I COSTI SANITARI PAGATI DALLA COLLETTIVITA’ PER LA COMBUSTIONE DEL CARBONE A BRINDISI. UN PRIMATO ITALIANO.
“La questione climatica non è più sola una questione che riguarda gli ambientalisti, ha detto Vittorio Cogliati Dezza, il presidente di Legambiente, aprendo il nono congresso
dell’associazione. “In gioco c’è
la capacità del paese di essere competitivo in un momento in cui i
cambiamenti diventano sempre più veloci facendo aumentare rischi e
opportunità. Da una parte la crescita del caos climatico, che si misura
con il moltiplicarsi di alluvioni e frane sempre più devastanti. Dall’altra l’accelerarsi dell’innovazione tecnologica, su cui si gioca
buona parte delle possibilità di uscire dalla crisi economica, che ruota
attorno all’uso più efficiente di energia e materie prime”.
Nonostante l’incoerenza e le contraddizioni delle politiche energetiche degli ultimi anni, in Italia si sta cominciando a delineare un modello energetico decentrato in cui l’afflusso di energia che non può venire interrotto dalla rottura di un contratto perché è alimentato dal sole, dall’acqua, dal vento o dalla terra. Questa energia rinnovabile fornisce ormai quasi un quarto di tutta l’elettricità prodotta. Solo il fotovoltaico ha trovato 300 mila clienti, di cui circa il 90 per cento è costituito da famiglie, micro imprese e artigiani.
Per non parlare dei problemi sanitari legati alle ricadute di inquinanti che escono dai camini delle centrali termoelettriche. Di qui la proposta di bloccare la riconversione a carbone di vecchie centrali a olio combustibile come Porto Tolle sul delta del Po e Rossano Calabro in provincia di Cosenza e la costruzione di nuove centrali.
“E’ un progetto che può essere portato avanti se riusciamo ad accompagnare a questo i sì all’efficienza energetica e alla diffusione di un modello energetico decentrato basato sulle rinnovabili”, ha concluso Cogliati Dezza. “I no indiscriminati, che non distinguono tra un capannone di amianto e un campo eolico o tra una centrale nucleare e un impianto fotovoltaico, finirebbero altrimenti per paralizzare la situazione lasciando campo libero al modello più devastante che abbiamo di fronte, quello basato sul predominio incontrastato dei combustibili fossili”.
Comunicato di "Salute Pubblica"
L'Arpa Puglia ha pubblicato sul suo sito i dati tratti da un lavoro dell'European Enviroment Agency(Agenzia Ambientale Europea). I dati pubblicati il 24 novembre u.s .,si riferiscono agli impatti delle emissioni di 622 impianti industriali in Europa.
In questa classifica europea l'impianto di Brindisi di Cerano è al 18 posto, l'Ilva di Taranto al 52° posto.
L'EEA ha utilizzato i dati dell 'inventario europeo delle emissioni del 2009 (E-PRTR)in riferimento a Co2,cinque gruppi di inquinanti atmosferici(NOX,SO2,NH3,NMCOV,particolato sottile) e un gruppo aggregato di microinquinanti(metalli pesanti,e,per gli inquinanti organici,1,3-butadiene,benzene,IPA e PCDD/F).
I dati sulle emissioni sono stati trasformati sulla base di consolidate metodologie di analisi costi-benefici.
Per gli inquinanti aventi un effetto sanitario locale/regionale è stato calcolato sia il VOLY(VALORE DEGLI ANNI DI VITA PERSI),sia il VSL(IL VALORE DELLA VITA STATISTICA).
L'Agenzia Europea stima che ogni anno i costi in termini di salute persa,esterni cioè pagati dalla collettività che vive vicino alla centrale,sono stimabili,a seconda del metodo utilizzato,tra i 500 e i 700 milioni di euro.
Se si estende lo sguardo alle altre due centrali brindisine,anch'esse presenti in questa speciale classifica,si giunge ad una stima complessiva del DANNO SANITARIO A CARICO DELLA COLLETTIVITA' che varia da 691 a 958 milioni di euro.
Stima che tuttavia manca della valutazione dell' impatto dell'industria chimica e meccanica.
Da anni andiamo ripetendo che un apprezzamento corretto dell'impatto sul territorio dei megainsediamenti industriali,
energetici e non,non può prescindere da quelli che in tutto il mondo vengono chiamati e considerati come "COSTI ESTERNI".
Anche la prestigiosa Università Harvard di Boston (Usa),come richiamato in alcuni nostri interventi,stima in quel paese i costi reali dell' impiego del carbone e li bilancia con i benefici sviluppando conseguenti politiche energetiche.
Non si comprende perchè la nostra classe politica parli di rapporti con le megaziende energetiche prescindendo da una valutazione corretta dei costi e dei benefici della collettività dando per scontato che i secondi superino i primi,accontentandosi di piccole elargizioni,magari anche ludiche e sportive,che quietano la coscienza di chi le riceve e dei cittadini che acriticamente le salutano.Salvo poi imprecare contro la mala sorte o contro il cielo quando i malanni sopraggiungono.
Bisogna sedere al tavolo delle trattative con questi dati alla mano e con i dati di indagini epidemiologiche sui lavoratori e sui cittadini.
Dati che tardano a venire. Bisogna che siedano al tavolo ,indipendentemente dalle convenzioni,rappresentanti istituzionali DECISAMENTE ORIENTATI DALLA PARTE DEI CITTADINI.
Chiediamo da subito che diano prova di questo spirito democratico cominciando a rendere pubblici sui siti istituzionali i dati delle analisi condotte sulle emissioni industriali dagli organi di controllo e svolgendo le indagini epidemiologiche richieste.
