Tratto da La Repubblica
Amianto nella centrale Enel nove morti e trenta ammalati
A Turbigo indagati sette ex dirigenti della centrale termoelettrica 26 anni dopo il primo esposto. Per la prima volta sono sotto inchiesta manager pubblici, non di aziende private
di DAVIDE CARLUCCI Il primo esposto risale al 1986. E adesso, a distanza di ventisei anni, la procura di Milano iscrive nel registro degli indagati sette ex dirigenti della centrale termoelettrica di Turbigo per omicidio e lesioni colpose, con l´aggravante della violazione delle normative sulla sicurezza. Per la prima volta in Italia a rispondere dei reati sono ex funzionari pubblici e non manager privati che hanno consentito che i loro dipendenti lavorassero a contatto con l´amianto. Finora le vittime accertate dal pm Maurizio Ascione - che, con la supervisione e il coordinamento del procuratore aggiunto Nicola Cerrato, ha riaperto le indagini - sono quaranta, nove dei quali già morti. Ma il numero potrebbe salire e tra gli ex operai si parla già di quindici decessi.«Quando sostenevamo questo pericolo venivamo ridicolizzati - ricorda Emidio Pampaluna, un tempo sindacalista nella centrale - non si riusciva a credere che un ente pubblico sottovalutasse il pericolo dell´amianto, lasciando che i lavoratori corressero questo pericolo. Ci furono addirittura delle riunioni nelle quali ci fu raccomandato di non usare la parola amianto nelle bolle di lavoro, preferendo espressioni meno allarmanti come 'coibente' o 'calciosilicato'». Comunque la si chiamasse, la sostanza killer era presente in quantità massicce nei tubi, nei serbatoi e nelle coperture dei macchinari. «Bastava guardare per aria e vedere tutta quella polvere che volava. E tossivamo come matti...», ricorda Pampaluna.
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