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03 dicembre 2011

1)Forse dalla politica si apre un nuovo spiraglio per Porto Tolle....2)Aspettando le decisioni di Durban e intanto le api muoiono in tutto il pianeta

Tratto da Toghe Verdi

Forse dalla politica si apre un nuovo spiraglio per Porto Tolle....

Decarbonizziamo l’Italia.
Non è lo slogan di una manifestazione indetta da Greenpeace, né dal comitato Cittadini Liberi che con coraggio e forza è vigile sulla situazione del parco regionale del Delta del Po, in provincia di Rovigo.
Non è nemmeno l’ultima dichiarazione dell’avvocato Matteo Ceruti (che tra l’altro è in lizza per essere premiato come ambientalista dell’anno).

No. Lo ha detto il nuovo ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
«Serve un partenariato che vada oltre il Protocollo di Kyoto tra economie sviluppate ed emergenti per un’economia globale de carbonizzata basata su regole condivise, la cooperazione tecnologica, misure e incentivi globali a favore di energie e tecnologie a basso tenore di carbone». D’altra parte, ha aggiunto il ministro riferendosi al vertice sul clima di Durban, «l’aumento di domanda di energia può essere disgiunto dall’aumento delle emissioni sviluppando fonti energetiche a basso contenuto di carbonio a cominciare dalle rinnovabili».
Insomma, meno carbone, più rinnovabili.
E allora che ci fa un progetto di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle?
Forse
i comitati cittadini giustamente preoccupati potranno trovare una sponda nel nuovo ministro?????
Saprà il ministro contrastare le lobby economiche che vogliono fortemente il progetto e che non hanno esitato a spingere un cambio della legge istitutiva della legge del Parco pur di consentire la conversione?
Saprà mantenere fede a queste poche chiare parole?
Seguite Togheverdi
. Vi terremo informati.

Tratto da Occhioviterbese
Aspettando le decisioni di Durban e intanto le api muoiono in tutto il pianeta

Mercoledì 30 novembre scorso presso la sede di Roma dell'ENEA si è tenuto un importante convegno organizzato dall'associazione Kyoto Club, dal titolo: "Oltre Durban - I cambiamenti climatici come opportunità." In quella sede si sono avvicendati studiosi e scienziati di rilievo internazionale del clima, lo stesso neo ministro Clini ha partecipato ai lavori. Dai vari interventi è scaturita in maniera univoca, ma questo già lo sapevamo, che la macchina del tempo si è inesorabilmente rotta. Per il prossimo futuro ci dovremo rassegnare a subire fenomeni estremi come gli ultimi che hanno funestato tra ottobre e novembre di quest'anno molte regioni italiane. La situazione comunque andrà sempre di più aggravandosi per il fatto che non esiste ancora una linea di accordo planetario. Il protocollo di Kyoto si esaurisce a dicembre del prossimo anno, si pensa già ad un nuovo Kyoto 2, ma da questo appuntamento si sono già defilate nazioni come il Canada, l'Australia, l'India, il Giappone e ovviamente gli USA.

Quest'ultimi, condizionati fortemente dalle lobbies dei "carbonpetrolieri", adducono come scusante il fatto che  il protocollo di Kyoto attuale non è riuscito a rallentare il riscaldamento globale del pianeta e, quindi, neppure ci riuscirà Kyoto .......A questo punto le speranze sono irrisorie o nulle.
Qualcuno dei relatori ha paventato un inevitabile Armageddon ambientale da qui a 20 anni. E questo perché nessuno al momento ha intenzione di rivedere il proprio programma di sviluppo industriale e di alternativa all'uso del petrolio e del carbone. "Tutto quello che si è fatto e si sta facendo per mitigare il Clima, è stato detto nel convegno, e in questo l'Europa risulta la più virtuosa, serve poco. Servirebbe invece un'azione forte, molto forte per bloccare tutte le emissioni di gas climalteranti prodotte dalle attività umane, da fare subito e non domani. Ma questo, stando così le cose, risulta impensabile e allora non ci resta che annotare ogni giorno fenomeni meteo estremi, alluvioni, siccità, incendi di foreste e quant'altro ... una bella
consolazione per le generazioni future ... una grande responsabilità che noi oggi ci assumiamo sulla popolazione planetaria di oggi e di domani..." 
Dal 2002 ad oggi vittime accertate dei disastri climatici, che hanno sconvolto in questi dieci anni gran parte del pianeta, sono risultate 300.000, senza parlare dei milioni di feriti e senzatetto. Da oggi al 2022 secondo alcuni modelli matematici previsionali, le vittime saranno più che triplicate. 

Non si capisce allora cosa si stia aspettando, agire subito vorrà dire sperare che la corsa verso il disastro globale climatico almeno possa rallentare. A tal proposito uno studio portato avanti da molti istituti di ricerca internazionali di bioclimatica, coordinati dal prof. Umberto Solimene, Direttore del Centro Ricerche di Bioclimatica dell'Università di Milano, ha dimostrato in maniera rigorosamente scientifica che in tutto il pianeta le api stanno morendo. E questo a causa proprio dei cambiamenti climatici in atto da oltre 20 anni. Di questo passo, ci dice lo studio, tra meno di un secolo il miele sarà un ricordo. Ma la morte delle api, come hanno rilevato altri studi scientifici, vorrà dire il crollo delle impollinazioni e quindi una crisi profonda anche nel mondo vegetale ... un disastro con conseguenze ancora non chiare, ma sicuramente drammatiche anche per la vita di ogni animale, uomo compreso.........
A questo punto il COP 17 di Durban assume un ruolo decisivo per il futuro della vita su questo pianeta .... sarà così? Oppure prevarranno ancora le logiche dei super petrolieri (e carbonieri)che fino all'ultima goccia di petrolio estirpato dalle viscere della Terra, continueranno ad opporsi ad ogni politica di salvataggio del pianeta. Sfruttare il pianeta fino alla fine, avvelenarlo e poi far morire la gente per colpa di un clima impazzito, a questi poco importa, anche perché con le ricchezze che in decenni hanno accumulato, sicuramente avranno "qualche astronave" pronta a portarli su un altro sistema solare, quando questo sarà diventato invivibile.


  Ennio La Malfa Presidente di Accademia Kronos

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