Tratto da La Repubblica
Legambiente: "Sul carbone c'è bisogno di una moratoria"
Si delinea un modello alternativo attraverso le "rinnovabili" che forniscono ormai quasi un quarto di tutta l'elettricità prodotta
. Il "fossile", invece, è il più inquinante tra i combustibili dANTONIO CIANCIULLO
BARI - La Puglia che ha difeso il paesaggio abbattendo l’ecomostro di Punta Perotti e ha puntato sul futuro portando l’elettricità da rinnovabili a quota 30 per cento, è il palcoscenico scelto da Legambiente per lanciare la proposta di moratoria sul carbone: stop ai nuovi impianti ad alto impatto di emissioni serra e smantellamento delle centrali più vecchie e inquinanti.“La questione climatica non è più sola una questione che riguarda gli ambientalisti, ha detto Vittorio Cogliati Dezza, il presidente di Legambiente, aprendo il nono congresso
Nonostante l’incoerenza e le contraddizioni delle politiche energetiche degli ultimi anni, in Italia si sta cominciando a delineare un modello energetico decentrato in cui l’afflusso di energia che non può venire interrotto dalla rottura di un contratto perché è alimentato dal sole, dall’acqua, dal vento o dalla terra. Questa energia rinnovabile fornisce ormai quasi un quarto di tutta l’elettricità prodotta. Solo il fotovoltaico ha trovato 300 mila clienti, di cui circa il 90 per cento è costituito da famiglie, micro imprese e artigiani.
La proposta
della Legambiente parte dai numeri forniti al congresso: il parco
elettrico installato dispone di una potenza di 106 mila megawatt, con
una potenza media disponibile (calcolando le ore di effettivo
funzionamento) di 70 mila megawatt, a fronte di un picco di consumo
soddisfatto da una potenza di 56.500 megawatt.
C’è dunque margine
per accompagnare alla crescita della capacità produttiva un guadagno
anche in termini di riduzione dell’inquinamento. Una riduzione che si
può ottenere – sostiene l’associazione ambientalista – cominciando a
chiudere le centrali a olio combustibile che danno un contributo
elettrico di meno del 3 per cento (un valore confrontabile con la
capacità produttiva dell’eolico che è in rapida crescita nel mondo) e le
più antiquate tra quelle a carbone.
Il carbone - osserva il
responsabile scientifico di Legambiente, Stefano Ciafani - è la più
inquinante tra le fonti fossili. Le emissioni serra che produce sono
doppie, a parità di energia prodotta, rispetto al metano. Per non parlare dei problemi sanitari legati alle ricadute di inquinanti che escono dai camini delle centrali termoelettriche. Di qui la proposta di bloccare la riconversione a carbone di vecchie centrali a olio combustibile come Porto Tolle sul delta del Po e Rossano Calabro in provincia di Cosenza e la costruzione di nuove centrali.
“E’ un progetto che può essere portato avanti se riusciamo ad accompagnare a questo i sì all’efficienza energetica e alla diffusione di un modello energetico decentrato basato sulle rinnovabili”, ha concluso Cogliati Dezza. “I no indiscriminati, che non distinguono tra un capannone di amianto e un campo eolico o tra una centrale nucleare e un impianto fotovoltaico, finirebbero altrimenti per paralizzare la situazione lasciando campo libero al modello più devastante che abbiamo di fronte, quello basato sul predominio incontrastato dei combustibili fossili”.
(02 dicembre 2011)
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Valori pm 2,5 A Vado Ligure tratti da Ambiente in Liguria
Come si può ben vedere parecchi valori di questi giorni sono notevoli......
Qualcuno potrebbe adottare provvedimenti seri a TUTELA della nostra salute?
16/11/2011 00:00 | 17/11/2011 00:00 | 33 | ||
17/11/2011 00:00 | 18/11/2011 00:00 | 20 | ||
18/11/2011 00:00 | 19/11/2011 00:00 | 25 | ||
19/11/2011 00:00 | 20/11/2011 00:00 | 35 | ||
20/11/2011 00:00 | 21/11/2011 00:00 | 31 | ||
21/11/2011 00:00 | 22/11/2011 00:00 | 53 | ||
22/11/2011 00:00 | 23/11/2011 00:00 | 31 | ||
23/11/2011 00:00 | 24/11/2011 00:00 | 19 | ||
24/11/2011 00:00 | 25/11/2011 00:00 | 22 | ||
25/11/2011 00:00 | 26/11/2011 00:00 | 26 | ||
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27/11/2011 00:00 | 28/11/2011 00:00 | 19 | ||
28/11/2011 00:00 | 29/11/2011 00:00 | 38 | ||
29/11/2011 00:00 | 30/11/2011 00:00 | 33 | ||
30/11/2011 00:00 | 01/12/2011 00:00 | 29 | ||
01/12/2011 00:00 | 02/12/2011 00:00 | 51 |
Se qualcuno non prende dei seri provvedimenti ,in giornate di bassa pressione con carenza di vento .......(come in questi giorni)
Siamo proprio del gatto........
Pm 2,5 :Valore della media del giorno 1 DICEMBRE a Vado L.:51
Pm 2,5: 51
ALTRO CHE UN NUOVO ULTERIORE GRUPPO A CARBONE!!!!!!!!
Il carbone - osserva il
responsabile scientifico di Legambiente, Stefano Ciafani - è la più
inquinante tra le fonti fossili. Le emissioni serra che produce sono
doppie, a parità di energia prodotta, rispetto al metano.
Per non
parlare dei problemi sanitari legati alle ricadute di inquinanti che
escono dai camini delle centrali termoelettriche ...........
lasciando , anche sul nostro territorio, il campo libero, al modello più devastante che abbiamo di fronte,
quello basato sul predominio incontrastato dei combustibili fossili”.
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