Tratto da "Il corriere della sera"
Arsenico nell'acqua, Tar condanna ministeri dell'Ambiente e della Salute
ROMA - I ministeri dell'Ambiente e della Salute sono stati condannati
dal Tar del Lazio a risarcire con 100 euro ciascuno circa 2.000 utenti
di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia,
Umbria) che lamentano la presenza di arsenico nell'acqua. Lo annuncia il
Codacons, che aveva presentato ricorso. E aggiunge: saranno decine di
migliaia quelli che nel prossimo ricorso (che partirà tra poche
settimane) chiederanno almeno 1.500 euro a testa.
RISCHIO AVVELENAMENTO
Si tratta, spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, «di una vittoria importantissima perchè pone termine alla impunità di regioni e ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico.
Ora i singoli presidenti delle regioni e i singoli ministri dell'Ambiente e della Salute succedutisi negli ultimi anni, quando promettevano all'Europa bonifiche delle falde in cambio di aumento dei limiti di presenza del metallo velenoso nelle acque, dovranno essere perseguiti dalla Corte dei Conti per rimborsare l'erario dei soldi che dovranno risarcire agli utenti», rileva Rienzi.
I RICHIAMI DALLA UE
Nel novembre del 2010 già la Ue aveva chiuso i rubinetti a 128 Comuni Italiani: «niente deroga all’ innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Perchè in taluni casi possono provocare malattie, perfino l'insorgere del cancro». Poi successivamente , ad aprile 2011, da Bruxelles era partita l’inchiesta per accertate come mai, a 11 anni dal primo allarme, l’Italia si sia ritrovata in netto ritardo sulle misure da prendere a tutela della salute pubblica.
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di Antonio Cianciullo
Molti proclami e molte deroghe, poca tecnologia e poche azioni assennate. E’ la forbice che, allargandosi, sta inghiottendo pezzi d’Italia: la capacità di gestione del sistema idrico rischia di essere una delle prossime vittime.
L’ultimo campanello d’allarme lo ha fatto
squillare il Tar del Lazio condannando i ministeri dell’Ambiente e della
Salute a risarcire gli utenti dell’acqua delle regioni .......
Sul piano giudiziario la vicenda non è conclusa: ci sarà un ricorso e la
giustizia si dovrà pronunciare di nuovo.
Ma questa sentenza basta per porre due paletti.
Il primo è che continuare a ignorare le direttive comunitarie sulla sicurezza degli elementi della natura con cui il nostro contatto è quotidiano e obbligatorio (dall’aria all’acqua) costerà sempre di più agli amministratori disattenti
Chi fa i suoi calcoli per la prossima tornata elettorale cominci a chiedere ai sondaggisti quanti punti in percentuale si possono perdere se ci rende corresponsabili dell’avvelenamento dell’acqua e dell’aria.
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