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26 febbraio 2012

"Definire la questione IMU per le centrali elettriche"

SEMPRE A PROPOSITO DI ICI per  le  centrali a carbone.......

Tratto da Brundisium
Albano (Pd): "definire la questione IMU per le centrali elettriche"



.......Quanto tempo ancora deve trascorrere per risolvere definitivamente la questione dei controlli sulla correttezza dei versamenti ICI ( ora IMU), che devono effettuare le società proprietarie delle centrali elettriche? Nell’immobilismo della nostra Amministrazione e della maggioranza che ha governato il comune di Brindisi, si è nel frattempo allungata la lista delle annualità cadute in prescrizione.
Non credo possano essere accettati ulteriori ritardi, perché unitamente alla riduzione delle risorse e dei trasferimenti da parte dello stato, si stanno chiedendo sacrifici ai lavoratori, ai pensionati e alla classe media della nostra popolazione, che in questi ultimi 15 anni sono stati tartassati ed impoveriti , al di là del sopportabile, per non far saltare il banco.
Se si fanno i raffronti fra quanto accade nel nostro comune e negli altri territori, risalta la notevole differenza fra i circa 478.000 euro versati da Enel produzione, i 120.000 euro circa da Enel distribuzione, i 224.000 euro circa da Edipower e il 1.643.000 circa di Enipower (rideterminata finalmente a 2.375.000) e i circa 2.700.000 versati dalla stessa Enel a La Spezia, per la centrale a carbone esistente in quel territorio, notoriamente più piccola di quella di Cerano, e gli 8,3 milioni di euro versati annualmente a Civitavecchia .
Si tratta di differenze importanti, di svariati milioni, che probabilmente il comune di Brindisi avrebbe dovuto e potuto già incassare dall’ICI, se avesse attivato per tempo i controlli sul corretto classamento delle centrali elettriche esistenti nel nostro territorio, così come hanno fatto molti altri comuni più attenti agli interessi dei propri amministrati......
A ripercorre le tappe di questo tributo, a carico delle società proprietarie delle centrali elettriche, si è passati dal calcolo del versamento ICI ( d.lgs 504/1992) che faceva riferimento al loro valore iscritto in bilancio, a partire dal 1998, alla nuova procedura , prevista dal decreto Ministeriale 701/1994, che assegnava allo stesso proprietario degli impianti il compito di proporre agli Uffici tecnici erariali la rendita catastale.
Una assegnazione a titolo provvisorio per la durata di un anno, che è diventata definitiva perché non è stata rettificata entro quel termine dall’Ufficio Tecnico erariale. (procedura DOCFA ), né il comune ha eccepito alcunché.
L’esperienza maturata in altri territori, ha evidenziato che le società proprietarie delle centrali elettriche dichiararono rendite catastali più basse, ritenendo di dover considerare, per questo effetto, il solo valore dell’area e dei fabbricati, escludendo le parti mobili come i serbatoi, le ciminiere, le turbine, ecc. che pure erano essenziali al processo produttivo.
Una interpretazione che non ha resistito ai giudizi promossi dai comuni interessati, che si sono visti riconoscere dalla Cassazione nel 2006 le proprie tesi, per effetto del vincolo funzionale delle parti mobili degli impianti.
Nel senso che nella determinazione della rendita catastale dovevano essere considerate tutte quelle parti senza le quali non poteva prodursi energia, indipendentemente dal mezzo di unione, come peraltro aveva anche chiarito il legislatore nel 2005.
Tutto ciò ha consentito di procedere alla rideterminazione della rendita catastale delle centrali elettriche, che ne ha aumentato considerevolmente il loro valore catastale e quindi i versamenti ICI.
Credo che sia corretto, oltre che lecito chiedersi, cosa abbia concretamente fatto la nostra Amministrazione in questi ultimi sette anni, ma anche quanto abbia fatto dal 1998 per l’adeguamento della rendita catastale e quindi dei versamenti ICI. Cosa stia facendo attualmente.
Se abbia proceduto alla verifica degli accatastamenti, se abbia attivato la procedura speciale prevista dall’articolo 1 comma 336 della legge 311/2004 per l’aggiornamento delle rendite.
L’ eventuale inattività di questi anni si paga cara, considerato che il successivo comma 337 indica in 5 anni i termini di prescrizione.

Per quanto sopra, credo che sia necessario informare della questione i cittadini che si aspettano trasparenza da questa gestione commissariale, ma anche una più equa distribuzione dei carichi tributari facendo pagare a tutti il dovuto, in proporzione al reddito........ Leggi tutto su
Brundisium

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