emissioni cancerogene

Carlo Vulpio denuncia il silenzio di istituzioni, partiti

politici e cittadini di fronte ai pericoli prodotti dal più 

grande stabilimento siderurgico d'Europa. 


INFERNO ALL'ILVA / Concesse le certificazioni ambientali nonostante le 

emissioni cancerogene  - ultime notizie Taranto - Se questa è una fabbrica a

cui si può concedere l’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, giudicatelo

da soli. Giudicatelo da queste foto, scattate da alcuni operai all’interno dello

stabilimento che è il più grande centro siderurgico d’Europa

Ne La città delle nuvole, due anni fa, scrivevo che era impensabile che si potesse conce

dere l’Aia all’Ilva, tanto più dopo che l’Ilva – su precisa richiesta, inoltrata attraverso

il ministero dell’Ambiente, da ben ventiquattro associazioni di Taranto – aveva negato

di fornire l’elenco analitico delle sostanze inquinanti (benzene, benzoapirene, idrocarburi

policiclici aromatici) con la motivazione che si trattasse di “segreto industriale”. Invece,

per ottenere l’Aia, è obbligatorio dichiarare quante e quali emissioni cancerogene

vengono prodotte. Altrimenti l’Aia non viene rilasciata e la fabbrica deve chiudere

Così è in tutta Europa. Eccetto che in Italia, 

evidentemente .........





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Tratto da PeacelinK
Diossina, il Tribunale del Riesame da' ragione ad Alessandro Marescotti 
(PeaceLink)
Il Tribunale del riesame ha affermato che Marescotti ha esercitato il suo diritto "sancito dall'art.21 della Costituzione esprimendo la sua personale opinione su un tema di rilevanza sociale nella comunita' tarantina senza la consapevolezza di offendere la reputazione di alcuno
27 settembre 2011 - Associazione Peacelink
 Il Tribunale del Riesame di Taranto, composto dal Presidente dott. Michele Petrangelo e dai Giudici Luca Ariola e Maria Christina De Tommasi, ha dissequestrato l'intervista rilasciata da Alessandro Marescotti pubblicata dal sito Affaritaliani.it in data 13 gennaio 2011 e relativa alle analisi realizzate dal Fondo Antidiossina Taranto sui frutti di mare prelevati dai fondali del Mar Piccolo.

In accoglimento della richiesta di riesame proposta da Alessandro Marescotti difeso dall'avv. Sergio Torsella, il Tribunale ha annullato il sequestro ritenendo che quanto dichiarato da Alessandro Marescotti "risulta corrispondente alla verita' oggettiva dei fatti".
Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, era stato querelato penalmente da alcune cooperative di mitilicoltori per diffamazione, diffusione di notizie false ed esagerate, procurato allarme in relazione alla presenza di diossina nei mitili (articoli 110, 595, 656, 658 del Codice penale).

Il Tribunale del riesame ha affermato che Marescotti ha esercitato il suo diritto "sancito dall'art.21 della Costituzione esprimendo la sua personale opinione su un tema di rilevanza sociale nella comunita' tarantina (...) senza la consapevolezza di offendere la reputazione di alcuno (...) fornendo la sua particolare chiave di lettura con toni peraltro adeguati allo scopo (c.d. Limite della continenza), divulgando notizie che non hanno affatto rappresentato la realta' in modo alterato, ma che, al contrario, senza cagionare inutili allarmismi, hanno consentito ai cittadini di avere piena consapevolezza di quanto normativamente previsto, senza alcun danno per la tranquillita' pubblica". 
Il Tribunale specifica inoltre: "Tanto basta per escludere quindi oltre al fumus commissis delicti relativo all'art. 595 c.p., anche quello relativo all'art.656 c.p. (...) nonche' all'art.658 c.p.".
Alla luce di tali considerazioni giuridiche il Tribunale del Riesame accoglie il ricorso di Marescotti e annulla il decreto di sequestro preventivo che avrebbe portato all'oscuramento dell'intervista sul web di Affaritaliani.it e dei relativi dati informativi contenuti in una dettagliata tabella con i dati della diossina riscontrati nelle cozze e comparato con altri alimenti. 

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